In questo articolo parliamo di:
Richiesta di trattamento sanitario obbligatorio:
La ricostruzione non corrisponderebbe al vero, ma tanto basta per convincere il sindaco di Pollica (il popolare Angelo Vassallo ucciso in un attentato nel 2010) a ordinare un Tso, il Trattamento sanitario obbligatorio che si applica in caso di motivata necessità ed urgenza clinica su soggetti che soffrano di una grave patologia psichiatrica.
Il Tso per legge deve essere disposto dal sindaco di un comune, in quanto massima autorità sanitaria presso il quale si trova il paziente, su proposta di un medico. Se è previsto anche il ricovero ospedaliero (come nel caso di Mastrogiovanni) è necessario il parere di un altro medico appartenente ad una struttura pubblica.
Per Franco Mastrogiovanni scatta quindi la richiesta di Tso; la mattina dopo i fatti sopra descritti viene avvistato ed inseguito dalle forze dell’ordine e Mastrogiovanni tenta disperatamente di fuggire. Giunto fino al campeggio di San Mauro Cilento dove si trova in vacanza, si getta in mare per scappare alla cattura; vi resterà per due ore braccato e sorvegliato, a riva, dalle forze dell’ordine, dagli addetti delle Asl e finanche dalla guardia costiera.
Alla fine, circondato da uno spiegamento (eccessivo, secondo molti) di forze, cede. Esce dall’acqua e viene portato in macchina all’ospedale di Vallo della Lucania per il ricovero coatto.
Chi era Franco Mastrogiovanni?
Prima di procedere con la cronaca è necessario fare un breve flashback: Franco Mastrogiovanni è un ex attivista anarchico schedato come sovversivo dalle forze dell’ordine locali. È già stato in carcere per due volte (poi assolto e addirittura risarcito) ed ha già subito due Tso. Non un uomo tranquillo in sostanza; nel 1972entra nell’omicidio di Carlo Falvella, vicepresidente del Fronte universitario d’unione nazionale di Salerno. C’era stato uno scontro a fuco tra militanti di destra e sinistra; in mezzo c’era anche Mastrogiovanni che successivamente in sede di processo sarà assolto.
Nel 1999 il protagonista della nostra storia ha di nuovo guai con la giustizia; portato in caserma e processato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, viene condannato in primo grado a tre anni e definito dal Pm come un “noto anarchico”. Sconta un mese di carcere e cinque di arresti domiciliari dopodiché, in Appello, viene pienamente assolto per non aver commesso il fatto e addirittura risarcito per ingiusta detenzione.
Anche per quanto riguarda i Tso come detto, Mastrogiovanni è recidivo; è considerato una persona aggressiva, forse pericolosa, e ne ha già subiti due: nel 2002 e nel 2005.
Le immagini di Mastrogiovanni legato al letto durante il TSO
Morte di Franco Mastrogiovanni:
Fatta questa doverosa premessa torniamo alla ricostruzione dei fatti relativi a quel 31 luglio 2009; uscito dall’acqua e braccato dalle forze dell’ordine, Mastrogiovanni viene portato presso il Centro di salute mentale dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania (Salerno) per un trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Da qui inizia il mistero ed il buio si infittisce.
Dal 31 luglio 2009 al 4 agosto infatti, per 94 lunghissime ore, si perdono le informazione su Franco Mastrogiovanni; viene lasciato legato al letto per l’intero periodo di detenzione ed ai familiari giunti sul posto viene negata la possibilità di vederlo.
Quattro giorni dopo, il 4 agosto, Mastrogiovanni è dichiarato morto dopo che gli infermieri lo trovano esanime; secondo il medico legale che ha effettuato l’autopsia, la causa del decesso è edema polmonare.
Ricoverato e legato ad un letto:
Nei quattro giorni di ricovero coatto Mastrogiovanni è stato legato mani e piedi ad un letto, è stato nutrito soltanto una sola volta (all’atto del ricovero) ed ha assorbito poco più di un litro di liquidi da una flebo. Gli sono stati somministrati anche molti farmaci sedativi poiché nel corso del ricovero ha spesso dati segni (più che giustificabili) di disappunto; si era inutilmente agitato cercando di liberarsi dai vincoli che lo legavano.
Il medico legale che effettuerà l’autopsia infatti riscontrerà evidenti segni di lacci sia sui polsi che sulle caviglie. Una serie di tagli causati dai lacci che lo avevano fatto sanguinare in abbondanza.
Indagini e sentenze:
La Procura di Vallo della Lucania apre subito un’inchiesta affidata al pm Francesco Rotondo; nel registro degli indagati vengono iscritti i sette medici del reparto di psichiatria che hanno avuto in cura Mastrogiovanni. Per arrivare alla verità saranno determinanti le riprese girate nella camera durante il trattamento; immagini raccapriccianti, una sintesi delle quali era stata mandata in onda da Mi manda RaiTre quando il processo era appena iniziato, e mostrate integralmente ed in esclusiva sul sito de l’Espresso pochi giorni prima della sentenza definitiva dei giudici (video integrale).
Quasi tre anni di udienze necessari per arrivare ad una sentenza che attesterà una verità inquietante; un cittadino è entratoin ospedale in buone condizioni fisiche e senza avere commesso reati per uscirne, dopo pochi giorni, da morto.
La responsabilità dei medici:
Si tratta di una sentenza di primo grado emessa il 30 ottobre 2012 dal tribunale vallese ed in base alla quale la morte di Franco Mastrogiovanni nel reparto di psichiatria del San Luca di Vallo è responsabilità dei medici in servizio nel reparto; vengono quindi condannati (con pene variabili tra i due e i quattro anni) ed interdetti dai pubblici uffici (per cinque anni) i 6 medici del reparto di psichiatria, mentre per tutti i dodici infermieri coinvolti nel processo scatta l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
Questa la sentenza di primo grado; per disporre di una verità più limpida e fare un po’ di luce su uno dei misteri di cronaca nera più inquietanti degli ultimi anni bisognerà attendere fino al terzo grado di giudizio.
Certo è che, per molti, una sentenza, seppur di primo grado, come quella emessa dal tribunale di Vallo della Lucania è destinata a lasciare un segno netto in materia di regolamentazione ed applicazione dei trattamenti sanitari obbligatori e sui metodi di contenzione applicati nei reparti di psichiatria.
* In data 15 Novembre 2016 i giudici della Corte d’Appello di Salerno, andando a ribaltare e modificare parzialmente la sentenza di I grado, hanno condannato i 6 medici e gli 11 infermieri precedentemente assolti. Per i medici le pene, leggermente ridotte, vanno dai 13 mesi ai 2 anni; per gli infermieri dai 14 ai 15 mesi. Per tutti la pena è sospesa