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Stalking: una domanda al ministro Mara Carfagna

Si è più volte messo in evidenza come la neonata legge sullo stalking sia caratterizzata da estrema incompletezza e genericità (Stalking: ecco perchè la legge è inefficace): caratteristiche che, nonostante le recenti dichiarazioni di un’entusiasta Mara Carfagna, stanno determinando numerose denunce strumentali da parte di chi ricorre al reato per ottenere risultati o risolvere contenziosi civili di varia natura, che con gli atti persecutori non hanno alcuna attinenza (come dimostra anche la crescita esponenziale di denunce che poi vengono infatti ritirate).

Lo spot sulla legge stalking:

Dalle nostre precedenti inchieste era inoltre emerso come i centri antiviolenza presenti sul territorio, il vero supporto in grado di fornire assistenza alle vittime che decidono di uscire dai circuiti della violenza subita, stiano paradossalmente chiudendo per mancanza di fondi e finanziamenti, in un’indifferenza delle istituzioni preposte che va dal parlamento alle amministrazioni locali (come denunciato dai referenti stessi di numerosi centri antiviolenza).
Alla luce di tutto questo risulta allora particolarmente singolare la campagna informativa antistalking rilanciata dalla Presidenza del consiglio dei Ministri e dal Ministero per le Pari Opportunità e relativa a uno spot televisivo che, dal 1 al 14 Agosto, è andato in onda sulle reti televisive della Rai come capillare tentativo di informazione studiato per sensibilizzare, e per portare a conoscenza dei telespettatori, l’importanza della legge sullo stalking.
Lo spot tv mostra l’inquadratura ravvicinata di una giovane donna, seduta in preda all’angoscia nel salotto di casa, ossessionata dalle incessanti telefonate del suo persecutore. Lentamente l’inquadratura si allarga, rivelando come la stanza si sia tramutata in una vera e propria gabbia che imprigiona la donna.“Denuncia chi ti perseguita. Riprenditi la libertà” sono gli “inviti” e il “consiglio”che chiudono lo spot.

I centri anti violenza:

Vale la pena dedicare qualche minuto di riflessione a questa campagna di informazione poiché essa rappresenta un ennesimo farsesco tentativo di far passare questa legge come un successo dell’esecutivo, fuorviando la realtà relativa al vero operato del Ministero in questione nonché le vere caratteristiche del fenomeno, assai più complesso e delicato rispetto a ciò che trasmette lo spot, relativo alla violenza subita dalle donne italiane in modo diffuso e ancora sottostimato.
Come continuano ad affermare gli esperti del settore, dai pm ai rappresentanti dei centri di assistenza alle vittime, denunciare “chi ti perseguita” non è sufficiente a tutelare la vittima e a contrastare il fenomeno se poi vengono a mancare i supporti dei presidi sociali e sanitari.
I finanziamenti destinati a tali centri sono però spariti come rivelato da Alessandra Bagnara, presidente nazionale della storica associazione Dire (che raccoglie 57 centri-antiviolenza e 35 case rifugio in una rete che solo nel 2009 ha accolto 12 mila donne in difficoltà): “i maltrattamenti, lo stalking e gli omicidi di cui sono vittime le donne sono un bollettino di guerra, ma di quei soldi ipotizzati per il Piano Nazionale contro la violenza alle donne non c’è traccia”.

Reato di stalking e intercettazioni:

Sempre nello spot televisivo, inoltre, la vittima è alle prese con un telefono dal quale è ossessionata incessantemente. Nella legge sulle intercettazioni il reato di Stalking, che andrà prossimamente in discussione alla Camera, figura tra quelli per i quali non potranno essere disposte intercettazioni. “Siamo sconcertate da quello che accade in Italia – dichiara Valeria Ajovalasit, Presidente nazionale di Arcidonna – prima istituiscono il reato di stalking e poi impediscono di poterlo scoprire con una legge che non consente intercettazioni. Le molestie telefoniche, considerate Stalking, come potranno mai essere scoperte senza intercettazioni? È ridicolo! L’ennesima contraddizione della maggioranza ma ancor peggio l’ennesima beffa a danno delle donne, le principali vittime del reato”.
Le conferme di come questa legge non sia incisiva nel contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, nonostante campagne mediatiche e dichiarazioni politiche seguitino a sostenere il contrario, continuano a palesarsi in modo evidente, parallelamente alle lacune del Ministero preposto.
A questo punto ci piacerebbe rivolgere una domanda al Ministro Mara Carfagna, la stessa presentata da un’interrogazione parlamentare del Pd alla fine di luglio e alla quale non è stata ancora data una risposta. Di quei 20 milioni di euro stanziati come fondo per il Piano Nazionale Antiviolenza il governo ne ha utilizzati attualmente solo 2: che fine hanno fatto gli altri 18?

Pubblicato in Inchieste

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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