In questo articolo parliamo di:
L’attuale sistema elettorale italiano:
Tuttavia con la già citata legge n. 270 del 2005 che introdusse il Porcellum come sistema elettorale di riferimento, si andò parzialmente contro quella votazione popolare del 1993 poiché, pur non tornando ad un proporzionale puro, si introdusse un sistema elettorale molto simile ad un proporzionale con in aggiunta un premio di maggioranza.
Questo è in sintesi il funzionamento del Porcellum; legge elettorale che ha fatto discutere in tutti questi anni e che in molti ritenevano non adeguata ma con la quale si è comunque andati al voto in ben tre circostanze (elezioni del 2006, 2008 e 2013); ebbene dopo tutti questi anni lo scorso dicembre la corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum affermando che questo sarebbe incostituzionale. Meglio tardi che mai.
A seguito di questa decisione il dibattito su una nuova legge elettorale si è fatto più serrato e le proposte piovono copiose; tra le più gettonate vi è ultimamente quella che vorrebbe ispirarsi al modello spagnolo. Cerchiamo di capire come funziona questo sistema elettorale dopo aver già spiegato, in passato, il funzionamento del Porcellum ed il meccanismo del Mattarellum.
Come funziona il modello spagnolo:
Il modello spagnolo si ispira ad un sistema elettorale proporzionale molto rivisto e corretto; le circoscrizioni nelle quali è diviso il territorio sono di dimensioni molto limitate ed il numero di rappresentati eletti in ciascuna di queste è estremamente basso. Vi è una soglia di sbarramento piuttosto consistente, del 3%, e non è previsto alcun recupero dei voti non utilizzati nelle singole circoscrizioni, i cosiddetti resti.
Fattori che avvantaggiano i partiti più grandi a discapito dei minori favorendo, talvolta, l’aggregazione di vari schieramenti in un unico soggetto politico; un sistema elettorale a vantaggio dei grandi partiti e di quelli maggiormente radicati sul territorio (è il caso, parlando della Spagna, dei vari partiti indipendentisti quali quello basco e catalano) i cui effetti sono di ottenere un alto grado di bipolarismo accompagnato da una discreta rappresentanza dei partiti regionali. Tra le democrazie occidentali il modello spagnolo è il proporzionale con più effetti maggioritari.
Bipartitismo e poca frammentazione politica:
Risultato di tutto ciò è che in Spagna si assiste ad un panorama bipartitico con un bassissimo livello di frammentazione politica: vi sono tre grandi partiti nazionali (Partito Popolare, Partito Socialista e partito post-comunista Izquierda unida) ed alcuni partiti regionali di rilievo (i già citati catalani, baschi, coalizione Canarie ecc…).
Andando a scorrere la storia politica recente della Spagna, dalla metà degli anni ’90 ad oggi si è assistito ad una alternanza al governo dei primi due partiti in ordine di importanza: Partito Popolare (PP) e Partito Socialista (PSOE). Chi va al governo, spesso e volentieri lo fa con percentuali assolutamente importanti che arrivano a sfiorare anche il 50% dei consensi.
Un bipolarismo che gira intorno a due formazioni moderate e di matrice opposta, una di centrodestra l’altra di centrosinistra, ma che offre comunque buona rappresentanza ai partiti regionali.
Le liste bloccate:
In sostanza un sistema elettorale basato su un modello spagnolo sembra essere un buon compromesso pur tra alcuni dubbi; uno in particolare che, per l’Italia, potrebbe rappresentare un vulnus di non facile risoluzione.
Il modello spagnolo presenta infatti le famigerate liste bloccate, che sono state la principale cause di bocciatura del Porcellum da parte della corte Costituzionale; le liste bloccate, lo ricordiamo, non consentono di esprimere preferenza per un candidato specifico perché la lista dei candidati viene fatta a monte dal partito. Al termine delle elezioni si calcola il numero di parlamentari cui una parte politica ha diritto in base ai risultati ed i candidati vengono eletti secondo l’ordine che ricoprivano nella lista stilata dal partito.
Una procedura che non consente di poter scegliere i rappresentanti e che porta in parlamento i cosiddetti nominati a monte dal partito; una stortura per una democrazia al punto che, come detto, la stessa corte Costituzionale vi ha intravisto indizi di non costituzionalità.
Elemento, quest’ultimo, da tenere assolutamente in considerazione nella scelta del nuovo sistema elettorale e che potrebbe portare a modifiche sostanziali del modello spagnolo. Oltre che ad un nuovo dibattito condito da divisioni e polemiche.