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Il delitto di Marta Russo
L’omicidio fu al centro di un complesso caso giudiziario più che altro per il suo lungo iter processuale con tante polemiche e l’opinione pubblica ben schierata tra innocentisti e colpevolisti, come succede sempre quando si tratta di cronaca.
L’inchiesta accertò che a sparare fu il ricercatore Giovanni Scattone che si trovava in facoltà con l’amico e collega Salvatore Ferraro. I due però, si sono sempre dichiarati innocenti. Scattone fu condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione con l’accusa di omicidio colposo, mentre Ferraro 4 anni e due mesi per favoreggiamento.
Tra gli imputati però, c’era anche l’usciere della facoltà, Francesco Liparota, che fu inizialmente condannato per favoreggiamento e poi assolto nel 2003. Le indagini, forse pressate dall’opinione pubblica, facilmente hanno scartato altre strade. Ma le polemiche non si sono mai placate nonostante Scattone abbia scontato la sua pena in carcere, presso i domiciliari e ai servizi sociali.
Nessuna interdizione all’insegnamento: Scattone può insegnare
La Cassazione infatti, decise a suo tempo di non comminare le spese accessorie: non vi è stata l’interdizione all’insegnamento per Giovanni Scattone, quindi, a decorrere dal giorno di fine pena, ha riacquistato i diritti civili e ha potuto tranquillamente accedere al concorso a cattedra, superandolo, nel 2012.
La pena non può essere più considerata come un solo castigo o una punizione per il detenuto e con riferimento all’articolo 27 della Costituzione, il trattamento del condannato deve essere inteso come programma di aiuto e correzione che si conclude alla fine della pena carceraria.
Il lavoro deve essere un’occasione di rilancio al di fuori del carcere. Perché non dare un’altra possibilità? Vista la rilevanza sociale e mediatica del caso è giusto porsi una domanda: esiste un limite tra diritto di cronaca e diritto all’oblio?
Se entriamo nello specifico la giurisprudenza è abbastanza chiara sull’argomento, tanto da portare a una riflessione anche noi giornalisti.
Il diritto all’oblio
Il diritto all’oblio consiste nel diritto di una persona a non veder divulgate notizie relative a vicende personali del passato, che abbiano perduto il carattere dell’attualità. Il diritto all’oblio è legato al diritto di cronaca e può essere legittimamente esercitato quando sussiste un interesse pubblico a che la notizia e i fatti siano conosciuti e vissuti.
Giovanni Scattone ha diritto a rifarsi una vita, per la giustizia è un uomo libero, sebbene l’opinione pubblica non lo accetti. Ed è suo diritto non vedere ogni volta pubblicata la sua storia giudiziaria, con tutti i pro e i contro che ne scaturiscono.
Ma forse anche i genitori di Marta Russo vorrebbero che questa ferita non si riaprisse in continuazione, magari tutelare il loro diritto alla sofferenza che alla fine si trasforma in un diritto al rancore, lecito e comprensibile. Il diritto all’oblio esiste anche per chi è stato protagonista di casi di cronaca come questo.
Nel caso Marta Russo non esistono prove ma solo indizi. Quello che è certo è che una ragazza di 22 anni è morta senza un apparente motivo mentre si discute se Giovanni Scattone, diciotto anni dopo, possa essere in grado di insegnare a dei ragazzi.