In questo articolo parliamo di:
Il progetto RicerCare:
Di cosa si occupa il progetto RicerCare e quando è nato?
“Il progetto RicerCare nasce nel 2015 da parte di un gruppo di cittadini che, in collaborazione con il network scientifico I-Care Network, ha come obiettivo la sostituzione dell’uso di animali nei laboratori di ricerca bio-medica. Organizziamo quindi eventi di raccolta fondi ed informativi per finanziare ricerche che possano, nel breve-medio periodo, sostituire tale uso di animali.”
In cosa consiste, più dettagliatamente, questo progetto scientifico?
“Ad inizio progetto abbiamo finanziato vari corsi teorico-pratici sui metodi di ricerca che non fanno uso di animali e nel 2016 abbiamo iniziato a sostituire l’uso di animali in vari gruppi di ricerca:
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- modello di Sindrome di Rett che fa uso di materiale umano proveniente da pazienti e non da topi (Università di Trieste);
- primo sistema multi-organo per valutare le risposte metaboliche umane (Università di Pavia);
- sistema di valutazione della pericolosità delle nanoparticelle (Università di Verona);
- studi di farmacologia senza animali tramite bioreattori e altri metodi alternativi (Università La Sapienza di Roma).”
Uso degli animali nella ricerca scientifica:
Cosa vuol dire ad oggi parlare di ricerca scientifica e utilizzo degli animali?
“L’utilizzo di animali a scopo sperimentale nasce a fine ‘800 quando le conoscenze scientifiche erano, rispetto ad oggi, enormemente arretrate. Nel mondo moderno, con le avanzate possibilità tecnologiche, l’utilizzo di animali rappresenta, a nostro parere, un metodo troppo grezzo e a variabili incontrollabili, relativamente alle aspettative di una scienza moderna. Per questo finanziamo e proponiamo sistemi multiorgano, dinamici, in 3 dimensioni, che utilizza materiale umano per ottenere sistemi di ricerca che siano di ‘rilevanza umana’ e non più di ‘rilevanza animale’.”
Qual è la situazione sperimentazione sugli animali in Italia e in Europa? Voi cosa proponete?
“In Europa vengono usati oltre 11 milioni di animali l’anno. In Italia circa 800.000. A livello europeo superiamo i progetti scientifico-giuridici che hanno come obiettivo il cambiamento delle legislazioni che, ad oggi, impongono ancora l’uso di animali. In alcuni casi infatti i ricercatori sono obbligati da normative internazionali a usare animali e non hanno la possibilità di modificare i loro metodi. In Italia ci concentriamo a presentare e fornire gratuitamente alle Università che ne fanno richiesta tutti quei metodi di ricerca moderni e innovativi che non fanno uso di animali. Ci concentriamo in ambito universitario in quanto, per la ricerca universitaria, l’uso di animali non è obbligatorio per legge. Sempre più ricercatori ci stanno chiedendo i metodi e, in questo modo, stiamo facendo diminuire il numero di animali impiegato in Italia.”
La Barriera Emato-Encefalica
Cos’è il progetto riguardante la Barriera Emato-Encefalica? Qual impatti potrebbe avere sulla comunità?
“Il progetto sulla Barriera Emato-Encefalica è uno dei principali che stiamo sostenendo. Gli esseri umani e l’ecosistema, abitualmente, sono esposti a più composti chimici. Per tali motivi, in campo tossicologico non si dovrebbe prescindere dal valutare il potenziale neurotossico dei composti chimici e delle loro miscele. I test di tossicità condotti su animali non sono predittivi per l’uomo. poi c’è dell’altro.”
A cosa vi riferite?
“Per mimare al meglio le condizioni fisiologiche presenti nel sistema nervoso in vivo, è necessario considerare e riprodurre nei modelli in vitro la barriera emato-encefalica, che regola selettivamente il passaggio di sostanze chimiche da e verso il sistema nervoso. Un modello in vitro che riproduca il sistema nervoso e la BEE, permetterebbe di comprendere non solo l’effetto delle sostanze chimiche o dei farmaci sulle cellule nervose, ma anche la capacità di questi di oltrepassare la BEE e quindi di svolgere la loro reale attività.”
E, ad oggi, questo non avviene?
“Molte delle terapie potenzialmente neuroriparatrici e neuroprotettive oggi disponibili non sono in grado di esplicare questi loro effetti, proprio poiché non riescono ad oltrepassare la barriera emato-encefalica spesso selettiva anche per alcuni farmaci.”