In questo articolo parliamo di:
La zona di Monte Porzio Catone
Nato nel 2014, il Comitato unisce un gruppo di liberi pensatori, cittadini comuni, al di là di ogni credo politico, con il solo scopo di prevenire e bloccare eventuali illeciti nei confronti dell’ambiente e delle persone e di accogliere tutte le richieste di aiuto, là dove non si trovano valide risposte. Ne parliamo con Stefano Gallozzi, Presidente del Comitato
Certamente bella e importante questa idea di unirsi per difendere i diritti dell’ambiente, dove trova spunto?
“Un giorno venimmo a conoscenza di un grande progetto di speculazione edilizia che aveva circoscritto un’area tutelata molto vasta del Comune di Monte Porzio Catone e aveva come intento cambiare lo stato di destinazione, da boschivo a residenziale. Capimmo la gravità dell’operazione e decidemmo di agire costituendoci come comitato ONLUS.”
I vincoli ambientali, trattandosi di una zona boschiva e soprattutto del Parco Regionale dei Castelli Romani, non sono sufficienti a frenare la speculazione edilizia?
“I vincoli attualmente presenti sul piano regolatore sono facilmente aggirati nel momento in cui le autorizzazioni per edificare arrivano dall’alto; in pratica, non ha senso parlare di un vincolo regionale se poi è la regione ad approvare un intervento edificatorio nell’area vincolata. Per fortuna esistono anche i vincoli e le leggi nazionali da far rispettare. A tal fine, stiamo portando avanti una sinergia con il coordinamento nazionale Salviamo il Paesaggio che ha fortemente chiesto di inserire nella legge di stabilità un comma che obblighi i comuni e gli enti locali a non poter mettere a bilancio gli oneri di urbanizzazione, in questo modo si spera di non incentivare gli enti locali a tappare i buchi di bilancio con nuove opere di cementificazione, ma di destinarli solo ed esclusivamente a oneri accessori e servizi ai cittadini.”
Le battaglie per il comune di Monte Porzio Catone:
Concretamente, da quando vi siete costituiti come Comitato, cosa siete riusciti a fare?
“Abbiamo denunciato alcuni abusivismi edilizi in aree protette, svolgiamo un continuo monitoraggio delle concessioni e delle autorizzazioni rilasciate per una vigilanza attiva sul territorio, operiamo una sorveglianza a 360gradi sul fenomeno dell’elettrosmog, con campagne di misurazioni annesse in tutto il territorio, nei punti critici, e non, del Comune. Siamo riusciti a smuovere una situazione incancrenita con un apparato radio emittente posto a 10 metri dalle finestre della scuola statale dell’infanzia. Stiamo portando avanti un’opera capillare di lotta al bracconaggio.”
Perché il bracconaggio?
“Perché il Parco Regionale dei Castelli Romani è disseminato di trappole e di cacciatori di frodo… ed è un Parco. Poi difendiamo gli alberi, li controlliamo con attenzione, da quando c’è stato il fattaccio dell’abbattimento, non autorizzato dalla Forestale, di 100 alberi, tra querce e castagni, con il pregiato legname subito tagliato e venduto su strada. Il fatto era strano, abbiamo allertato la Polizia Locale e chiesto spiegazioni ai tagliaboschi, la risposta: ‘Abbiamo il permesso della Provincia’. Ci siamo rivolti direttamente alla Forestale, sono partite le indagini ed è venuto fuori che non c’era nessun permesso. I tagliaboschi illegali sono stati identificati e hanno pagato per il reato commesso. La più grande battaglia che il Comitato sta combattendo in questo periodo, però, riguarda il ricorso al TAR per sospendere e annullare una nuova convenzione urbanistica nell’area verde più protetta di tutto il territorio comunale.”
La speculazione edilizia che avanza:
Parliamo di Colle Formello, zona boschiva montana intoccabile dalla speculazione edilizia, giusto?
“Sì, a settembre 2016 sarebbe scaduta l’unica licenza edilizia ottenuta in quasi quaranta anni di contenziosi. Il Comune, nonostante i nostri inviti ad attendere la sentenza del Consiglio di Stato, ha optato, nei mesi scorsi, per una nuova convenzione urbanistica in totale disprezzo dell’attuale piano regolatore, dando altri dieci anni di tempo ai costruttori per cementificare 17.000 metri cubi su un bosco, ex-bosco perchè non c’è più, di castagni!”
Un gruppo di persone, allora, può far fronte comune a illeciti ambientali, ponendosi in prima linea a difesa di un parco?
“Sì, si può, ma ci vuole molta tenacia e perseveranza, oltre che un chiaro scopo e condivisione di ideali tra i soci e simpatizzanti dell’associazione.” Che sia la cosa giusta non ci sono dubbi, a sostenerlo è anche l’UE: La Natura è il sistema che sorregge la vita, perciò dobbiamo prendercene cura.