Metallo in Bocca: il romanzo che racconta uno stupro vero
Come è stato scrivere di un romanzo su tema così delicato e complesso come uno stupro?
“Indubbiamente è stata un’esperienza molto forte, intensa: ho cercato di far emergere quello che realmente prova la protagonista del romanzo, suscitando sensazioni empatiche ma al contempo anche forti, senza ‘scontare’ né edulcorare niente. Una scelta che nasce dalla volontà di coinvolgere il lettore per portarlo a sentire esattamente gli stessi sentimenti che prova la protagonista del libro.”
Uno degli aspetti interessanti di Metallo in Bocca è che porti il punto di vista anche del ‘carnefice’, quindi dello stupratore. Come mai?
“Un espediente che ho voluto usare per far capire come si sentiva lui: uno stupratore difficilmente ammette a sè stesso di esserlo, è un dolore troppo grande. Nel romanzo lo stupratore, seppur di un amore malato e ossessivo, era innamorato della protagonista; i due avevano una relazione. Ammettere di aver distrutto e fatto del male alla donna che diceva di amare è un peso troppo grande da portare, oltre che un aspetto interessante da approfondire in un romanzo. E poi c’è l’odio che Riccardo, che nel romanzo è lo stupratore, prova: l’odio profondo, altra faccia della medaglia dell’amore, unito alla rabbia, lo porteranno a compiere questo gesto che colpirà anche lui.”
Come esce realmente la protagonista da questo stupro?
“Sofia, la protagonista, cambia radicalmente, diventa un’altra persona; la ragazza che ha subìto lo stupro muore, muore l’innocenza, muoiono speranza, fiducia, lealtà, si spezzano come un arto, è come se qualcuno le avesse rotto l’osso del collo e da quel trauma fosse nata un’altra persona. Che infatti nel romanzo, da quel momento in poi, si chiama Veronica, una nuova identità che è più cinica, malata, disillusa, spavalda, ma terrorizzata.”
Il messaggio da lanciare? Dopo uno stupro non si muore
Cosa vuoi dire con il tuo libro e qual è il messaggio che vuoi lasciare?
“Che non si muore dopo uno stupro, si cambia per sempre, ma che si può convivere con la nuova sé stessa, che si deve cercare anzi di prendersi più cura di sé visto che ci si sente spezzate, ferite, senza una bussola; ma una donna che esce da uno stupro è pur sempre una donna ancora attiva sessualmente, ancora viva che va protetta come un fiore bellissimo.”
Stai seguendo altri progetti per riuscire a portare all’attenzione delle persone il problema della violenza sulle donne?
“Leggerò il libro in diverse associazioni, finirò i miei interventi sempre spronando a denunciare i propri aguzzini. Anche se Sofia dalla giustizia ha ricevuto solo scherno ed ulteriore dolore, denunciare è importantissimo, fondamentale per iniziare a guarire. Un segreto così grande non deve rimanere tale, corrode, uccide, è come un acido, deve uscire fuori, deve essere condiviso, non bisogna vergognarsi di ciò che è accaduto, non siamo noi a dover provare vergogna.”
Se dovessi usare tre aggettivi per Metallo in Bocca?
“Crudo, vero, commovente.”
Oltre al tuo, quale altro libro consiglieresti ai tuoi lettori?
“Baise moi di Virgine Despentes. Tratta del proprio stupro in maniera molto più cruda e meno romantica di me, quasi disperata.”