L’opera è una riflessione filosofica su tre temi fondamentali strettamente intrecciati: la realtà (il mondo reale), Dio e il divenire delle cose (problema quest’ultimo correlato alla questione del nichilismo). La tesi che l’autore intende dimostrare consiste nell’affermazione dell’esistenza di una visione universale della realtà e di Dio che è condivisa da tutte le coscienze umane, a prescindere dalla loro collocazione geografica e storica: dunque una visione che è universale sia nello spazio che nel tempo.
Per dimostrare tale asserzione l’autore parte dall’analisi del cosiddetto “senso comune”. All’origine di questa indagine c’è l’esigenza di fornire una spiegazione di tipo metafisico del perché, pur in presenza di molte visioni diverse della realtà, gli esseri umani si coordinano tra loro e interagiscono come se condividessero un unico e identico mondo reale.
In questo studio si evidenzia che l’immagine universale del mondo è la radice comune del realismo e dell’antirealismo filosofici, ed è anche la chiave per giungere alla loro possibile conciliazione, attraverso un nuovo tipo di filosofia che l’autore definisce “inclusiva”. Il concetto di inclusione è infatti fondamentale per tentare di comprendere l’essenza della realtà e di Dio. La questione circa l’esistenza o non esistenza di un Creatore del mondo può ricevere nuova luce proprio dall’analisi della concezione universale della divinità.
Si propone, inoltre, una particolare interpretazione del mutamento delle cose, mediante la quale si mira a confutare la tesi fondamentale del nichilismo secondo cui «le cose sono nulla». Infine, per quanto riguarda il problema dell’origine dell’universo fisico, si suggerisce una possibile soluzione finalizzata a conciliare il punto di vista della scienza con quello religioso. Si tratta di un modo alternativo – rispetto a quello ordinario e tradizionale – di intendere il rapporto tra Dio e il mondo fisico.
L’opera, scritta con stile asciutto ma assai accurato, può accompagnare sia gli addetti ai lavori sia i “profani intelligenti” che magari non possiedono i basilari rudimenti filosofici, anche attraverso citazioni tratte dai testi dei grandi pensatori, al fine di rendere il testo più accessibile. L’apparato delle note è esaustivo e pertinente, fornendo al lettore un ulteriore strumento per discernere ed approfondire.
L’opera si pregia, inoltre, della Prefazione del prof. Marco Gatto, che sottolinea: «Con una mossa dialettica molto convincente, Alessandro Giraudi assume come dirimente la dissoluzione di una delle tante dicotomie che contrassegnano il pensiero contemporaneo: quella che vede fronteggiarsi realismo e antirealismo. L’oltrepassamento di questa opposizione – che, sovente, nel dibattito si è tradotta in forme vacue e semplificate – è concepito in chiave universalistica, trascinando le questioni su un terreno in cui la riflessione si pone in costante verifica, sia per pensarsi nei suoi limiti di atto gnoseologico, sia per concepirsi quale indispensabile coscienza critica del mondo reale.»
L’Autore:
Alessandro Giraudi è nato a Cuneo nel 1974. È laureato in Filosofia, con una tesi dall’indirizzo teoretico e relazionata dal prof. Maurizio Ferraris. La visione universale del mondo è il suo primo trattato filosofico.