In questo articolo parliamo di:
La protesta di Jacopo Melio:
Da lì questo hashtag #vorreiprendereiltreno ha avuto un successo inaspettato?
“Si, era una cosa che non mi sarei mai aspettato.. una condivisione così immediata nel giro di pochi giorni. Ho anche aggiunto, in maniera provocatoria, che se non posso salire sul treno non incontrerò mai la ragazza dei miei sogni, come accade nei film, e che quindi sono single per colpa dei trasporti pubblici.”
Quando è iniziata la diffusione del tuo hashtag?
“Mi pare fosse il 27 giugno. Dopo lo scambio di messaggi con l’ex ministro Maria Chiara Carrozza avevo detto ai miei amici: perché non condividiamo le foto con l’ hashtag #vorreiprendereiltreno su Facebook e su e Twitter? L’intento era quello di riflettere tra di noi; invece nel giro di pochi giorni si è assistito a una condivisione spaventosa. Il boom c’è stato quando anche Beppe Severgnini ha ricondiviso questo hashtag.”
A proposito di boom, nelle ultime ore anche Al Jazeera ti ha intervistato
“Si esatto, Al Jazeera mi ha intervistato su Skype. Tutto questo mi ha un po’ sorpreso, devo dire la verità: ciò che voglio sottolineare è l’importanza della battaglia che porto avanti. Prendere il treno per me, date le mie condizioni di salute, è problematico. Se questa mia iniziativa ha dato voce ad una problematica così grossa sono contento.”
Hai ricevuto attestati di solidarietà o altro?
“Si, anche diverse proposte: ma io non chiedo donazioni o altro. il mio è un messaggio alle istituzioni; voglio dire che non possono rimetterci sempre i cittadini più deboli.”
Quello che è importante è fare qualcosa di concreto: l’attenzione dei grandi giornali nei tuoi confronti tra pochi giorni passerà.
“A parte l’impatto mediatico, quello che conta è che non si dimentichi tutto in pochi giorni, ma si tenti di fare qualcosa di concreto: non solo articoli o belle parole. Queste cose su internet, sui giornali, social ecc… durano 1 o 2 giorni poi finiscono. Lo so bene. Quindi il fatto che questa voce stia continuando a girare è di fondamentale importanza. Se ne deve parlare il più possibile.”
Disabili e barriere architettoniche: non solo treni
Al di là del tuo hashtag di successo, tu sei un ragazzo disabile. Quanto è difficile nella tua condizione viaggiare sui treni e mezzi pubblici in generale?
“Quello del treno è stato per me un pretesto per parlare di barriere architettoniche in genere: ma comunque si, per un disabile viaggiare sui mezzi pubblici in Italia è un disastro. Noto che nelle stazioni tendono ad evitarci, diciamo così per utilizzare un eufemismo; perché non sanno dare risposte nemmeno loro e non sono minimamente attrezzati. Un ragazzo disabile invece di presentarsi direttamente in stazione con gli amici per andare al mare o da qualsiasi altra parte, dovrebbe telefonare 10 o 15 giorni prima per avere certezza che in quel giorno e a quell’ora ci sia un treno attrezzato. E questo fa un po’ arrabbiare perché è si una barriera architettonica ma anche culturale.”
Tu vivi su una carrozzina: quali altre barriere architettoniche incontri nella tua quotidianità?
“Soprattutto scale, scalini ecc.. qualsiasi esercizio commerciale difficilmente ha scivoli per accesso. Dipendo sempre da qualcuno che mi deve sollevare con la carrozzina. O devo aspettare fuori. Poi la classica macchina parcheggiata davanti allo scivolo del marciapiede ad esempio. Che magari non viene fatto con cattiveria, ma per mancanza di cultura. Quando un problema non riguarda una grande parte di persona viene un po’ lasciato da parte.”
Sei fiducioso che in futuro, in Italia, si potranno risolvere questi problemi di barriere architettoniche e culturali o pensi che non cambierà mai niente?
“Io sono ottimista per natura. Credo nella politica, quella buona; soprattutto a livello locale dove ci sono brave persone. A livello nazionale vengono persi di vista gli obiettivi minori, nel senso quelli che riguardano una parte più piccola della popolazione. Spero comunque che qualcuno si metta una mano sulla coscienza e decida di affrontare questo tipo di problematiche.”