Ricercatori contro la Protezione Civile
Come nasce la vostra partecipazione alla manifestazione contro la nascita della Protezione Civile Spa?
“La nostra partecipazione è legata principalmente al problema dell’emergenza ambientale. Ci sta molto a cuore questo argomento perché, anche togliendo quella che era la legge per la trasformazione in Spa ed andando ad analizzare solo ciò che rimane nel decreto, resta comunque a disposizione della protezione civile uno strumento come decreto d urgenza. Questo tende ad attribuire moltissimi poteri alla struttura e scavalca di fatto il mondo della ricerca con le sue competenze.”
In che modo viene scavalcato il parere degli esperti?
“Facciamo un esempio: i geologi magari vengono a sapere che un determinato vulcano può creare problemi. Ipoteticamente la protezione civile può far finta di niente ed andare su un altro argomento perché ha il decreto di urgenza. Questo è un po’ il caso che stiamo vedendo ora con tutte queste frane al sud Italia; lì ci sono realmente larghe fasce di territori con problemi di franosità, però di fatto vengono privilegiati interventi di altro tipo.”
Quale ruolo per gli enti scientifici
Questo può avere ripercussioni grosse anche su diversi altri argomenti di attualità?
“Si, possiamo provare anche a tracciare un ipotetico quadro futuro; il ruolo che svolgerò l’ Enea nello sviluppo delle centrali nucleari. Sia Enea che Ispra (due enti di ricerca, ndr) hanno competenze in materia perchè decidere un terreno per un’eventuale centrale nucleare significa valutarlo sia da un punto di vista geologico che tecnologico. Ipoteticamente un decreto emergenziale potrebbe scavalcare, come è stato fatto ad esempio per l’emergenza a Napoli, le competenze di questi enti di ricerca che, magari non avranno senz’altro la verità assoluta, ma sono in grado di dare un contributo di un certo rilievo.”
In conclusione, cosa contestate dell’operato del Governo?
“Questa politica fatta tutta per decreto o con i commissari, di fatto attribuisce la possibilità di scavalcare tutte quelle che sono le normali pratiche di controllo; chiaro che anche noi vogliamo uno stato efficiente e che non si perda nella burocrazia, però questo non vuol dire che debba coincidere con uno stato totalmente autoritario.”