Pesca e disabilità
A parlarci della nascita e del significato di questo evento è il presidente dell’ Associazione Caccia Grossa, Daniele di Girolamo: “Io sono un ex agonista di pesca sportiva, ho fatto gare in tutta Italia per oltre dieci anni. Nel tempo ho notato che, in giro per il paese, in questi laghi di pesca sportiva non erano mai presenti persone con disabilità, non c’era vicinanza tra disabili e questo tipo di sport: ho pensato quindi che fosse una carenza della pesca sportiva italiana e nel 2006 ho fondato un’ associazione di pesca sportiva no profit per promuovere la solidarietà e l’ integrazione sociale.”
Ci parla del progetto “Insieme a pesca”?
“Il meeting ‘Insieme a pesca’ è il nostro fiore all’occhiello; si tratta di una giornata di pesca sportiva, contornata da altre attività ludico ricreative, riservata esclusivamente a persone con qualsiasi tipo e grado di disabilità ed ai bambini delle case famiglie e malati di leucemia ed altri tumori. Fino ad oggi ne abbiamo già organizzate otto di queste giornate, siamo alla nona edizione. L’ anno scorso abbiamo avuto 160 iscritti, più di 20 tra organizzazioni sociali, di volontariato ed in favore della disabilità hanno partecipato.”
Nella presentazione di questa iniziativa parlate di integrazione no limit: cosa intendete con questo concetto?
“Semplicemente che può prender parte alla gara anche chi non sarebbe in grado attivamente di partecipare alle varie fasi; lo scopo è quello di un’ integrazione completa. Andando a spiegare questo concetto, vengono spesso organizzati altri eventi di pesca per disabili, però sono agonistici vale a dire gare, e quindi un evento per disabili riservato ad una piccola fetta di disabilità: infatti possono parteciparvi solo disabili su carrozzella ma che hanno un pieno controllo degli arti superiori ed un intelletto pari ai normo-dotati, quindi una piccola parte. Noi invece siamo aperti a tutti, vogliamo proporre una integrazione no limit e tutti possono partecipare; due anni fa ci hanno portato un ragazzo su un lettino ed intubato, che non si poteva muovere.”
Quale è il messaggio che volete lanciare alla società con questa iniziativa?
“Vogliamo dare un messaggio alla nostra società che ancora oggi, pur tra proclami e belle parole, di fatto mette da parte il disabile; le iniziative concrete sono poche, molte chiacchiere e pochi fatti. Questi ragazzi hanno pari dignità di persona, solo questo vogliamo dire: dobbiamo fare quanto più possibile per riconoscerli questa dignità.”