Insegnanti di sostegno: le problematiche principali
Professore, di cosa si occupa il Ciis?
“La nostra è una associazione senza scopi di lucro e l’attività che svolgiamo riguarda soprattutto informazione sulle problematiche degli insegnanti di sostegno ed il loro ruolo all’interno della scuola. Siamo nati nel 2001 e siamo operativi dal 2003; abbiamo diverse adesioni e contiamo su molti simpatizzanti, vale a dire cittadini che fanno l’iscrizione e poi continuano a seguirci. L’aspetto più importante sul quale si focalizza il nostro operato è, naturalmente, la conoscenza delle problematiche inerenti la figura dell’insegnante di sostegno, che ha un ruolo fondamentale all’interno della scuola: infatti contribuisce a fornire un atto di indirizzo su metodologie di studio ed apprendimento che devono essere messe in pratica nei confronti degli alunni con disabilità.”
Quali sono ad oggi i maggiori problemi che riscontrate?
“Ad oggi riscontriamo su quasi tutto il territorio nazionale troppe classi con un altissimo numero di alunni presenti, sia disabili che normodotati. Inoltre, parlando di disabilità, si assiste a tutt’oggi, malgrado il fatto che dal 2009 ci siano state le linee guide redatte dal Ministero con il preciso intento di integrare e sostenere l’attività progettuale degli alunni, ad un rimbalzo di responsabilità sul successo formativo di alunni disabili da parte di dirigenti ed insegnanti curricolari. Si fa ancora fatica a comprendere che la presa in carico coinvolge tutta la comunità scolastica così come prevede la norma a partire dalla legge 104 e tutti i successivi decreti.”
E le problematiche che maggiormente riguardano gli alunni con disabilità?
“Parlando di accordi di programma territoriale notiamo mancanze per quanto riguarda gli alunni che soffrono di disturbi specifici di apprendimento; alunni dislessici, disgrafici, che attualmente ai sensi della legge 170/2010 hanno avuto la possibilità di veder riconosciuta la patologia. Nella stessa legge si dice che occorre avere particolare attenzione nella certificazione di queste disabilità in quanto se non vengono associate ad un handicap specifico, con il solo disturbo specifico di apprendimento non possono esser assegnati insegnanti di sostegno; e questo per noi è un limite perché spesso un disturbo simile, se abbastanza accentuato, merita un sostegno.”
Pochi insegnanti e precari
Parlavamo prima del rapporto numerico tra insegnanti di sostegno ed alunni con disabilità. Quale è attualmente la situazione?
“Nonostante ci sia stata la sentenza n.80 della Corte Costituzionale, che ha decretato che le ore di sostegno devono essere assegnate su effettive esigenze dell’alunno, e malgrado il fatto che il ministero abbia con più circolari affermato di voler ovviare a queste esigenze, registriamo comunque tantissime situazione di rapporto di 1 a 2; quindi soltanto 9 ore di sostegno per scuole medie e superiori rispetto alle 18 che invece dovrebbe essere con il rapporto di 1 a 1. Chi ha richiesto oltre 18 ore di sostegno si trova costretto ora a pagare di tasca sua. Nel complesso abbiamo 185mila alunni disabili iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado a fronte di circa 93mila insegnanti di sostegno.”
Altro problema, quello della stabilizzazione dei docenti di sostegno. Cosa ci dite in merito?
“Esattamente, è un problema emergente che riguarda la stabilizzazione degli insegnanti di sostegno precari. Riteniamo che non si possa assistere al turn over da un anno all’altro dei docenti di sostegno a discapito della continuità didattica. Così facendo non si riesce a portare bene a termine il percorso con gli alunni disabili; anche le varie associazioni di famiglie sono con noi in questo. C’è tuttavia un altro problema burocratico che andrebbe affrontatato…”
Di cosa si tratta?
“Il ruolo di monitoraggio che dovrebbe esser svolto dagli uffici scolastici provinciali, ex provveditorati agli studi; occorre attivare all’interno di ogni ufficio scolastico regionale un osservatorio sull’integrazione scolastica, cosa che assolutamente non registriamo se non in pochissime regioni. La cosa grave è che l ‘attività di tutti questi uffici non viene assolutamente pubblicata on line, quindi non abbiamo riscontri oggettivi sulle problematiche in tema di integrazione scolastica a livello territoriali. Per avere i dati siamo costretti a contattarli personalmente e stabilire con loro incontri. Tra l’altro la normativa, a partire dal decreto Brunetta ampiamente pubblicizzato in materia di semplificazione di comunicazione tra cittadino e Pubblica Amministrazione, ne prevederebbe la pubblicazione.”