In questo articolo parliamo di:
Il gruppo per i bambini immigrati:
Dr.ssa Da Riol, lei è Segretario del Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Immigrato: qual è la funzione di questo gruppo?
“Il Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Immigrato nell’ambito della Società Italiana di Pediatria, ormai da 20 anni studia, analizza ed elabora proposte rispetto ai vari aspetti connessi alla salute del minore migrante e della sua famiglia in Italia, mantenendo costante riferimento ai principi della Convenzione sui diritti del fanciullo di New York. Fu istituito nel 1992 da alcuni pediatri della Società Italiana di Pediatria i quali si resero conto che, poiché i figli di donne immigrate erano sempre più presenti nelle sale parto e nei pronto soccorso dei nostri ospedali, emergeva la necessità di conoscere meglio i loro bisogni e le loro caratteristiche socio–sanitarie”
Quali peculiarità presentavano, nello specifico, questi nuovi pazienti immigrati?
“In quegli anni furono condotte numerose indagine clinico-epidemiologiche multicentriche nazionali per capire quali patologie erano più frequenti nei bambini immigrati rispetto ai i bambini italiani; questo perchè inizialmente si credeva che i bambini stranieri fossero più soggetti a malattie particolari, endemiche nei loro paesi di origine e poco conosciute in Italia. Grazie agli studi multicentrici del GLNBI invece, si è evidenziato che questi bambini non erano affetti da malattie tropicali strane ma che le patologie prevalentemente riscontrate erano quelle legate alla povertà e a condizioni di carenza igienico-abitativa, nutrizionale ecc… quindi non dovute al fatto di venire da un paese lontano, ma alla questione di vivere, qui in Italia, in un ambiente disagevole. E se questo è vero per i figli degli immigrati regolari lo è ancor di più per il bambino i cui genitori si trovano in condizione di irregolarità giuridica o clandestinità. C’ è poi un altro aspetto da tenere in considerazione quando si parla di questi flussi migratori…”
Quali immigrati arrivano in Italia?
A quale aspetto si riferisce?
“La tipologia della popolazione migrante è cambiata nel tempo e di conseguenza sono cambiati anche i pazienti che accedono alle nostre strutture sanitarie; inizialmente ad esempio nelle nostre città giungevano soprattutto migranti di sesso maschile in cerca di lavoro. Poi, con gli anni, si è arrivati ai ricongiungimenti familiari e l’immigrazione ha assunto carattere più stabile e duraturo con graduale aumento di natalità dovuta alle donne immigrate. Nell’ultimo decennio l’apporto delle donne immigrate è stato fondamentale per ridurre il calo demografico che affligge il nostro paese; basti pensare che, ad esempio, nel 2011 sono stati 79mila i bambini nati da donne straniere nel nostro paese. Il 18% di tutti i nati di quell’anno . Attualmente in Italia si stimano circa un milione di presenze di minori stranieri di cui più di 500 mila sono nati in Italia.”
Si può quindi affermare che con gli anni è mutata la tipologia di immigrati, anche bambini?
“Esattamente: sono cambiate le caratteristiche della popolazione dei minori migranti e si è arrivati ad una nuova fase di lavoro del nostro gruppo. Pur mantenendo alta l’attenzione agli aspetti epidemiologici ed clinici ci si è rivolti anche a quelli legislativi e normativi che regolano il diritto alla salute di questi bambini. E qui andiamo ad inserirci nell’importante tema dell’accordo sottoscritto il 20 dicembre 2012 incentrato sul documento ‘Indicazioni per la corretta applicazione della Normativa per l’Assistenza Sanitaria alla Popolazione Straniera da parte delle Regioni e Province Autonome’.”
Questo accordo viene descritto come estremamente importante: di cosa si tratta nello specifico?
“Si tratta di un documento che raccoglie in modo sistematico le regole per l’erogazione dell’assistenza sanitaria agli stranieri presenti in Italia, con il fine di ridurre le difficoltà degli operatori nel loro lavoro quotidiano e di garantire il rispetto della normativa vigente, riducendo le barriere burocratiche nell’accesso ai servizi della popolazione straniera, in una ottica di inclusione. Uno dei punti salienti di tale documento riguarda l’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno.”
Legge sulle cure per i bambini irregolari:
Quindi novità importanti anche per l’accesso alle cure di bambini irregolari?
“L’importanza di questo accordo deriva dal fatto che a livello delle varie regioni italiane si assisteva ad una notevole differenza per quel che riguardava la modalità di erogazione dell’assistenza sanitaria ai bambini cosiddetti clandestini, non regolari. E questo perché vi erano diverse attuazioni delle normative nazionali; solo alcune regioni riconoscevano al minore non regolare la possibilità di accesso al pediatra di base. Alcune, come la Puglia, assicuravano l’iscrizione diretta al pediatra di base; altre, come il Friuli Venezia Giulia, davano la possibilità al bambino non regolare di accedere alla visita del pediatra di base, il quale avrebbe fatto la sua valutazione e mandato poi la richiesta di compenso alla Regione. Una sorta di richiesta a bisogno quindi, e non iscrizione diretta.”
In sostanza, fino ad oggi le regioni hanno agito in modo autonomo per quanto riguarda l’ accesso al pediatra di base?
“Purtroppo si: a parte questi pochi esempi, in tutte le altre regioni il minore non regolare non aveva accesso alla pediatria di base, fattore questo molto grave. Nell’ottica di tale diversità finalmente è giunto l’ accordo di cui sopra, una vera e propria pietra miliare. È importante sottolineare che nell’accordo non si parla di una nuova legge, ma si va ad aiutare le regioni ad interpretare bene le norme esistenti.”
Le norme c’erano già?
“Già nel Testo Unico sull’Immigrazione Art.34 ed il DPR 394/399 si stabilisce che i soggetti clandestini o non in regola con il permesso di soggiorno, hanno comunque diritto alle cure urgenti, essenziali e continuative, quello che mancava era l’attuazione della legge; a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione infatti, si era dato alla Regioni il mandato di applicare queste norme; lì è stato il problema, perché era nato una sorta di rimpallo tra Stato e Regioni stesse. In sostanza, anche prima c’erano le leggi ma non venivano applicate in modo equo ed omogeneo nelle varie regioni. Questo nuovo accordo permette finalmente di veder riconosciuto il diritto alla salute di tutti i bambini nel nostro territorio; cosa importante anche per noi pediatri.”
Sono mai capitate situazioni nelle quali non sapevate come intervenire quando un minore irregolare si presentava per ricevere assistenza?
“Certamente, è successo spesso; e questo perché i colleghi pediatri che si trovavano di fronte questi bambini spesso non sapevano come agire. Intendo non dal punto di vista clinico ed assistenziale, ovviamente, ma da quello giuridico ed amministrativo. Anche per questo noi come gruppo di studio della Società Italiana Pediatria abbiamo sempre cercato di fare formazione ai pediatri e agli altri operatori sanitari del materno-infantile per renderli il più possibile preparati nell’ambito della tutela del diritto alla salute del bambino straniero.”