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Ultima legge sulla sperimentazione animale
Dopo cinquant’anni con questa normativa si è arrivati, con la nuova legge n. 116 del 1992 in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici, ad un regime più restrittivo per quanto riguarda l’utilizzo degli animali nella sperimentazione. Si trattava, per la precisione, di un decreto legge che attuava una direttiva europea emessa sei anni prima che andava ad imporre un sistema di autocontrollo ponendo determinati limiti ed il rispetto di alcuni requisiti in materia di sperimentazione:
- il responsabile della ricerca deve infatti dimostrare all’autorità competente che non esistono metodi alternativi all’impiego degli animali; che nella sperimentazione viene comunque impiegato il minor numero possibile di animali;
- che questi appartengano ad una specie a minor
- sviluppo neurologico; e che le procedure impiegate causavano meno dolore e sofferenza.
- È vietato inoltre condurre esperimenti senza anestesia e la vivisezione, ovvero la dissezione di animali vivi, non è più consentita.
Una serie di paletti da rispettare, che rendono il percorso della sperimentazione sugli animali meno agibile e fanno si che, a partire dal 1992, gli esperimenti sugli animali assumano i connotati della eccezionalità e non siamo più diffusi come in precedenza.
La direttiva Europea del 2010:
Il quadro normativo italiano è quindi delineato essenzialmente da quella legge del 1992: cui va ad aggiungersi, nel novembre del 2010, una direttiva europea sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici volta ad armonizzare le legislazioni dei differenti paesi. La direttiva promuove lo sviluppo di metodi alternativi, quali ad esempio test su cellule o simulazioni al computer, all’utilizzo di animali nella sperimentazione scientifica.
Una direttiva recepita così come da gran parte dei paesi dell’Ue, ma che l’Italia ha invece parzialmente violato andando ad introdurre norme ancor più restrittive; e che sarebbero, secondo la comunità scientifica, da ostacolo per lo sviluppo della ricerca. Chi viola queste norme restrittive ed esce al di fuori dei limiti nei quali può essere svolta la sperimentazione commette un illecito amministrativo e, in casi più gravi, penale.
Una norma che il nostro paese, nel recepimento, ha reso molto stringente e che ha portato ovviamente grande soddisfazione tra gli animalisti ed una contemporanea preoccupazione da parte della comunità scientifica che teme per il futuro della ricerca biomedica in Italia.
L’importanza della sperimentazione per la sceinza:
La sperimentazione sugli animali è stata, d’altra parte, utilizzata negli anni da diversi esponenti del mondo scientifico, compresi premi Nobel per la medicina; i quali si sono spesso basati sull’utilizzo di animali per le loro scoperte. D’altra parte se le aspettative di vita degli uomini sono aumentate e se il nostro stato di salute è migliorato rispetto al passato, parte del merito è anche dei test portati avanti sugli animali (principalmente topi, conigli, criceti, rane) utilizzati come cavie per sperimentare farmaci, vaccini e nuove tipologie di interventi chirurgici.
Il tutto naturalmente porta con sé l’eterna divisione tra chi è per a favore della ricerca finalizzata a migliorare la salute e la vita degli essere umani (la sperimentazione animale per prodotti cosmetici, lo ricordiamo, è invece da tempo vietata in tutta Europa) e chi, viceversa, non vede di buon occhio il dover sacrificare animali per questo scopo. Divisione che spesso diventa estremamente ideologica e populista e che, talvolta, sconfina in atteggiamenti oltranzisti e piuttosto gravi. Come nel caso delle minacce di morte a Caterina Simonsen.