I partiti sono tutti uguali?
Comunque c’era un tempo in cui, ogni partito, ogni politico all’accusa di essere “tutti uguali” si lanciava nell’elencazione delle differenze dagli altri. Elencazione che conteneva numerosissime diversità, di tutti i tipi, da quelle filosofiche, la moralità borghese, a quelle più trucemente mercimoniose, le mani pulite. In riferimento agli altri naturalmente. Ma, si sa, i tempi cambiano. Eccome se cambiano.
Basta che appaia all’orizzonte un signore che senza neanche l’imposizione delle mani guarisce gli infermi (ha guarito Berlusconi), moltiplica i pani e i pesci (vedi l’andamento della borsa italica) e, neanche a dirlo, rimette i debiti (riduzione dello spread in due giorni) ed eccolo che, pur in pieno giorno, fa diventare bigi tutti i gatti. Cioè i partiti che d’improvviso annullano le differenze sui temi scottanti e diventano tutti uguali.
Mario Draghi, l’uomo che mette tutti d’accordo
Tutti d’accordo sull’Europa? E sull’immigrazione? E sulle infrastrutture? E sulla giustizia? E sul lavoro nero? E sulle tasse progressive, come da Costituzione? E sui licenziamenti? E … E … Al dunque: tutti dentro per il governo dei migliori, migliori vi rendete conto? E lì tutti a sgomitare per essere più bigi dei bigi.
Le giravolte sono così tante che al confronto le trottole a molla della nostra infanzia sembrano esempi di tetragona stabilità. Gli opposti si abbracciano e si complimentano vicendevolmente pur di mettere le mani sul malloppo. Perché c’è anche questo: il malloppo.
Spettacolo esilarante che dà ragione quant’altri mai all’antica vulgata: sono tutti uguali. Con la quasi eccezione di Fratelli d’Italia, partito che mantiene il suo posizionamento lasciandosi tuttavia accostata la porta per una futura entrata. In fondo anche loro sono italici.