In questo articolo parliamo di:
L’associazione Caramella Buona
Da quanto tempo è attiva la vostra associazione ‘Caramella Buona’ e di cosa si occupa?
“L’ associazione Caramella Buona nasce 13 anni fa a Reggio Emilia, dove abbiamo tutt’ora la nostra sede nazionale, ed è stata la prima associazione in Italia ad esser riconosciuta parte civile e difensiva in processi penali a carico di pedofili. Noi ci occupiamo prevalentemente di informazione corretta e di formazione qualificata, intesa anche come criminologia, con corsi aperti a forze dell’ordine, avvocati, medici ed altri addetti ai lavori: di conseguenza siamo per un approccio tecnico – scientifico al problema dell’ abuso sui minori.”
Come vi muovete nel vostro lavoro?
“Non siamo estremisti, non vediamo il marcio ovunque: tuttavia quando ci imbattiamo in casi che, dopo una doverosa scrematura, sembrano esser indirizzati verso la colpevolezza, siamo determinati a muoverci anche con i nostri consulenti per portare il caso in tribunale ed avere la giusta pena. Attualmente in Italia abbiamo 5 casi aperti in tribunale contro ‘sex offender’, quindi stupratori e pedofili, il più eclatante dei quali riguarda don Ruggero Conti, ex parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima, in via di Selva Candida a Roma.”
Capire in che modo deve esser ascoltato un bambino
Abbiamo riscontrato che nella vostra opera vi avvalete della consulenza di personaggi di un certo rilievo
“Abbiamo un comitato scientifico particolarmente prestigioso diretto dalla nota criminologa Roberta Bruzzone, il presidente onorario è l’avvocato Nino Marazzita che non ha certo bisogno di presentazioni. Siamo altamente specializzati in materia di pedofilia anche perchè essendo quotidianamente presenti nei tribunali di tutta Italia ne otteniamo un riscontro pratico proprio in termini di specializzazione. Questo ci è stato anche riconosciuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha voluto conferire un riconoscimento personale alla nostra associazione. Ci tengo a dire che in Italia abbiamo, oggi come oggi, più di 20.000 sostenitori.”
In quale direzione vi muovete per fronteggiare questo problema così delicato?
“Il nostro intento è fare in modo che tutti gli attori, da forze dell’ordine a medici, avvocati e consulenti tecnici, acquisiscano sempre più una maggiore professionalità. Ci siamo infatti accorti che tanti professionisti hanno molte lacune su un crimine così specifico che ha caratteristiche e protocolli diversi rispetto ad altri crimini. Se tutti noi applicassimo i protocolli anche scritti per capire in che modo dovrebbe esser ascoltato un bambino e come gli inquirenti dovrebbero reperire le prove, probabilmente si aiuterebbe la situazione.”
Il fenomeno della pedofilia in Italia
Sono molti attualmente i casi e in cui non si sono applicati i protocolli esatti?
“Si ce ne sono diversi; penso ad esempio alla situazione di qualche asilo dove da anni va avanti il processo e dove però sappiamo tutti che, purtroppo, l’investigazione è partita male. Ed in questi casi a rimetterci non è solo la verità, ma anche e soprattutto i bambini che devono esser ascoltati diverse volte dagli inquirenti e questo, per loro, è un abuso psicologico. Io leggo ancora delle carte allucinanti con poliziotti che interrogano il bambino con domanda e risposta, come fosse un adulto. Questo vuol dire partire male. Un bambino è molto diverso rispetto ad un adulto da ascoltare, anche per evitare che dica una bugia.”
Quali sono i meccanismi che contribuiscono allo sviluppo della pedofilia?
“La pedofilia è uno dei i reati peggiori che possano esistere e si sviluppa con i medesimi meccanismi della mafia, cioè omertà ed ipocrisia; questo permette alla pedofilia di crescere, svilupparsi e non incontrare ostacoli sul suo cammino. Basta fermarsi a riflettere su un dato significativo; tale reato ha una altissima recidiva, quasi il 100%, di conseguenza un qualche strumento per spezzare questa catena deve per forza esserci. Non possiamo leggere che una persona arrestata oggi era stata, ad esempio, presa 10 anni prima per lo stesso tipo di reato o per uno simile.”
L’ omertà a cui fa riferimento in quali strati è riscontrabile?
“In diversi strati della società, l’omertà è un’aggravante. Restiamo sulla cronaca di questi giorni e parliamo di chiesa; noi non siamo anticlericali, tutt’altro, però riteniamo che un vescovo non si possa assolutamente permettere, e questo è un appello che lanciamo al Santo Padre, di ignorare certe cose o di tacere. Purtroppo in molti casi, come visto, ciò è accaduto a causa di un atteggiamento di tipo omertoso; si tende in sostanza a chiudersi a riccio e cercare di risolvere il problema dall’interno magari trasferendo il sacerdote in questione da una parrocchia all’altra.”
Pedofilia e certezza della pena
Il vostro approccio al problema, come ci dicevate, prevede la certezza assoluta della responsabilità?
“Siamo per l’accertamento della verità, sarebbe un controsenso voler cercare qualcosa anche quando non c’è; i casi in cui si grida al mostro e poi dopo non risulta nulla non fanno bene a nessuno, né all’imputato né tantomeno al bambino stesso. Una volta emersa la verità, siamo dell’opinione di dover mandare in carcere i responsabili anche perché è l’unica soluzione efficace al problema.”
Come mai non si riesce a punire con la giusta pena i responsabili di tali reati?
“La legislazione italiana, per combattere i reati di pedofilia, è una delle migliori al mondo, bisogna ammetterlo. Il problema diventa, come spesso nel nostro paese, la certezza della pena. Una persona condannata a 6 o 7 anni, dopo un anno e mezzo uscirà e per sua natura andrà inevitabilmente a cercare i bambini ed a reiterare il reato. Ecco perché noi chiediamo, come proposta di legge, la tracciabilità del pedofilo che aiuterebbe non tanto la repressione ma la prevenzione del reato.”
In che modo?
“Chi esce dal carcere deve segnalare, ad esempio, cambi di residenza e spostamenti alle forze dell’ordine. Deve essere costantemente monitorato. Invece non esiste una banca dati internazionale dei ‘sex offender’, che quindi possono spostarsi liberamente da un paese all’altro, così come non esiste nemmeno una banca dati del Dna che risulterebbe molto utile in materia.”
Quindi ritenete che non vengano prese le opportune contromisure?
“Diciamo che disponiamo di mezzi inadeguati, le istituzioni fanno ancora orecchi da mercante in tema di tutela dei bambini; tante parole ma poca concretezza. Molti progetti anche di vari ministri, tanto di destra quanto di sinistra, rimangono sulla carta. Poi la formazione, di cui parlavo prima; non è vero ad esempio che le forze dell’ordine facciano molta formazione in materia, noi siamo sempre in giro per l’Italia a fare conferenze, corsi ecc… e capita spesso di esser avvicinati, con molta umiltà ed intelligenza, da persone in divisa che ci esprimono il loro disagio. Siamo molto carenti in materia di formazione. Stesso discorso per avvocati, magistrati, ed addetti ai lavori in generale.”
Un pedofilo può essere curato?
Il fatto che un pedofilo non possa esser curato è più un tema etico o scientifico?
“E’ una questione scientifica, oggi come oggi la comunità scientifica mondiale riconosce che il ‘sex offender’ ed il pedofilo in particolare è una persona incurabile; per molto tempo si è parlato di improbabili cure come la castrazione chimica. Noi diciamo sempre che è un grande bluff; è da 20 anni che viene sperimentata nel mondo ed una sperimentazione che dura così tanto vuol dire, a rigor di logica, che ha aspetti non funzionanti.”
Come funziona la castrazione chimica e perchè la ritenete inifficace?
“Sono farmaci non efficienti a livello curativo, servono solo ad abbassare la libido il che può anche portare a controindicazioni come ad esempio ad ulteriori scompensi a livello celebrale, ossia il contesto da dove parte la pedofilia stessa. Abbiamo presentato in diverse conferenze casi di pedofili trattati con questi mezzi e che, non riuscendo a raggiungere l’erezione, hanno continuato ad abusare su bambini usando oggetti come manici di scopa o mazza da baseball. Una cura vera e propria, purtroppo, non esiste. L’unica prevenzione che si può prendere, una volta scoperto e condannato il responsabile, è l’isolamento. E’ il solo modo di risolvere il problema, anche per il bene del pedofilo stesso.”
In conclusione, possiamo dire che l’Italia non è preparata ad affrontare il problema della pedofilia?
“Senza dubbio; siamo ancora inadeguati ad affrontare la situazione. Stiamo facendo alcuni passi avanti ma ci sono ancora grandi lacune conoscitive su come affrontare questo problema.”