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Il ruolo dei mass media nella società moderna

I mass-media e la società; un argomento di fondamentale importanza da analizzare in profondità soprattutto in funzione di quello che è il loro ruolo, la valenza anche storica e, non ultimo, l’impatto che essi possono avere all’interno della società stessa.
Un tema certamente di non facile esposizione all’interno del quale ci guida Gennaro Francione; personaggio poliedrico, già giudice, drammaturgo, scrittore con all’attivo numerosi romanzi e saggi, quando indossava la toga divenne famoso anche per una storica sentenza che nel 2007 assolse il disturbatore televisivo Gabriele Paolini. Lo incontriamo per analizzare più in profondità l’attuale situazione dei media.

I mass media nella società:

Giudice, qual è il ruolo dei media all’interno della società ed il loro impatto su di essa?
“In nessuna teoria democratica si mette in dubbio il fatto che una delle caratteristiche di una dittatura sia il monopolio dell’informazione (cito Giovanni Sartori). Mussolini aveva capito l’importanza del monopolio dell’informazione per dominare l’Italia. Hitler teorizzò questo sistema in Mein Kampf, un cavallo di battaglia per quelle TV che oggi con messaggi martellanti cercano di imporre alla gente prodotti, avvenimenti, star, sorrisi smaglianti di politici. La verità è che i media risentono oggi del sistema di caste. Giornali e televisioni (Quarto e Quinto Potere) sono oggi in mano a potentati economici che decidono quale notizia, personaggio, libro etc… deve passare e quale no.”
In che modo i media contribuiscono a condizionare il pensiero sociale? Si può riscontrare in essi un forte ruolo di responsabilità?
“L’informazione è condizionamento di per sé: ti dice cosa conta e cosa no, veicola avvenimenti che piacciono al potere politico ed economico, oscurando dati della controinformazione che potrebbero creare alternative ‘pericolose e sovversive’ rispetto al mantenimento dello status quo. Un modello di informazione chiusa è il sistema radiotelevisivo forte. I meganetwork dovrebbero essere di tutti, ma lo sono solo in apparenza, perché nel fondo sono nelle mani  di pochi. I media-burocrati decidono chi passa e chi no, elargendo gettoni fissi e milioni di euro a una ristretta cerchia di persone.”
Si può in qualce modo individuare nei media un ruolo attivo nella crescita della diseguaglianza all’interno della società?
“Certamente. Uso un modello a me congeniale: il teatro. Io faccio teatro ma non vado in televisione. Esiste una miriade di attività teatrali che non vanno in televisione. Chi ci va? Ma sempre i soliti, neppure i più bravi talora, legati a megaproduzioni e megateatri perché il soldo tira. E, invece, dovrebbero tirare l’arte in sé, la conoscenza. Dovrebbero accedere alla TV le avanguardie spesso costrette a vivere negli scantinati e a fare teatro sinanche nei supermercati, capaci di realizzare a budget zero spettacoli di altissima qualità.”

Rai e tv pubblica:

Lei emise una storica sentanza assolvendo il disturbatore televisivo Gabriele Paolini e condannando per certi versi la Rai. Ce la vuole spiegare?
“Il 13 aprile 2007 come giudice monocratico del Tribunale di Roma assolsi il più grande inquinatore massmediatico d’Italia e del mondo: Gabriele Paolini. Era incriminato di quattro azioni di disturbo nel corso di collegamenti in diretta, soprattutto telegiornali. Paolini si difese tra l’altro asserendo certe azioni unidirezionali da parte di conduttori televisivi nell’informazione che egli criticava aspramente. Lo assolsi, dopo lungo e attento studio dell’imputato e del denunziante, avendo Gabriele Paolini agito per libera espressione del suo diritto di manifestarsi ed esprimere il suo pensiero quando la televisione pubblica (Rai) scende in strada (artt. 2, 3, 21 della Costituzione). Quella sentenza fu chiamata sentenza  della tv  sferica.”
La Rai è del popolo tutto. Una realtà o un’utopia?
“La natura iperpopolare della RAI non la utopizzo di certo io ma l’affermò la Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi’. Ciò che rappresenta un dovere per l’intero sistema radiotelevisivo diventa un obbligo per ciascun mezzo radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (e il suo finanziamento attraverso il canone) nel suo essere dalla parte di ogni cittadino, evitando ogni subordinazione a partiti, poteri o interessi. Non si tratta solo di garantire ai diversi soggetti e alle diverse idee di essere rappresentati, ma anche e soprattutto di assicurare al cittadino il diritto di essere compiutamente informato, e di poter  avere accesso ai mezzi di comunicazione. Il pluralismo, dunque, come diritto dell’utente ad essere artefice in prima persona dell’informazione.”
Cosa intende per potestà attiva del cittadino sul diritto di informazione?
“Si tratta di un diritto reale di accesso che si esprime soprattutto come diritto a non essere esclusi dall’informazione attiva. Il documento della Commissione fornisce elementi per assicurare il pluralismo politico, etnico, religioso etc., ma soprattutto il pluralismo sociale: ‘Il servizio pubblico deve rappresentare l’autonomia e la dialettica delle realtà sociali del nostro Paese in tutta la loro ricchezza, dando voce anche a chi spesso voce non ha. Il tutto deve tradursi, per ogni genere televisivo e per l’insieme degli spazi informativi, nel richiamo esplicito e nella rappresentazione di tutte quelle realtà sociali e di tutte quelle problematiche sociali e culturali emergenti che, trovandosi in condizione di debolezza sul piano degli strumenti informativi e nei confronti degli interessi forti, risultano largamente penalizzate‘.”

Libera informazione e internet:

Quale sistema di informazione auspica o, quantomeno, immagina?
“Io immagino una sistema radiotelevisivo in cui, in gigantesca megarotazione, tutti i vadano a mostrare la loro arte, ricchi e poveri che siano. Oggi gli artisti in Tv sono sempre gli stessi, gli esperti idem. Ciò per creare programmi preconfezionati, pilotati, a misura di aurea mediocritas informativa. Oggi il sistema radiotelevisivo non permette il diritto di accesso attivo all’informazione a tutti i cittadini, e particolarmente, artisti, scrittori etc. che, pagando il canone, vorrebbero essere ammessi alla torta mediatica per dire la  loro. Il Mein Kampf di Hitler nelle tv, nei giornali, nei libri etc. dà il senso dell’informazione attuale martellante, unidirezionale o oligodirezionale, per condizionare le masse.”
Una sorta di manifesto per l’uguaglianza e la pluralità dell’ informazione?

“La mia sentenza di assoluzione di Gabriele Paolini richiamava il diritto al pluralismo della Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi. Voi l’avete vista questa pluralità e l’uguaglianza dei soggetti di fronte ai media? Questa uguaglianza non è garantita, per molti network, dall’attuale condizione di monopolio dell’informazione, essendo il diritto di accesso della gente all’informazione attiva solo sulla carta. Da ciò la situazione permanente e antidemocratica di artisti, intellettuali, professori, opinionisti etc. immotivamente esclusi dal tubo catodico dei media forti.”
Internet è ormai destinato ad assurgere al ruolo di leader assoluto nel campo dei media? A cosa potrebbe portare questo in futuro?
“Lei ha richiamato il settimo potere da me prima non citato: il Cyberspazio. E’ l’unico spazio sferico e non piramidale, attualmente veramente democratico e a click di popolo. Talmente democratico, forte e potente che già le grinfie delle altre caste si muovono per accaparrarselo o censurarlo. La Rete è l’unico sistema capace oggi di gestire la controinformazione, per abbattere le altre sei caste e creare un mondo realmente sferico.”
Vista così sembra quasi un regime da dover ribaltare con ogni mezzo
“L’uguaglianza sulla carta dei cittadini non è tale nel mondo reale mentre la stessa Costituzione prevede che si usi ogni mezzo democratico per ricostituire la parità. ‘Chiunque sia un uomo libero non può starsene a dormire’ diceva Aristofane. Parafrasandolo, potremmo dire che oggi chiunque sia un uomo libero non può starsene a pigiare il telecomando come un matto o a sfogarsi inutilmente in Internet. Scendiamo nelle strade, accerchiamo pacificamente i palazzi del potere per manifestare la nostra protesta di massa. Intanto, che la Rete sia con noi…”

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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