Seguici su:

Interviste

Letto 5372 Volte
Condividi

Confine italo-sloveno: testimonianze per ricostrure la Storia

La storia, intesa come la disciplina orientata allo studio del nostro passato, vista e rivista con gli occhi di chi l’ha vissuta direttamente e può quindi portare una testimonianza diretta corredata dall’esperienza; sullo sfondo, la delicata questione del confine tra Italia e Slovenia tracciato dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel Trattato di Parigi del 1947, che andò a dividere a metà la città di Gorizia.
Un quadro interessante (ed impegnativo) per saperne di più sul nostro passato; a cercare di delinearlo è il progetto ‘Strade della Memoria’ ideato dall’ Associazione Quarantasettezeroquattro di Gorizia. A spiegare gli aspetti tecnici per i lettori del nostro giornale La Vera Cronaca, direttamente il Presidente dell’associazione, Alessandro Cattunar

Memoria storica della città di Gorizia:

Come nasce e a cosa è finalizzato il progetto Strade della Memoria?
Il progetto Strade della Memoria è un progetto quadro che comprende diverse iniziative rivolte nella stessa direzione; recuperare la memoria storica della città di Gorizia ed in particolare il ricordo delle persone che hanno vissuto la storia. L’obiettivo è quello di riprendere questa memoria mettendo in contatto le vecchie generazioni con le nuove.”
Come vi siete mossi per ottenere questo risultato?
“Siamo partiti da un lavoro di ricerca e raccolta delle testimonianze orali dirette; abbiamo intervistato cittadini italiani e sloveni che hanno vissuto nella prima metà del ’900 e quindi hanno visto con i proprio occhi i fatti relativi al 1947. Più di 60 persone a cavallo del confine per un lungo lavoro di raccolta.”
Un lavoro consistente quindi, per certi versi giornalistico.
“Per certi aspetti si; l ’intenzione era quella di intervistare gli ultimi testimoni che sono ancora vivi partendo dal presupposto che il tempo rimasto per fare questo è ormai poco dato che sono tutti piuttosto anziani. È un lavoro che portiamo avanti da anni e che vorremmo completare. Abbiamo raccolto tante testimonianze e tanti diversi punti di vista; ogni persona ed ogni comunità ricorda gli stessi luoghi ed eventi in modo diverso. L’intento è esattamente di far emergere la pluralità delle memorie.”

Il nuovo confine del 1947:

In questa pluralità di vedute, è possibile rintracciare un tratto comune che avete riscontrato in tutti gli intervistati?
“L’ aspetto comune è sicuramente quello relativo al modo di vivere il nuovo confine ed alla scelta su dove collocarsi quando, nel 1947, fu tracciata la nuova linea che attraversò Gorizia e la divise in due; la gente dovette scegliere in quale delle due nuove realtà territoriali andare a vivere. Nei libri di storia in genere si parla di scelte dovute a ideologie o motivi politici; in realtà in base a quanto abbiamo raccolto dai racconti di vita dei testimoni di entrambe le comunità, emerge che le scelte furono dettate soprattutto da motivi familiari, amicali, emotivi o lavorativi.”
Quanto è importante, anche a livello di ricostruzione storica, questa aspetto della scelta?
È importante soprattutto capire cosa ha significato per loro scegliere. Scegliere se stare in Italia o in Jugoslavia ha significato abbandonare la casa, il lavoro, il proprio nucleo familiare, e tutto questo rende la questione confine molto più complessa di quanto spesso si creda. Dall’altro lato è invece interessante vedere come molti degli intervistati ricordino nello stesso modo alcuni momenti traumatici, quale il passaggio delle truppe cetnico cosacche alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In quel momento tutta la comunità goriziana, fossero italiani o sloveni, si è in qualche modo unita e ricorda nel medesimo modo il passaggio di quelle truppe, viste come truppe di invasione per tutti.”
Altri aspetti interessanti da un punto di vista di ricostruzione storica emersi da queste interviste?

“Uno su tutti, quello relativo a come queste persone ricordano la propria infanzia; ne esce fuori una comunità in grado parlare cinque lingue. Anche i contadini o le persone di livello culturale più basso potevano esprimersi in italiano, sloveno, friulano e finanche tedesco quando serviva di parlare con le autorità. In sostanza, emerge un’ immagine idilliaca di una comunità coesa che sapeva comunicare. Ed è importante che oggi le persone ricordino con nostalgia ed ammirazione quella comunità in grado di comunicare malgrado le differenze. Anche per i giovani di oggi che vedono il confine in modo diverso e magari non ne conoscono con esattezza la storia.”

Storiografia e testimonianze dirette:

Quello che avete fatto per certi aspetti si propone di riscrivere la Storia da un altro punto di vista: quanto è importante questo parlando di storiografia?
“Noi crediamo che la storia parlata e raccontata sia molto importante e debba necessariamente dialogare con la storia tradizionale; fornisce elementi di complessità che attraverso fonti tradizionali, vedi archivi ecc… non riuscirebbero ad emergere. Per questo abbiamo voluto realizzare questo progetto cercando di raccogliere le ultime testimonianze dirette che sono rimaste.”
Veniamo a descrivere il progetto da un punto di vista tecnico: come è articolato?
“Abbiamo pensato di comunicare queste memorie tramite due iniziative; la prima, dal 2 febbraio, è un museo diffuso della memoria. Un percorso a cielo aperto composto da dieci stazioni che vanno dal Parco della Rimembranza di Gorizia fino al centro di Nuova Gorizia. Per ogni stazione, abbiamo collocato installazioni artistiche in ferro battuto tramite le quali si può osservare il luogo dove ci si trova da diversi punti di vista. Da queste installazioni si può accedere ad un portale multimediale dal quale ricavare informazioni relative al luogo stesso.”
In sostanza, riproponete il percorso della città così come era prima della divisione avvenuta nel 1947?
È stato fondamentale riunire il territorio diviso dal confine del ‘47 in un percorso senza confini; è infatti possibile attraversare a piedi e ripercorrere in 2 ore al massimo tutto quanto, passando tranquillamente più volte il confine che ormai essenzialmente non esiste più.”
Per quanto riguarda la parte delle testimonianze storiche di cui sopra?
Oltre al museo abbiamo realizzato un archivio multimediale dove si possono visionare le interviste tradotte e trovare i racconti di vita dei testimoni con relative foto; che sono, ci teniamo a specificare, foto familiari e non le solite cartoline della città. Le immagini ci raccontano quindi una Gorizia vista da una prospettiva personale e contribuiscono alla ricostruzione diretta dei fatti visti dalla prospettiva di chi li ha vissuti in prima persona.”

Pubblicato in Interviste

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: