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I primi 20 anni del secolo? La banalità dell’incredibile

Se possibile, ci sentiamo di dare un suggerimento a chi un giorno scriverà di questi tempi e si troverà a decidere su come intitolare il capitolo relativo ai primi vent’anni del secolo, non ci pensi troppo e scriva: la banalità dell’incredibile. Un titolo che a occhio e croce attraversa come una X l’intero globo terracqueo.
Prendiamo il più grande Paese del mondo: la Cina. Si lasciano incredibilmente scivolare tra le dita un virus che hanno studiato per anni, almeno così dice la vulgata, e quando si rendono conto del pasticcio in quattro e quattro otto blindano una città di oltre sei milioni di abitanti, un per l’altro due volte più popolosa di Roma e quasi cinque volte di Milano come se nulla fosse. Costruiscono un ospedale vero da mille posti letto, mica una tendopoli, in una settimana.

La Cina è una dittatura, ma ha capito più di noi

E poi quando il focolaio riappare fanno tre milioni di tamponi in ventiquattro ore. E senza che nessuno fiati. Sarà che la Cina è una dittatura e comandano i comunisti, sarà che l’esercito è cattivo, sarà che i cinesi sono ubbidienti, sarà, magari, che hanno capito che è meglio proteggersi che farsi del male da soli. Si direbbe incredibile e invece quando si parla della Cina è semplicemente banale.

Trump non vuole saperne di lasciare la Casa Bianca

Il dirimpettaio americano non è da meno, dopo quattro anni di trampismo sfrenato. Il Donald non ne vuole sapere di lasciare la Casa Bianca, ambiente confortevole e quindi, come fosse Napoleone, ma qualche volta forse lo pensa per davvero, decide di incoronarsi vincitore delle elezioni mentre ancora si stanno contando le schede.
Ha un problema con quelle mandate per posta. Ma chi non ha problemi con le poste al mondo? I suoi sostenitori si sono divisi in due correnti: negli stati dove momentaneamente è in testa chiedono di sospendere il conteggio dei voti e dove invece è momentaneamente in ritardo chiedono di contare tutti i voti. Fa ritornare alla memoria il vecchio adagio: quel che è tuo è mio e quel che è mio è mio. Si direbbe incredibile invece quando si tratta di Trump è semplicemente banale.

Le Regioni vogliono decidere autonomamente… anzi, no

Per non essere da meno anche i presidenti delle italiche regioni sono sulla stessa linea, in verità sono stati dei precursori. Innanzi tutto si sono autoproclamati “governatorititolo non previsto dalla Costituzione e inventato o meglio scimmiottato da un ex presidente di regione poi condannato in via definitiva per corruzione. E dire che aveva fatto voto sia di povertà sia di castità. Non ne ha mantenuto neanche uno. Manco a dirlo.
Al dunque i presidenti di regione hanno due linee di pensiero che corrono parallele come le famose convergenze: quando il governo prende decisioni urlano e strepitano perché reclamano la loro autonomia, maledetto titolo V, quando il governo li accontenta e affida a loro la scelta del che fare questi, come pudiche vergini, si ritraggono e dicono che tocca al governo. Sembrano trampiani anche se tra loro c’è pure qualcuno che si dice, voce dal sen fuggita, di sinistra.
Riecheggia alla mente un modo di re d’antan: “Mamma Ciccio mi tocca. Toccami Ciccio che mamma non vede”. Si direbbe incredibile quando si parla della salute della nazione e invece è semplicemente banale. E non s’è detto di Regno Unito, Francia, Germania, Olanda…..Si direbbero tutti fatti incredibili e invece sono semplicemente banali.

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Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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