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Mare Nostrum: storia di un fallimento annunciato

Sbarchi e Mare Nostrum

Era il 18 ottobre del 2013 quando, sulla scia dell’ennesima tragedia che colpì un barcone di profughi diretti verso le coste siciliane e con a bordo diverse centinaia di clandestini, molti dei quali trovarono la morte (Barcone migranti: naufragio a largo di Lampedusa), il governo italiano decise di dare vita a Mare Nostrum.
Si trattava di un’operazione militare e umanitaria per fronteggiare l’eccezionale afflusso di migranti provenienti dalle coste africane che stava generando una vera e propria emergenza umanitaria. Adesso a quasi un anno di distanza da quel provvedimento, il governo italiano sta seriamente pensando di tornare sui propri passi abolendo, o rivedendo in modo sostanziale, quel programma.
Mare Nostrum si è rivelato essere un progetto insostenibile: da inizio anno 2014 sono sbarcati circa 100mila profughi sulle coste italiane con relativi costi che iniziano ad essere insostenibili sfiorando il miliardo di euro. Il sistema di accoglienza degli immigrati è andato letteralmente in tilt, Italia ed Europa continuano a rimpallarsi responsabilità e scambi di accuse mentre a fare affari d’oro sono soprattutto i trafficanti di esseri umani nei paesi africani.
L’unica cosa sulla quale tutti sembrano essere concordi è che in questo modo non si può andare avanti: il sistema è destinato a collassare e a doverne pagare le spese maggiori rischiano di essere ancora una volta i cittadini italiani.

Cosa prevede Mare Nostrum:

Mare Nostrum è una operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale partita il 18 ottobre del 2013; l’obiettivo di Mare Nostrum è quello di contrastare lo stato di emergenza umanitaria sulle coste siciliane, porte d’accesso per i profughi in transito dall’Africa, causato dal notevole flusso di migranti che, complici le varie guerre e rivolte in molti paesi africani, si sta registrando da diversi mesi.
Tecnicamente Mare Nostrum mira a fronteggiare l’emergenza sbarchi tramite un potenziamento del dispositivo di controllo dei flussi migratori, operazione che la Marina Militare svolge già da diversi anni con aeromobili da pattugliamento.
Il programma Mare Nostrum vede l’impiego di personale e mezzi aerei e navali di: Marina Militare, Aeronautica Militare, Carabinieri, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, Polizia di Stato e di tutti gli altri Corpi dello Stato che concorrono al controllo dei flussi migratori provenienti dal mare.

Sorveglianza dei confini europei

Maggiori controlli e stretta sulla sicurezza per garantire la salvaguardia delle vite di coloro che si sobbarcano questa traversata oltre che pene severe per chi lucra sul traffico di essere umani.
L’operazione Mare Nostrum opera in sinergia con Frontex, ovvero l’ Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, ed Eurosur, ovvero un nuovo piano per la sorveglianza dei confini europei con lo scopo di creare un network per la comunicazione immediata delle informazioni transfrontaliere sotto la guida dell’Unione Europea e con l’impiego prevalentemente di droni.
Questo era il meccanismo di funzionamento di Mare Nostrum con i relativi obiettivi che si volevano raggiungere.

Perché il programma Mare Nostrum non ha funzionato

Un meccanismo, quello di Mare Nostrum, che ha fin da subito dovuto lottare con una serie di criticità e problematiche tali da metterne in dubbio l’esistenza futura: Frontex, ovvero il pattugliamento congiunto delle frontiere esterne, si è rivelato essere troppo impalpabile così come il meccanismo dellaccoglienza è andato presto in tilt portando l’Italia al collasso.
Soprattutto al sud Italia, dove i migranti sbarcano, l’accoglienza è spesso affidata a strutture di fortuna come moschee, chiese, scuole e altre strutture di varia natura che si improvvisano luoghi di accoglienza per disperati dato che le strutture preposte sono da tempo esaurite.
Le relazione con la Ue non sono state sempre serene, tutt’altro: si è assistito ad un rimpallo di responsabilità circa il meccanismo dell’accoglienza a seguito di sbarchi clandestini. Così come al collasso si è arrivati anche a causa delle spese che l’Italia si è dovuta sobbarcare per Mare Nostrum: tra carburante per i mezzi impiegati, indennità per gli equipaggi stipendi del personale e manutenzione dei mezzi il costo di un anno di operazione sfiora i 200 milioni di euro.

La morte di Mare Nostrum

Costi esorbitanti, sbarchi che nell’anno 2014 sono aumentati in modo consistente, rimpalli di responsabilità con l’Unione Europea: tutte ragioni per le quali Roma e Bruxelles sembrano essere d’accordo sullo stop al programma Mare Nostrum. Che se nelle intenzioni doveva portare migliorie al meccanismo degli sbarchi clandestini, ha avuto nel suo stesso funzionamento alcune pecche che ne hanno minato l’efficacia.
Prima tra tutte, l’idea che per risolvere il problema si sarebbe potuto agire direttamente a bordo delle navi militari grazie alla presenza del personale del ministero degli Interni. Navi come anticamere degli uffici di polizia dove svolgere operazioni di pre-identificazione, rilievo delle impronte digitali e individuazione (o almeno tentare di farlo) degli scafisti.
Se a questo si aggiunge un sistema di accoglienza degli immigrati assolutamente non in linea con le esigenze, anche a causa del numero pauroso degli sbarchi nel 2014, si comprende perché il programma Mare Nostrum è andato pian piano alla deriva.


  • (http://www.marina.difesa.it/attivita/operativa/Pagine/MareNostrum.aspx)
  • (http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/07/09/news/immigrazione-il-caos-di-mare-nostrum-ecco-quanto-spendera-l-italia-1.172793)
  • “Sicilia – Il disastro della prima accoglienza alla vigilia di una emergenza annunciata” a cura di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo. Autore: Prof. Fulvio Vassallo Paleologo
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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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