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Misteri di Cronaca Nera

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Marcello Lonzi: la strana morte in carcere con 2 buchi in testa

È l’11 luglio del 2003 quando a Livorno, cella 21 della VI sezione padiglione D del carcere delle Sughere, viene trovato morto un detenuto; è un ragazzo italiano di 29 anni, Marcello Lonzi, rinchiuso lì da 3 mesi per un tentato furto. Di mesi ne dovrebbe scontare 9 in tutto ma non uscirà vivo dal carcere.
La versione ufficiale che emerge a seguito di questo grave fatto di cronaca nera parla di morte per arresto cardiaco, ma né la madre né i consulenti legali di parte sono convinti di questa versione; sospettano che ci sia dell’altro, magari percosse subìte dal ragazzo. Dopo la morte il medico legale esegue l’autopsia prima che la madre venga avvertita del decesso e, quindi, senza che faccia in tempo a nominare un perito di parte.
Per tutte queste cose la madre di Marcello presenta una denuncia che porta il pm Roberto Pennisi ad aprire un fascicolo per omicidio contro ignoti. A distanza di un anno, nel luglio 2004, lo stesso pm avanza una richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio poiché, sostiene, Marcello è effettivamente morto per un infarto dovuto a cause naturali.
Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa; il gip di Livorno respinge in un primo momento la richiesta di archiviazione, a seguito anche della richiesta della madre di Marcello Lonzi corredata da alcune fotografie del cadavere del ragazzo che mostrano segni di percosse, e fissa l’ udienza preliminare per discutere il caso.

Marcello Lonzi morto per cause naturali:

Ma anche quell’udienza porterà ad un niente di fatto per i familiari di Marcello dato che il gip accoglierà la richiesta di archiviazione presentata del pubblico ministero. Il caso viene quindi archiviato; Marcello Lonzi è morto per cause naturali dovute ad arresto cardiaco; non ci sono altre verità da constatare né eventuali violenze delle forze dell’ordine.
La vicenda continua a destare sospetti ed emergono nuovi indizi; ci sarebbe un referto medico falso e senza firma, stilato poco dopo l’ingresso in carcere di Marcello, nel quale al ragazzo viene effettuata una radiografia poiché lamenta dolori al torace dovuti, a quanto dice, a percosse subìte dalle guardie. Nel referto il medico scrive “non fratture” e non si firma (1).
La madre di Marcello non smette di pensare che ci sia un’altra verità e continua a portare avanti la sua battaglia con tutte le armi che ha a disposizione; al punto che, nel 2006, viene riaperto il caso sulla morte di Marcello Lonzi a seguito di una denuncia presentata propria da Maria Ciuffi, madre del ragazzo, contro il pm di Livorno che chiese l’archiviazione, contro il medico legale che eseguì l’autopsia e contro un agente di polizia penitenziaria presente il giorno della morte.

 Marcello Lonzi: la storia

Contro perizia e riapertura caso:

In fase di udienza viene anche presentata una contro perizia medico – legale che lo stesso gip riterrà contenere elementi interessanti che potrebbero avere una rilevanza ai fini della riapertura dell’indagine. Il caso è quindi riaperto soprattutto per merito della madre, la signora Maria Ciuffi, che non ha mai smesso di lottare.
A seguito della perizia presentata il corpo di Marcello Lonzi viene riesumato e sottoposto a nuova perizia medico-legale dalla quale emerge la presenza di alcune ferite non compatibili con la versione che era stata data. Quella del decesso per arresto cardiaco. Secondo questa nuova perizia infatti, il corpo di Marcello presenta 8 costole rotte, 2 buchi nella testa ed un polso fratturato.
Sembrerebbe l’inizio di un nuovo corso, una svolta nella torbida storia del ragazzo morto in carcere; ma così non è. Ancora una volta, con non poca sorpresa, il caso viene archiviato nel maggio del 2010. È la seconda archiviazione; che questa volta sembra non essere del tutto convincente e che spinge la madre di Marcello a lottare ancora per far emergere la sua verità.

Ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo:

La signora Maria Ciuffi decide di fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo; ricorso che, nell’aprile del 2012, viene respinto in quanto dichiarato ‘irricevibile’  dalla Corte stessa in composizione di giudice unico. Tale decisione, si legge nella sentenza, è definitiva e non può essere oggetto di ricorsi davanti alla Corte. In buona sostanza, con questa deliberazione la Corte di Strasburgo pone definitivamente la parola fine sulla vicenda del giovane detenuto morto.
Una decisione per certi versi sorprendente, dura da digerire e che ancora una volta e come per altri casi simili, vedi la storia di Federico Aldrovandi,  mostra la forza che può avere la disperazione di una madre che non si arrende ad un verdetto che reputa ingiusto. Proprio in questi giorni la signora Maria Ciuffi ha lanciato una petizione sul web per far approdare il caso di Marcello Lonzi alla Corte dei diritti dell’Uomo chiedendo che il caso sia riesaminato.
Se servirà o meno ancora non è dato sapersi; quello che ci si può augurare è che si arrivi ad una verità definitiva sulla vicenda Lonzi che, come per altri efferati casi di cronaca nera, stenta a trovare la parola fine.

* In data 28 giugno 2014 il giudice per le indagini preliminari Beatrice Dani respinge la richiesta di archiviazione della Procura e dispone che vengano svolti nuovi accertamenti.


(1) http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lappello-riapriamo-il-caso-lonzi/2214127

Pubblicato in Misteri di Cronaca Nera

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