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Giù i prezzi nei campi, non nel carrello della spesa

Crollano i prezzi sui campi ma il carrello della spesa ne beneficia poco o, in alcuni casi, per niente. Questo è il dato interessante emerso da uno studio condotto dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori ) su numeri Istat che testimonia come la situazione inflazionistica riguardi soprattutto il settore dei consumatori finali, nel quale è possibile riscontrare aumenti dei prezzi soprattutto per quel che riguarda pane, carne, vino ed ortaggi.
Cali sostanziali registrati soltanto nel settore della frutta. Secondo lo studio della Cia, nel mese di Marzo i listini all’origine dei prodotti agricoli hanno registrato un calo del 9,6 per cento che fa seguito al meno 13,6 per cento del 2009. L’inflazione torna a salire, ma a discapito di questo il settore agricolo continua a registrare un crollo verticale dei prezzi sui campi.
Ed il dato più interessante è che a beneficiare di questa situazione quasi mai è il consumatore finale che invece assiste ad una costante impennata dei prezzi, come ci conferma Enzo Mastrobuoni, responsabile area economica della Cia che abbiamo raggiunto telefonicamente per un’intervista.

Perchè aumentano i prezzi per i consumatori finali?

Sig. Mastrobuoni, ci conferma questi dati?
“Si, questo è un dato abbastanza costante da un anno e mezzo a questa parte; abbiamo cioè una situazione anti inflazionistica dei prezzi applicati ai produttori agricoli, nel senso che sono o fermi o addirittura in ribasso, mentre abbiamo una stabilità o un aumento del prezzo finale al consumo, vale a dire per i consumatori. I dati che abbiamo riportato sono Istat, quindi non inventati da noi.”
Come devono esser letti questi dati?
“A fronte dei prezzi nei campi in riduzione, non abbiamo invece significative diminuzione dei prezzi stessi per i consumatori al momento dell’acquisto, ma anzi piccoli aumenti o, nella migliore delle ipotesi, ribassi impercettibili non in linea con quelli applicati verso i produttori. Ciò ci conferma che purtroppo  nella distribuzione dei prodotti agricoli ed agro – alimentari vi è una disparità, nel senso che tra il produttore, l’industria e la grande distribuzione vi è un valore differenziato che viene acquisito lungo la catena; il produttore oggettivamente è quello che usufruisce della parte minore del valore finale.”
Quindi a rimetterci sono il produttore iniziale ed il consumatore finale?
“Fondamentalmente si, nel senso che i produttori agricoli non guadagnano adeguatamente, addirittura per alcune produzioni abbiamo avuto delle vere e proprie perdite perché bisogna anche considerare che nel frattempo i costi di produzione sono aumentati, soprattutto in alcuni campi, in maniera spropositata; dall’ altra parte i consumatori hanno visto nello scorso anno dati significativi di aumento dei prezzi soprattutto per quello che riguarda specifici prodotti.”

I settori che subiscono aumenti maggiori:

E’ un trend pericoloso?
“Adesso fortunatamente questo trend si è un po’ limitato e siamo in una fase di stabilità. Tuttavia è bene ricordare che stiamo attraversando un periodo di crisi economica generale e che di conseguenza, con i redditi delle famiglie che sono in forte difficoltà, anche i minimi aumenti dei prezzi possono portare a situazioni delicate.”
Se produttori e consumatori finali ci rimettono, dove va a distribuirsi questo surplus creato dal crollo dei prezzi nei campi?
“Anche qui non diciamo nulla di nuovo, nel corso degli ultimi anni è stato individuato che la parte maggiore del valore del prodotto finale nel settore alimentare va alle grandi distribuzioni organizzate; si è modificata la percentuale di valore tra agricoltura, industria e grande distribuzione. Una decina di anni fa l’industria era il maggiore soggetto di acquisizione in termini percentuali di valore, questa scala è stata modificata negli ultimi anni per cui oggi i primi in classifica sono le grandi distribuzioni organizzate, poi l’industria e, per ultima, la produzione quindi gli agricoltori.”
Parlando in termini reali, quali settori hanno subìto gli aumenti maggiori?
“Abbiamo visto che gli aumenti maggiori parlando di prezzi al consumo sono soprattutto per zucchero (+ 1,5%), vini (+1%) ed anche per ortaggi, carne e pane nella stessa percentuale (+0,4%). Cali al consumo si hanno, invece, solo per la frutta (- 4,1%).”

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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