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Barcone migranti: ennesima tragedia. Serve soluzione drastica

Ancora una volta l’Italia assiste inerme ad una tragedia del mare al largo della costa siciliana; lo scenario è sempre lo stesso, l’isola di Lampedusa la cui curiosa dislocazione nel Mediterraneo la rende più vicina alle coste africane (circa 100km) rispetto al territorio italiano (oltre 120km) cui invece appartiene.
Questa caratteristica rende Lampedusa la porta d’Europa per migranti e clandestini proveniente dall’Africa; un luogo d’approdo per i famigerati barconi di disperati che tentano la fuga dai loro paesi di origine per cercare una vita migliore in terra italiana. Viaggi della speranza che, spesso e volentieri, finiscono in tragedia.
È di poche ore fa l’ultima disavventura al largo delle coste di Lampedusa di un barcone di 20 metri carico di migranti; un barcone, l’ennesimo, proveniente probabilmente dalla Libia con a bordo circa 500 migranti è naufragato davanti alle coste di Lampedusa provocando circa un centinaio di morti, bilancio che come sempre in questi casi è provvisorio e passibile di modifiche dato il numero dei dispersi.
Che non sempre vengono ritrovati. Poche ore prima di questa tragedia tra l’altro, nell’isola era sbarcata anche un’altra imbarcazione con a bordo quasi 500 migranti trasferiti nel centro di prima accoglienza.

 

Naufragio a largo di Lampedusa:

Secondo la prima ricostruzione dei carabinieri, i migranti presenti sul barcone naufragato avrebbero dato fuoco ad alcune coperte presenti a bordo dell’imbarcazione per farsi notare ed attirare l’attenzione degli abitanti dell’isola; operazione che avrebbe alimentato un incendio a bordo che ha poi causato il naufragio dell’imbarcazione.
Una tragedia che adesso tutti si affrettano a commentare ed a stigmatizzare, ma che in realtà è ormai una consuetudine da quelle parti; a Lampedusa sono ormai abituati a vedere arrivare barconi di quel genere ed a convivere con situazione estreme. Come avevamo documentato in passato raccogliendo direttamente le testimonianze di chi a Lampedusa era presente per verificare di persona la situazione successiva ad un ennesimo sbarco di migranti con annessa tragedia.
Proprio per questa sua predisposizione ad essere meta di immigrati, Lampedusa ospita un Centro di Accoglienza (Cda) di 381 posti; un un Centro di Accoglienza è una struttura destinata a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale.
L’accoglienza in questi centri è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento. Istituito nel luglio 1998 come Centro di permanenza temporanea (Cpt), presto il Centro di Lampedusa è risultato inadeguato ad affrontare il numero crescente di extracomunitari che sbarcavano sull’isola; per questo nel tempo ha mutato la propria conformazione divenendo un centro dedicato alle attività di soccorso e prima accoglienza piuttosto che non deputato al trattenimento ed all’identificazione.

 

Troppi sbarchi sulle coste italiane:

L’ampio numero di sbarchi che avvengono costantemente sulle coste isolane ha portato il centro di prima accoglienza lampedusano ad essere perennemente sovraffollato; a seguito degli sbarchi avvenuti in queste ore sono oltre 700 le persone ospitate a fronte di una capienza massima di meno di 400 posti.
Una tragedia che si ripete nel tempo e che l’Italia si trova a dover affrontare spesso senza i dovuti mezzi né il giusto supporto; nemmeno a farlo apposta, poche ore prima della tragedia di Lampedusa era arrivata una dura condanna del Consiglio d’Europa sulla politiche immigratorie dell’Italia. Che, secondo Strasburgo, sarebbero sbagliate in particolare per quel che riguarda la gestione dei Centri di Permanenza Temporanei ed i rimpatri forzati degli immigrati irregolari in paesi nei quali rischiano la tortura o la vita stessa.
Tutti fattori che, secondo il Consiglio d’Europa, non aiutano a convincere gli altri paesi Ue a condividere la responsabilità per i flussi in arrivo sulle coste italiane. Responsabilità che, infatti, attualmente grava tutta sull’Italia la quale si trova a dover gestire da sola la patata bollente. Senza essere in grado di farlo efficacemente.
Una situazione paradossale quindi per la quale sarebbe opportuno attuare una soluzione efficace; finanche drastica, ma purchè risolutiva. Viene da chiedersi se forse non sarebbe meglio respingere direttamente i barconi di disperati che costantemente arrivano sulle nostre coste. Non darli nemmeno la possibilità di arrivare e non prestare più alcuna accoglienza. In barba alle raccomandazioni del’Europa, che guarda e giudica.
Certo si corre il rischio di passare per razzisti o quant’altro: ma forse, arrivati a questo punto, è pur sempre meglio che non sentire per l’ennesima volta, dopo una tragedia simile, frasi del tipo ”esprimo il più profondo cordoglio” o “una cosa simile non deve più accadere”.

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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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