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Dinamica dell’omicidio Aldrovandi:
Sono le 5 del mattino quando Federico Aldrovandi si dirige da solo a piedi verso casa, a Ferrara nei pressi di viale Ippodromo, dopo essersi fatto lasciare dagli amici; Federico si incammina, senza saperlo, verso il suo tragico destino. Nei pressi vi è una pattuglia della polizia che sta girando probabilmente allertata da alcuni residenti di zona preoccupati per la presenza di quel ragazzo di 18 anni il cui stato è leggermente alterato. La volante con a bordo due poliziotti, Enzo Pontani e Luca Pollastri, ferma il giovane; gli agenti non riescono a calmare Aldrovandi e così chiamano un’altra volante con a bordo Paolo Forlani e Monica Segatto.
Tra Federico ed i poliziotti nasce una colluttazione violenta che degenera; durante lo scontro due manganelli addirittura si spezzano sul corpo del ragazzo ed alla fine le forze dell’ordine riescono ad avere la meglio su Federico che viene immobilizzato ed ammanettato in posizione prona. Federico è immobile a terra, come svenuto; viene chiamato un’ambulanza ma per Federico Aldrovandi non c’è niente da fare.
Interviste dal blog di Beppe Grillo
All’arrivo sul luogo del delitto, il 118 trova Federico “riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena […] era incosciente e non rispondeva”; viene constata la morte del giovane Aldrovandi per “arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale”. Cosa abbia causato l’arresto respiratorio, è materia fin da subito di discussione: in un primo momento i giornali locali parleranno di un malore che qualcuno vedrà connesso all’assunzione di sostanze stupefacenti da parte di Federico. Ma non sarà così.
Le lesioni sul corpo di Federico Aldrovandi:
Torniamo alla cronaca di quel 25 settembre: sono le 8 di mattina e a casa Aldrovandi ci si rende conto che Federico non è tornato a casa. I genitori provano a chiamarlo al telefonino ma senza esito. Verso le 11 una pattuglia si presenta a casa Aldrovandi comunicando l’accaduto; si accenna ad un malore quale causa della morte ma i genitori stentano fin da subito a credere a questa versione date le numerose lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo.
Malgrado tutto, i familiari del ragazzo proseguono per la propria strada volendo a tutti i costi far luce su quella vicenda poco chiara. Siamo nel gennaio del 2006, pochi mesi dopo la morte del ragazzo; la mamma di Federico, Patrizia Moretti, decide di aprire un blog su quella vicenda per mettere in risalto elementi legati al comportamento dei poliziotti che, secondo la famiglia Aldrovandi, non quadrano al 100%. In poco tempo il blog della signora Moretti ha un gradissimo riscontro e la vicenda di Federico torna prepotentemente in auge mettendo in risalto i molteplici dubbi.
La perizia tossicologica non sarebbe infatti coerente con la versione dell’overdose dato che sul corpo del ragazzo sono presenti segni evidenti di percosse; inoltre vi è un testimone, una donna camerunense, che dichiara di aver visto due agenti picchiare il ragazzo, comprimerlo sull’asfalto e manganellarlo mentre il ragazzo urlava implorando gli agenti di fermarsi ed invocando aiuto.
Indagini sul caso Aldrovandi:
La famiglia Aldrovandi richiede la consulenza di due professori per opporsi alla perizia medico legale del consulente della procura di Ferrara in base alla quale Federico era morto per l’assunzione di droghe; per i professori Antonio Zanzi e Giorgio Gualandri invece, la morte di Federico Aldrovandi è da attribuirsi ad un’asfissia posturale, legata al fatto che il ragazzo sarebbe stato costretto per diversi minuti in posizione prona con le manette ai polsi.
Nel marzo del 2006 vengono iscritti nel registro degli indagati i quattro poliziotti intervenuti quella notte, ed il 10 gennaio 2007 gli agenti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri vengono formalmente rinviati a giudizio per aver ecceduto i limiti dell’adempimento di un dovere, per aver procrastinato la violenza anche dopo aver vinto la resistenza del giovane e per aver ritardato l’intervento dell’ambulanza.
Sentenza di I grado:
Dopo oltre 2 anni, il 6 luglio 2009, arriva la sentenza di I grado: i quattro agenti vengono condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per eccesso colposo durante un normale controllo di ordine pubblico. Secondo i giudici si trattò quindi di omicidio colposo. Sentenza che verrà confermata anche in II grado dalla Corte D’Appello di Bologna la quale, nelle motivazioni, inserisce il fatto che Federico avesse assunto sostanze stupefacenti come un aggravante per i quattro poliziotti che avrebbero dovuto capire lo stato di necessità del ragazzo ed intervenire di conseguenza. Viceversa, secondo i giudici, i poliziotti avrebbero messo in atto “…una manovra di arresto, contenimento e immobilizzazione condotta con estrema violenza, con modalità scorrette e lesive, quasi i quattro volessero punire Aldrovandi per il comportamento aggressivo tenuto nel corso della prima colluttazione…”.
Condanne per la morte di Aldrovandi:
Il 21 giugno 2012 la Corte di Cassazione rende definitiva la condanna per i quattro agenti: 3 anni e 6 mesi di reclusione inflitti a ciascuno di loro per l’ omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Condanna che non sconteranno a pieno per via dell’indulto. Nel gennaio 2013 infatti, il Tribunale di sorveglianza di Bologna decreta per i quattro agenti il carcere per la pena residua di 6 mesi visto che 3 anni erano stati condonati dall’ indulto; in sostanza, di quella pena complessiva ben 3 anni vengono condonati ai poliziotti colpevoli della morte di Federico Aldrovandi.
Come se non bastasse, il 18 marzo 2013 l’agente Monica Segatto, condannata insieme agli altre tre colleghi, viene scarcerata e le vengono concessi i domiciliari (dopo soli due mesi di detenzione) in virtù della legge svuota carceri che permette ai detenuti per pene inferiori ai 18 mesi di scontare la pena fuori dalla prigione (mentre restano in carcere Paolo Forlani e Luca Pollastri, altri due dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per la morte Aldrovandi). L’ennesima beffa per la famiglia Aldrovandi, ma non l’ultima della vicenda.
Provocazione del sindacato di polizia:
In data 27 marzo 2013 infatti, il sindacato indipendente di polizia Coisp decide di inscenare una manifestazione di solidarietà (cui prende parte anche l’ eurodeputato di Fli Potito Salatto) verso i quattro poliziotti condannati per l’omicidio di Federico. La manifestazione si svolge proprio a Ferrara, città dove avvenne il triste fatto di cronaca, ed il Coisp sceglie di portare la propria protesta anche nella zona antistante il municipio in piazza Savonarola, davanti agli uffici del Comune di Ferrara nei quali la mamma di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti, lavora.
La signora Moretti dopo aver dato notizia della vicenda sul proprio profilo di Facebook, è scesa essa stessa in strada con una gigantografia che ritrae il figlio morto: a supportarla, anche il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, che chiede ai rappresentanti delle forze dell’ordine di spostarsi di qualche metro per rispetto della madre di Federico Aldrovandi non ottenendo in cambio molta disponibilità.
La vicenda si è conclusa con l’annuncio di una querela che la signora Patrizia Moretti, mamma di Federico, ha annunciato di voler intentare nei confronti del segretario del Coisp Franco Maccari; quest’ultimo sarebbe reo di aver sostenuto che la foto mostrata dalla signora Moretti, nella quale si vede Federico Aldrovandi pesto e martoriato, sia un fotomontaggio. Ultimo atto di una vicenda vergognosa nella quale lo Stato italiano ha probabilmente toccato il fondo.