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Ospedali psichiatrici giudiziari: storia dei nuovi manicomi

Aversa, Napoli Secondigliano, Barcellona Pozzo di Gotto a Messina, Montelupo Fiorentino a Firenze, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere (Mantova): oggi in Italia si contano 6 Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e in tutto sono circa 1200 gli internati.
Nascono nel 1978 quando, con la legge 180, Franco Basaglia stabilì la definitiva chiusura dei vecchi manicomi e il trattamento sanitario obbligatorio solo “se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici e se gli stessi non vengano accertati dall’infermo” (art.34).
Ciò che la legge Basaglia si proponeva di raggiungere era garantire ai malati di mente condizioni di vita paritarie a quelle di tutti gli altri malati, eliminando in questo modo qualsiasi forma di discriminazione nei loro confronti. Non è certo questo che si può delle vecchie strutture.
Venivano chiamati comunemente “manicomi” e nacquero ufficialmente nel lontano 1904. Solo nel 1978 se ne contavano ben 73, tutti accomunati dallo stesso trattamento a cui venivano sottoposti i ricoverati.

Vecchi manicomi ed elettroshock:

I malati di mente venivano originariamente considerati delle “cause perse”. La medicina non aveva ancora individuato il modo in cui affrontare una tale malattia. Non esistevano farmaci o cure e il manicomio era considerato come l’unica soluzione possibile. Al di là di quelle che potevano essere le pessime condizioni igieniche nelle quali erano costretti a vivere, gli internati dei manicomi erano sottoposti a cure durissime. Venivano continuamente somministrate dosi eccessive di tranquillizzanti e, nel peggiore dei casi, si faceva ricorso all’elettroshock.
Trattati continuamente come dei “diversi”, ai malati di mente non venivano riconosciuti una serie di diritti, come quello del voto o di un’eventuale eredità che gli sarebbe stata sottratta in quanto “incapace di intendere e di volere”. Non meno drastiche erano le conseguenze per i parenti, ai quali spesso non era concesso di partecipare ai concorsi pubblici.

Legge Basaglia e chiusura dei manicomi:

Fu con l’istituzione della Legge Basaglia (1978) che la situazione sembrò subire dei cambiamenti, prendendosi cura non solo dei familiari ma, soprattutto, degli stessi pazienti nei loro primi sintomi. Attualmente il ricovero in questi ospedali è regolato dall’articolo 222 del codice penale il quale prevede che “nel caso di proscioglimento per infermità psichica, ovvero per intossicazione cronica da alcool o da sostanze stupefacenti, ovvero per sordomutismo, è sempre ordinato il ricovero dell’imputato in un in un ospedale psichiatrico giudiziario per un tempo non inferiore a due anni”.
Si tratta di un articolo che più volte ha suscitato polemiche. A riguardo, di particolare rilievo risulta essere la sentenza 253/2003 con la quale la Corte Costituzione ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’articolo il quale “non consente al giudice […] adottare, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell’infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale”.
Altamente discutibili restano le condizioni igienico-sanitarie di questi ospedali. A portare alla luce la realtà vissuta negli odierni Ospedali psichiatrici giudiziari è stata la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, attraverso la realizzazione di un video che, non solo riporta dichiarazioni dirette da parte degli internati, ma mostra quelle che sono le condizioni in cui gli stessi sono costretti a vivere.

Degrado degli Ospedali psichiatrici giudiziari:

Il servizio mostra stanze in pessime condizioni. Gli internati vivono in otto in una stanza adibita per sole quattro persone, i bagni sono sporchi e guasti, niente di quello che li circonda sembra poterli garantire una vita tranquilla. La maggior parte di loro è estremamente sedata da farmaci continuamente somministrati per mettere a tacere la loro disperazione più assoluta.
“Ci dovete mettere a lavorare perché io non sono pericoloso, non sono pericoloso”. “Qua non funziona niente, ci sono le guardie che picchiano i ricoverati, approfittano, manca tutto”.
Queste sono solo alcune delle agghiaccianti dichiarazioni rilasciate durante l’inchiesta dagli interanti di uno di questi Ospedali. Alcune sono vere e proprie urla di disperazione e di denuncia. Chiedono semplicemente di poter ricevere cure dignitose, e soprattutto prive di violenza. Altri, invece, descrivono quello che li circonda come se il tutto possa essere considerato normale.

Chiusura degli OPG:

L’indagine condotta dalla Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, diretta da Ignazio Marino il quale ha dichiarato come tali ospedali “offendano la coscienza civile del Paese”, ha portato i suoi frutti.
Il Senato ha, infatti, approvato con 226 voti favorevoli e 40 contrari il decreto Severino, conosciuto come decreto “svuotacarceri”, il quale ha sancito la chiusura definitiva degli Ospedali psichiatrici giudiziari entro il 31 marzo 2013.
Queste strutture verranno ora sostituite da piccoli edifici in grado ospitare solo una quarantina di persone. Saranno dotati di un’adeguata assistenza sanitaria e apparteranno alle diverse Regioni.

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