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L’isola dei cassintegrati: storia di una protesta

Immaginate un’isola non molto grande situata nel Mediterraneo, nota per aver ospitato in passato uno dei più grandi penitenziari e divenuta adesso Parco Nazionale; immaginate anche che su quest’isola, un giorno, sbarchi un piccolo gruppo di persone, in cassa integrazione da più di quattro mesi, ed occupi pacificamente il vecchio carcere in segno di protesta; ciò che otterrete non sarà l’ennesimo reality televisivo insulso e vuoto, ma purtroppo una storia vera di vita, con protagonisti reali.
Il 24 Febbraio, un gruppo di operai della Vinyls, in cassa integrazione da quattro mesi, è sbarcato sull’isola dell’ Asinara ed ha preso possesso delle sale del carcere, in disuso dal 1998 dopo ben 112 anni di onorata carriera e considerato a ragione come una sorta di ‘seconda Alcatraz’. L’obiettivo è chiaramente quello di protestare per la loro situazione.
Abbiamo raggiunto telefonicamente, con non poca fatica dovuta alla difficoltà di collegamenti con l’isola, uno dei responsabili di questa singolare protesta, Pietro Marungiu, per farci raccontare in prima persona quello che sta succedendo.

Storia degli operai della Vinyls:

Ci racconta in breve la vostra situazione?
“Noi siamo gli operai della Vinyls (ex Enichem) di Porto Torres in cassa integrazione ormai da Novembre, abbiamo gli impianti fermi da Luglio; la nostra azienda si è sempre occupata della produzione del pvc. Nonostante qualcuno voglia far credere che sia dovuta alla crisi mondiale, la verità è che siamo in questa situazione perché l’Eni, che è proprietaria della materia prima che noi lavoriamo, non ce la vuole più fornire. Noi siamo sbarcati sull’ isola dell’Asinara lo scorso 24 Febbraio e ci siamo sistemati nel noto carcere rinchiudendoci nelle celle volontariamente. Siamo una ventina in tutto, appena arrivati il corpo forestale dello stato che è responsabile di quest’isola ci ha accolto in maniera meravigliosa.”
Nessun ha fatto qualcosa per evitare questa situazione?
“Io in qualità di più anziano, 56 anni e 36 di contributi, rappresento i miei colleghi e parlo a nome anche loro. Ci tengo a dire che oltre a Scaroni (a.d. di Eni Spa, ndr), Scajola e Berlusconi, siamo delusi anche dall’ atteggiamento dei sindacati nazionali dei chimici, il cui apporto è stato praticamente  inesistente in questa vicenda; non hanno fatto niente per noi. Per fortuna abbiamo i sindacati provinciali che si stanno dando da fare e ci stano aiutando. La situazione è molto grave, siamo dispiaciuti anche del fatto che il Presidente del Consiglio non abbia fatto niente per parlare con l’Eni, dato che ne detiene il 33% delle azioni attraverso il Ministero del Tesoro, e ne nomina lui personalmente l’amministratore delegato.”

La singolare protesta nel carcere dell’Asinara:

Come nasce questa forma singolare di protesta che ha avuto molto successo soprattutto in internet, su Facebook?
“Noi stiamo cercando di rendere nota questa protesta soprattutto su internet; ammetto che io non sono molto pratico di queste nuove tecnologie ma quando i ragazzi più giovani mi hanno detto dell’enorme successo di contatti raggiunto su internet, abbiamo brindato. Mi sento di dire, essendo il più anziano di tutti, che non è più il tempo di rovesciare cassonetti, rompere vetrine o fare dimostrazioni violente; è tempo di fare cose intelligenti come questa per cercare di smuovere qualcosa.”
Fuori dall’isola quale eco ha avuto la vostra protesta?
“Come detto, una grande eco soprattutto in internet. Quello che mi dispiace è che ogni tanto qualche ragazzo che è qui presente con noi debba leggere che qualcuno sostiene che siamo venuti qui in vacanza; questo è vergognoso e del tutto privo di logica. Noi non siamo venuti certamente per fare una vacanza, chi lo sostiene è invitato a venire qui sull’isola e vivere nelle celle del carcere come stiamo facendo noi da diversi giorni.”
Come vi siete organizzati la vita dal punto di vista anche del sostentamento?
“Per quanto riguarda il cibo ci inviano la roba da casa, in molti casi arrivano anche cose piuttosto raffinata e pregiate. Ecco, ci terrei a dire che ringraziamo tutti per quanto stanno facendo, ma noi vogliamo solo beni essenziali per la sopravvivenza, a cominciare dall’ acqua che, come noto, qui sull’isola dell’Asinara non è potabile. A noi bastano soltanto generi di prima necessità, in molti casi ce li stanno inviando le nostre famiglie; ecco, ci accontentiamo anche soltanto di pane ed acqua.”

Pubblicato in Interviste

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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