In questo articolo parliamo di:
Cos’è il codice fiscale e come è composto?
Il codice fiscale è stato introdotto nel 1973, per migliorare l’amministrazione finanziaria e i rapporti con i clienti, dall’allora ministro delle finanze Bruno Visentini del Partito Repubblicano Italiano; è formato dall’unione di 16 cifre alfanumeriche facilmente identificabili dai dati anagrafici del soggetto. Il codice fiscale è composto da:
- tre lettere del cognome (i primi 3 caratteri di ogni c.f., solitamente sono le prime tre consonanti del cognome a meno che le consonanti presenti nel cognome non siano meno di tre)
- tre lettere del nome (stesso criterio del cognome)
- cinque caratteri alfanumerici dalla data di nascita e dal sesso
- quattro caratteri alfanumerici dal comune di nascita
- codice di controllo di una lettera, calcolato in base a un preciso algoritmo.
Questo il modo in cui viene composto il codice fiscale di ciascun cittadino. Per tale ragione possono generarsi, talvolta, problemi come quello dell’omocodia.
Quando si parla di Omocodia?
L’omocodia, ovvero l’uguaglianza di codice fiscale tra due persone distinte, non è un problema semplice da risolvere perché l’algoritmo che si usa per calcolare i caratteri non è in grado di riconoscere eventuali variazioni quali ad esempio un cambio di nome o la variazione storica di un luogo, come nel caso di un comune che viene abolito e accorpato a un altro vicino; i soggetti mantengono si lo stesso codice fiscale, ma è possibile che si verifichi omocodia con altre persone.
Stesso problema si pone quando un soggetto cambia nome o cognome e deve quindi aggiornare il codice fiscale con conseguenti problemi di aggiunta e sottrazione di lettere e cifre. Molti casi di omocodia si riferiscono infatti ad immigrati che, in taluni casi, per ottenere la cittadinanza italiana si vedono cambiare cognome.
Cosa fare in caso di codice fiscale uguale:
Nella pratica può capitare che il cittadino straniero abbia un cognome diverso rispetto a quello che gli spetterebbe secondo l’ordinamento italiano al quale bisogna fare riferimento una volta perfezionatosi l’acquisto della cittadinanza italiana. E questo può generare equivoci ed errori.
Come si deve comportare un cittadino se scopre di avere a che fare con l’omocodia? Prima di tutto deve accorgersi che il ‘gemello’ fiscale ha il suo stesso codice, e di solito questo succede con procedure telematiche: per esempio una prenotazione di visita medica, bollette recapitate per sbaglio, un pagamento online o qualsiasi altra spesa attribuita erroneamente al soggetto.
Rivolgersi all’Agenzia delle Entrate
In un secondo momento, deve segnalare questa anomalia all’Agenzia delle Entrate in modo che possano risolvere il prima possibile la problematica, assegnando un nuovo codice fiscale a ciascun cittadino sostituendo semplicemente uno o più numeri del precedente codice fiscale che verrà quindi annullato.
Problema risolto? Solo parzialmente: con questo iter tuttavia non si ha la certezza di essere usciti definitivamente dall’empasse perché, nel caso dei software ad esempio, grazie all’informatizzazione di tutti i servizi ed alla richiesta sempre più frequente del codice fiscale è possibile che il nuovo non venga riconosciuto correttamente.