In questo articolo parliamo di:
Dormire nelle piazze con i senzatetto:
“La Notte dei senza dimora è stata ideata 11 anni fa, la prima edizione si tenne a Milano; è una versione italiana dello ‘Sleep out’ che si fa in Europa e che ha una tradizione lunghissima. Infatti in molti paesi europei la contestazione si fa dormendo per strada; dato che il 17 Ottobre è la giornata mondiale contro la povertà indetta dall’Onu,in quella data da 10 anni focalizziamo l’attenzione sul disagio dei senza dimora; è un problema che ci portiamo dietro dagli anni ‘50 – ‘60, e che nonostante vari interventi di inclusione sociale non si è mai risolto.”
Importante sottolineare come l’evento, che è di portata nazionale ed ha iniziato a coinvolgere nel corso degli anni sempre più piazze italiane, sia totalmente gratuito e gestito da volontari che si riuniscono ed organizzano una notte tipo da presentare ai cittadini:
“Quella notte ogni piazza che aderisce organizza un comitato cittadino, costituito da associazioni che si occupano di disagio, ed i volontari si riuniscono per organizzare un programma che comprende una cena sociale insieme ai senzatetto per strada, vari interventi di associazioni ed amministrazione, concerti. Alla mezzanotte tutti quelli che lo desiderano, muniti di sacchi a pelo, si fermano a dormire nella piazza proprio come fanno i senza fissa dimora nella loro quotidianità. L’invito è rivolto soprattutto ai cittadini normali, non solo alle associazioni di volontariato.
Come si vive per strada senza un letto?
Coloro che decidono di dormire e provare questa esperienza riescono a calarsi per una notte nella realtà dei senzatetto ed a comprenderne più da vicino le problematiche: “La prima volta ho partecipato all’evento ero molto scettico – ci confida Girolamo Grammatico – lavoro da 11 anni per i senza dimora a Roma e mi sembrava un’ iniziativa poco utile; poi quando andai al lavoro, il giorno dopo aver dormito per strada, mi accorsi che avevo un affaticamento diverso dal normale, non come quello dovuto ad una qualunque notte insonne, mi facevano male tutte le ossa, ero molto più irascibile. Ecco, questa esperienza mi è servita a rivalutare un po’ tutto quanto.”
L’unica pecca di questo evento, a giudicare dalle edizioni passate, sembra essere la ancora scarsa partecipazione della gente: “È un evento che c’è da 10 anni; l’affluenza è sempre stata consistente tuttavia quando arriva la mezzanotte ed il momento di restare a dormire all’aperto si è sempre molto pochi. Lo scorso anno eravamo solo 42, teniamo conto che a Londra quando si organizza uno ‘Sleep out’ si raggiungono le 300 / 400 persone che trascorrono la notte dormendo all’aperto.”
Ma come ci si avvicina a questo mondo ed in che modo si agisce per evitare di urtare la suscettibilità dei senzatetto? Ci spiega Grammatico: “Il metodo nostro è quello di scegliere una piazza dove dormono i senza dimora; un mese prima dell’ evento andiamo, una sera a settimana, in quella piazza a prendere contatti con loro, ci avviciniamo lentamente spiegandoli il nostro progetto, cercando sempre di non invadere il loro territorio e la loro privacy. Agendo così la cosa funziona, se avessimo operato organizzando tutto in un unica giornata, quella dell’evento, sarebbe stato un po’ come esercitare una violenza, una sorta di irruzione nel luogo dove questa gente vive.”
Senzatetto: un problema che non si vuole vedere
Un approccio graduale quindi, per non urtare la suscettibilità di chi vive in condizioni di emarginazione che potrebbe sentirsi sbalzato al centro dell’attenzione improvvisamente, dall’oggi al domani; il che rischierebbe di apparire come semplice operazione di facciata e non come un voler effettivamente risolvere i problemi. Operazione, quest’ ultima, nella quale spesso incappano le amministrazioni locali:
“Le amministrazioni non dicono mai di no al progetto, però poi per ottenere quello che chiediamo, che non sono mai soldi ma bensì servizi, dobbiamo farci in quattro; la macchina burocratica rallenta sempre la buona volontà. Il sostegno formale ci è sempre arrivato, in piazza sono sempre venuti e due parole le hanno sempre dette; tuttavia il sostegno pieno non siamo mai riusciti ad averlo; l’impegno di trovare un punto di incontro, un dialogo con le associazioni per far si che questo sia un evento a lungo termine e non uno spot di una sera, quello è sempre mancato.”
Lo scopo dell’ evento, infatti, non è e non potrebbe essere quello di risolvere un problema così grande in una serata, ma è di metterlo in risalto agli occhi dell’ opinione pubblica, focalizzare la lente su un aspetto della società che non si può fingere di non vedere; a questa serata dovrebbero poi far seguito politiche adeguate e soluzioni efficaci:
“questo evento non è risolutivo – conclude Girolamo Grammatico – serve a sensibilizzare i cittadini normali che non conoscono il problema dei senzatetto o magari lo conoscono da lontano; la finalità è sensibilizzare, informare, condividere. Venire con noi e trascorrere una notte dormendo per la strada è un modo efficace per calarsi nei panni di questa gente in modo da comprenderne meglio la drammaticità della situazione e magari cambiare atteggiamento nei loro confronti.”
Un antico proverbio dei Pellerossa, gli indiani nativi d’America, recitava: prima di giudicare un uomo, cammina per tre lune nelle sue scarpe.