Presidente, abbiamo letto il vostro comunicato circa la truffa del trading ad una donna di Mestre: cosa è successo concretamente?
“Il caso che abbiamo raccontato è anche quello più comune. La vittima della frode, ora nostra socia, è stata attratta da un annuncio apparso su Instagram che riguardava la possibilità di fare facilmente soldi attraverso alcuni investimenti definiti sicuri. Con ogni probabilità la donna aveva già effettuato ricerche in merito a questo tipo di trade. Una volta preso contatto con i sedicenti operatori finanziari prima a livello social poi al telefono, è stata fatta entrare in una piattaforma web attraverso la quale, in teoria, poteva vedere gli esiti dei propri investimenti. Inizialmente ha versato qualche centinaio di euro (prima 100, poi 200…) in seguito, vedendo sulla piattaforma i successi dell’investimento ha addirittura richiesto un finanziamento. A questo punto l’investimento è diventato importante (fino a 20 mila euro) ma l’infausta realtà le si è materializzata davanti quando ha iniziato a richiedere il versamento di una parte del guadagno. I lestofanti con varie scuse hanno temporeggiato poi (e anche questo è comune a tutte le vicende) hanno richiesto ulteriori soldi come teoriche tasse estere (dato che in teoria la sede degli investitori era a Londra) per lo sblocco del capitale iniziale. Dopo le proteste della donna i truffatori sono spariti.”
Quante sono le segnalazioni che ricevete su questo tema?
“I casi sono frequenti e aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, dopo il Covid. Noi di fatto nel 2022 abbiamo aperto poche pratiche, 5, ma le iniziali richieste d’aiuto sono almeno una a settimana. Siamo i primi a scoraggiare inizialmente un’azione sapendo quanto difficile sia recuperare quanto sottratto dai truffatori. Il caso più eclatante riguarda una signora che seguiamo dal 2021 e che ha sborsato in tutto 134 mila euro; perché purtroppo ovviamente ci sta anche un sottofondo di ingenuità…o più che un sottofondo”.
Quali sono le truffe di trading più comuni?
“Come sottolineato con riferimento alla donna di Mestre, la frode del trade più comune avviene attraverso i social o su Google, facendo ricorso anche ad algoritmi che individuano le potenziali vittime. Nel caso della socia che ha perso 134 mila euro, invece, tutto è avvenuto tramite un sms proveniente, in teoria, da Amazon: ‘Amazon continua a crescere, se vuoi aumentare il tuo capitale contattaci…’. Da lì è iniziato un incubo fatto da decine e decine di telefonate che a un certo punto ha iniziato a registrare e che anche io ho potuto sentire (e sono molto inquietanti). Una persona, dalla voce giovane e dall’accento straniero, apparentemente dell’est, prima gentilmente poi in modo sempre più aggressivo invitava la donna a pagare i 7 mila euro per sbloccare il capitale iniziale: la donna ha iniziato a registrare le telefonate proprio in questa fase, quando ha chiesto la restituzione quantomeno die soldi versati, se non di quelli guadagnati.”
C’è una sorta di decalogo che vi sentireste di fornire per mettersi al riparo da eventuali truffe similari?
“Il nostro decalogo sarebbe uno e uno solo: non fidatevi mai di proposte provenienti da fonti per nulla sicure. Sembra un’ovvietà, come quando per scongiurare le truffe porta a porta diciamo: non aprite mai agli sconosciuti, in qualsiasi modo essi si presentino. Purtroppo pare che queste semplici regole non siano poi così innate nei comportamenti delle persone. Rimandiamo comunque al decalogo della Consob (https://www.consob.it/web/area-pubblica/occhio-alle-truffe).
Quando si registrano casi come quello da voi riportato, è sempre impossibile recuperare la cifra frodata? O ci sono possibilità?
“Questo è il tema più delicato. Come dicevo inizialmente, scoraggiamo spesso le vittime ad avviare azioni legali perché è davvero difficile recuperare il maltolto per l’ovvia ragione che questi truffatori sono all’estero e quando spariscono è un’impresa rintracciarli. Questa è la parte un po’ delicata che non vorremmo dire ma… le procure tendono ad archiviare con una certa rapidità i casi o a derubricarli dall’ambito penale a quello civile come inadempimento contrattuale. Il che, ovviamente, riduce la forza dell’attività legale messa in campo per recuperare quanto investito.”