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Procreazione assistita in Italia o in Spagna: due testimonianze a confronto

Generalmente con l’espressione procreazione medicalmente assistita (PMA) ci si riferisce a tutte quelle attività che consentono di aiutare gli individui a procreare; pratiche chirurgiche, ormonali, farmacologiche o di altro tipo. Un semantica molto ampia che non va confusa con quella della fecondazione assistita; che, viceversa,  riguarda soltanto la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo.
La legge definisce la procreazione assistita come l’insieme degli artifici medico-chirurgici finalizzati al “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana […] qualora non vi siano altri metodi efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità” [1].
Esistono varie tecniche che vengono applicate a seconda dei casi, tuttavia a regolamentare la questione c’è la legge 40 del 2004 [2], ministro della Salute era allora Girolamo Sirchia. La legge consente di accedere a tale pratica “coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”.

Limiti imposti dalla legge 40:

Esiste tuttavia una serie di divieti imposti dalla legge nella sua versione originale (alcuni eliminati nel corso nel tempo), come il ricorso a tecniche di fecondazione eterologa – l’uso cioè di ovulo o seme di donatori esterni alla coppia, osteggiato anche dalla Chiesa Cattolica – l’eugenetica, il no a coppie omosessuali, no a single e “mamme nonne”, no alla diagnosi pre-impianto per coppie che non sono sterili ma portatrici di malattie genetiche; no a produrre più di tre embrioni (e l’obbligo di impiantarli tutti), no a congelarli, no a sperimentazioni sull’embrione a fini di ricerca. È vietata infine la fecondazione post-mortem del padre.
La fecondazione assistita è stata protagonista negli anni di un acceso dibattito e, nel 2005 si è tenuta una consultazione referendaria articolata per abrogare alcuni punti dell’attuale legge sulla fecondazione, ritenuta dai referendari troppo restrittiva nelle tecniche utilizzabili. L’affluenza alle urne del 25,9% non ha però permesso il raggiungimento del quorum.
La Corte Costituzionale tuttavia il 1 aprile 2009 ha dichiarato l’illegittimità di alcuni aspetti, in particolare il giudice ha ritenuto incostituzionale il limite di produzione di tre embrioni nonché l’obbligo legislativo di “un unico e contemporaneo impianto”. La Corte ha invece respinto la questione di costituzionalità sul divieto di fecondazione eterologa.

Congelamento degli embrioni e analisi pre-impianto:

Circa la conservazione degli embrioni in effetti la legge 40 consentiva la fecondazione di al massimo tre ovociti per ogni ciclo e fissava l’obbligo di impiantarli tutti contestualmente. Ma nel maggio 2009 una sentenza della Corte Costituzionale ha demolito parte della legge 40, eliminando in particolare il limite dei tre embrioni e il divieto di crioconservazione [3].
In un ciclo di fecondazione assistita è possibile dunque produrre embrioni di riserva che possono esser utilizzati in un secondo tempo, qualora l’impianto non andasse a buon fine. Congelare gli embrioni evita alla donna di sottoporsi nuovamente all’iperstimolazione ormonale e al prelievo di ovuli (che avviene sotto anestesia).
Un altro colpo alla legge viene sferrato dalla Corte Europea di Strasburgo che a febbraio 2013 ha respinto il ricorso del governo italiano contro la richiesta di una coppia, portatrice di fibrosi cistica, di poter accedere alla analisi pre-impianto degli embrioni, in modo da mettere al mondo un figlio privo dei geni responsabili della malattia. I giudici di Strasburgo hanno dichiarato l’incoerenza italiana. Da un lato il divieto di analisi pre-impianto, dall’altro si consente l’aborto dello stesso feto affetto dalla patologia [4].
Tuttavia sebbene pezzo per pezzo la legge stia venendo smontata, l’Italia è il paese con il più alto tasso di turismo riproduttivo, termine che si riferisce al fatto di recarsi all’estero per avere un figlio. Paesi con regimi meno restrittivi consentono terapie ed interventi che permettono la gravidanza con l’ovodonazione, l’embriodonazione e la fecondazione assistita a donne single. Una delle destinazioni privilegiate dagli Italiani in questo senso è la Spagna

All’estero per avere un figlio: esperienza spagnola

L’esperienza spagnola ce la racconta Gaia, 47 anni, che dopo due anni di insuccesso col sistema tradizionale a 45 anni si è rivolta a una struttura umbra. Sottoposta a FIVET (tecnica di PMA che consiste nell’ottenere la fecondazione dell’ovocita al di fuori del corpo della donna con conseguente formazione dell’embrione e successivo trasferimento in utero dello stesso); l’esito è stato purtroppo negativo e il centro le ha negato altri tentativi.
“Passati in rassegna vari specialisti tra cui anche un luminare della materia – ci racconta Gaia- questi mi hanno parlato della Spagna, suggerendomi l’ovodonazione. La percentuale di successo sarebbe salita al 60%. Addirittura è possibile condurre una gravidanza quando si è in menopausa.
Mi sono dovuta sottoporre a una serie infinita di analisi, dall’elettrocardiogramma a esami della tiroide, terapia ormonale a base di progesterone affinché il corpo fosse pronto ad accogliere l’embrione. Esami costosi che si vanno ad aggiungere alla spesa dell’ovodonazione, cifra che si aggira attorno ai 6.500 euro, più il viaggio e la permanenza là.
Al mio arrivo in Spagna
è stata effettuata una simulazione dell’impianto. Raccolto il seme del mio compagno sono stati creati 6 embrioni, di cui 4 di qualità eccellente. Sono stata sottoposta alla ICSI, cioè la microiniezione dello spermatozoo direttamente all’interno dell’ovocita. Un mese di attesa e la conferma di aspettare due gemelli. Le successive perdite ematiche tuttavia hanno segnalato l’abbassamento delle camere gestazionali e nonostante l’immediato ricovero ospedaliero non c’è più stato nulla da fare. Lo stress psicologico è forte, ma sono pronta a ricominciare”.

All’estero per avere un figlio: esperienza italiana

Tutta italiana è invece l’esperienza di Eva, che mentre racconta la sua storia tiene in braccio la sua splendida bimba avuta dopo una lunga attesa. Il suo percorso inizia nel 2006 quando aveva 39 anni e il desiderio di maternità non si realizzava.
“La visita ginecologica è giusto l’inizio, poi si passano in rassegna molti specialisti. Anche per l’uomo, più restio a sottoporsi ad analisi di questo tipo, sono previsti molti controlli e dunque ci si vede spesso costretti a rivolgersi ai privati e la spesa aumenta. Tra analisi delle tube, mappa cromosomica, isteroscopia e altro si può arrivare a 5-6.000 euro alla volta. Esistono molte tecniche, io sono stata sottoposta a FIVET per varie volte prima di essere sottoposta a ICSI e dunque riuscire. Dopo ogni volta è necessario attendere 15 giorni e fare il test di gravidanza e sottoporsi agli esami betahcg.
Ci vogliono tanti soldi e tanta forza di volontà. La ripercussione psicologica dopo un fallimento è forte. Ho trascorso la mia gravidanza conducendo una vita tranquilla con controlli ripetuti e continue analisi. Sembra fantascienza ma il consiglio che do alle giovani donne è quello di congelare i propri ovuli (che però non sopravvivono più di 5 anni – ndr), solo per il rischio di fare figli malati. I tempi di adesso ci impongono di far slittare tutto in avanti, università, lavoro, casa, ma il corpo è sempre lo stesso.”


 

[1] Legge 40 del 19 febbraio 2004

[2] http://www.camera.it/parlam/leggi/04040l.htm

[3] http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3073&area=fertilita&menu=vuoto

[4] http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=13389

Pubblicato in Interviste

Scritto da

Giornalista, speaker radiofonica.... appassionatamente curiosa.

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