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Cnel: cosa fa e finalità
Eppure l’ente era nato alla fine di un cammino lungo e tormentato, iniziato con l’Unità d’Italia, quando erano stati istituiti i Consigli Superiori in qualità di enti preposti ad aiutare da un punto di vista prettamente tecnico i responsabili dei vari dicasteri.
Erano poi stati Giuseppe Zanardelli e Giovanni Giolitti a dare impulso al Consiglio Superiore del Lavoro, un’assemblea nata nel 1903 che nel ventennio della sua esistenza svolse un ruolo incisivo nel promuovere leggi di forte impatto dal punto di vista sociale, tali da consentire un ruolo istituzionale sempre più importante per i lavoratori italiani.
Il CSL fu quindi soppresso da Benito Mussolini una volta che il fascismo fu arrivato ai vertici dello Stato, in ossequio ad una visione che prevedeva il totale asservimento della società. La dialettica che aveva distinto la fase precedente fu messa in disparte comportando la distruzione di un ente che pure era riuscito ad operare al meglio nei suoi due decenni di vita.
La nascita del Cnel
Quando il disastro della guerra portò infine alla fine del fascismo e al ritorno della democrazia nel nostro Paese, tornò nuovamente in auge il tema della rappresentanza degli interessi, da innestare in un quadro di confronto. Naturalmente era però cambiato il quadro politico e la scena era dominata da un confronto sempre più acceso tra il blocco di sinistra e la Democrazia Cristiana.
In questo contesto venne a maturare la nuova Costituzione, che appunto all’articolo 99 prevedeva la nascita del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, visto come un organo ausiliario nei confronti del governo e del Parlamento, funzione svolta anche dalla Corte dei Conti e dal Consiglio di Stato.
In particolare il Cnel rispondeva ad una visione che era stata espressa da Meuccio Ruini, quella di fungere da camera di compensazione nella quale le forze dell’economia e della politica avrebbero cercato motivi di unione e non di sterile contrapposizione.
La prima riforma voluta da Andreotti
La legge istitutiva fu varata nel 1957 e proprio Ruini assunse l’incarico di primo presidente. Fu però Piero Campilli ad assumere una funzione molto dinamica negli anni a seguire, quando il più volte ministro della Democrazia Cristiana cercò di conferire un ruolo sempre più dinamico all’ente da lui diretto tra il 1959 e il 1974.
Un intento comunque frustrato dalla realtà, che anzi vide il Cnel diventare sempre più marginale, tanto che nel 1977 Giulio Andreotti affidò all’ente il compito di autoriformarsi per cercare di dare un senso alla sua esistenza.
La riforma giunse in porto nel 1986, ma con scarsi esiti, tanto da spingere gran parte degli osservatori a giudicare del tutto fallito il tentativo di farne un organismo effettivamente in grado di rispondere agli intenti originari.
Il Cnel oggi: a che serve
Un giudizio che tiene nel conto il fatto che il Cnel è anche riuscito ad elaborare progetti di largo respiro, ad esempio il lavoro preparatorio su cui è stata poi incardinata la riforma della previdenza sociale, senza però riuscire a dare una reale continuità al proprio operato.
Tanto da essere ormai visto dall’opinione pubblica alla stregua di un organismo teso soltanto ad assicurare un comodo stipendio ai suoi componenti e quindi sostanzialmente un ente inutile come ce ne sono diversi altri.