In questo articolo parliamo di:
Sostegno ai malati oncologici e ai loro familiari
Dottor Grisoni, cos’è e come opera la Anapaca onlus?
“La nostra associazione, con sede a Torino, si occupa da 30 anni di assistenza ai malati di malattie oncologiche ed alle loro famiglie in molti ospedali distribuiti sul territorio di Torino e Provincia; parliamo di accompagnamento, assistenza psicologica e compagnia di vario genere. Abbiamo oltre 300 soci, di cui oltre la metà svolge attività di assistenza nei day hospital e nei reparti di oncologia dando la disponibilità di un tot di ore settimanali e, su richiesta dei familiari, i volontari si mettono a disposizione anche del malato domiciliato a casa.”
Come vi preparate per poter svolgere questo delicato compito?
“Per poter operare nel reparto facciamo un corso tenuto da medici, psicologi, infermieri ecc… il tutto per poter accedere a tenere compagnia ai malati di cancro ed essere il più possibile preparati soprattutto da un punto di vista psicologico nell’ approccio con il malato stesso. Infatti la preparazione che perseguiamo mira innanzitutto a comprendere, proprio a livello psicologico, se il malato vuole o meno la nostra presenza, se la gradisce. Alcuni hanno voglia di parlare, di aprirsi, altri invece ne hanno molta meno. Inoltre, il nostro supporto ed aiuto viene rivolto anche ai familiari perché, in una patologia del genere, sono chiaramente coinvolti direttamente e quindi hanno bisogno di un sostegno.”
Come aiutare chi è malato di tumore
Che tipo di sostegno riuscite a fornire ai familiari di persone affette da patologie oncologiche?
“Parliamo di sostegno anche solo a livello pratico, come ad esempio andare all’ora dei pasti a dare un aiuto. Anche un sostegno sul piano psicologico; perché il male improvviso porta a sconvolgimenti anche dei rapporti familiari, con problemi distanza con i parenti o incomprensioni.”
Ed ai malati?
“Sostegno psicologico prima di tutto perché, come ovvio, essere proiettati all’improvviso in una fase di malattia è un duro colpo, soprattutto all’inizio è presente una fase dolorosa di non accettazione; poi, oltre al sostegno psicologico puntiamo molto sul fare compagnia, che non è un aspetto da poco. Infatti il problema della solitudine spesso procede di pari passo con queste patologie.”
Lo slogan della vostra associazione è: ‘Per vincere la solitudine della malattia oncologica’. Queste persone sono spesso sole?
“Come accennavo in precedenza spesso, a seguito dell’ avvento di un male simile, si creano sconvolgimenti anche in ambito familiare e questo si ripercuote sul malato; senza contare che c’è anche, purtroppo, molta gente che è da sola e che non è in grado di essere aiutata da nessuno.”
L’approccio con un malato oncologico
Quale è la maggiore difficoltà a livello psicologico nell’ approccio con un malato oncologico?
“L’ approccio con il malato varia in base alle circostanze: come dicevo prima, alcuni sono più portati a parlare, anche della loro malattia e dei loro timori. Altri sono più restii: tuttavia, in base alla mia esperienza di tutti questi anni posso dire che la sofferenza maggiore per queste persone è rappresentata proprio dalla solitudine, che aggiunge sofferenza alla sofferenza.”
Di cosa parlate con i malati che assistete?
“Di tutto quello che loro vogliono; solitamente cerchiamo di non entrare nel merito tecnico, quindi strettamente medico. Tuttavia se la persona vuole parlare della sua malattia noi siamo a disposizione, altrimenti parliamo del più e del meno e di problemi suoi personali, limitandoci a fare compagnia. Non tutti vogliono parlare del proprio male.”
Voi che assistete queste persone, non restate colpiti dalla facilità con la quale si usano, nel linguaggio quotidiano, parole quali ‘cancro’ o ‘metastasi’?
“E’ vero, metastasi è un termine che si abusa spesso un po’ troppo al di fuori dell’ ambito scientifico; se ne fa largo uso in una fraseologia letteraria politica. È un po’ come mischiare il sacro con il profano, e a volte può essere negativo anche perché le persone afflitte da patologie oncologiche restano per così dire contaminate a livello di pessimismo.”
In conclusione, quale è la difficoltà maggiora che, da un punto di vista strettamente psicologico, queste persone sono costretta ad affrontare?
“Direi senz’ altro il fatto di essere pronti a metabolizzare l’evento improvviso; perché, quando arriva una male simile dall’ oggi al domani, come è facilmente intuibile non lo si accetta mai.”