In questo articolo parliamo di:
Status di rifugiato politico:
Coloro i quali abbiano inoltre ottenuto il riconoscimento dello status di “rifugiato politico” possono giovarsi di alcune forme di assistenza quali sostentamento proprio e dei propri familiari, salute e cure mediche, sostegno allo studio, integrazione all’attività lavorativa.
Ebbene, negli ultimi anni l’Italia sta vivendo un flusso migratorio consistente e costantemente in aumento e tra questi nuovi ingressi vi è anche una grande quantità di richiedenti asilo e possibili beneficiari di protezione internazionale: il recente dossier della Fondazione Integrazione ha scattato una fotografia su queste persone in riferimento soltanto al Comune di Roma, ed il quadro che ne emerge è tutt’altro che gratificante.
Secondo la Fondazione infatti, delle oltre 6000 presenze di titolari di protezione internazionale soltanto 2000 troverebbero un posto d’accoglienza, mentre altrettanti vivrebbero un’attesa interminabile nella lista d’attesa dell’Ufficio immigrazione del Comune: quindi solo 1/3 gode di accoglienza. E gli altri?
Si arrangiano come possono, finiscono per vivere alla meno peggio in luoghi desolati e degradati, su fogli di cartone, pavimenti, portici della stazione, occupano locali dismessi o abbandonati: il tutto esposti ad un grande rischio di devianza, di illegalità, di reclutamento da parte della criminalità. Il fenomeno lo avevamo documentato già in passato dalle pagine del nostro giornale ( Nuovi profughi afghani nel degrado di Ostiense ) ma non sembra trovare una soluzione.
Luoghi di accoglienza per i rifugiati:
Non tutti quindi, finiscono nelle apposite strutture di accoglienza: rimanendo sul dossier che mette in risalto le criticità della Capitale, il Comune di Roma garantisce oggi un totale di 2.200 posti d’accoglienza. Distribuiti tra i 19 centri di accoglienza gestiti dal privato sociale in convenzione diretta con il Comune (totale di circa 1.250 posti letto). A questi si aggiungono altri 250 posti letto derivanti da due strutture sorte per fronteggiare l’emergenza abitativa.
Va anche detto che, a seguito del decreto presidente del Consiglio dei ministri del 12 febbraio e del 7 aprile 2011 arrivato dopo l’emergenza del nord Africa a seguito delle rivolte e delle repressioni di molti regimi, sono stati creati nuovi centri d’accoglienza per ospitare oltre 1.000 nuovi richiedenti asilo. Tuttavia, si legge nel dossier, l’assorbimento dei rifugiati avviene con sempre crescente fatica.
Il risultato è quello descritto sopra: vale a dire, ai margini delle città vivono molti rifugiati cosiddetti ‘invisibili’ (leggi: Nuovi profughi afghani nel degrado di Ostiense) che sopravvivono alla meno peggio. E spesso, in condizioni oltre che di degrado anche di irregolarità: infatti per alcuni di questi, già presenti sul territorio, la richiesta dello status di rifugiato è stata rigettata facendoli diventare quindi clandestini in piena regola. Un ossimoro che rende l’idea.
Da rifugiati a invisibili:
La tendenza da parte di questi invisibile è anche quella di occupare diverse aree della città (a Roma le cosiddette grandi occupazioni sono a Collatina, Romanina, Ponte Mammolo, Ostiense) creando situazioni di degrado profondo (vedi baraccopoli): oltre che disagio alla stessa popolazione locale.
Una problematica che andrebbe affrontata ed un iter che dovrebbe essere regolamentato in maniera più efficace; questo in sintesi si può dire oggi della questione relativa ai rifugiati nel nostro paese. Se chi entra nel nostro territorio in cerca di protezione internazionale finisce per essere relegato ai margini della società e costretto a vivere in condizioni di grave degrado, qualsiasi discorso o buona intenzione perde di efficacia.
Perchè, come ovvio, lasciare le persone nel loro disagio o peggio ancora trasformarli in ‘invisibili’ non è la risposta: tanto varrebbe, contro ogni convenzione internazionale, non accoglierli nemmeno.