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Malata di cancro al seno: deve pagare il farmaco

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. E’ quanto si legge nell’articolo 32 della Costituzione italiana. E’ a questo principio che si appella Raffaella Malchiodi, che a soli 33 anni, dopo una mastectomia, è titolare del codice di esenzione «048» per i pazienti oncologici deve pagare il ticket per il Tamoxifene, un farmaco indispensabile che prima riceveva gratuitamente.
La sua battaglia –  che lei stessa ha definito “di principio” sui giornali, in trasmissioni televisive – la vogliamo raccontare anche noi. Parlandoci della sua storia, questa ragazza ci ha dato la possibilità di dare voce anche ad altre persone che, come lei, versano nella stessa situazione. L’abbiamo incontrata e le abbiamo posto alcune domande:
Il tuo nome è apparso già su molti giornali e il tuo volto nella trasmissione televisiva Mi manda Raitre, ma quando hai iniziato a pensare di cominciare questa battaglia?
“Ho iniziato precisamente il 3 novembre, quando il mio medico, lui stesso stupefatto, mi ha comunicato che il farmaco che sono costretta a prendere per vivere, il ‘tamoxifene’, non era più gratuito. Ero in un momento molto fragile della mia vita, e questa compartecipazione mi ha offeso, anche se la cifra potrebbe essere considerata irrisoria (3,06 euro a confezione, 20 pasticche, 1 da prendere al giorno per 5 anni).”

Costretta a pagare il farmaco anti cancro:

Cosa hai fatto a quel punto?
“Sono andata dal mio farmacista a chiedere spiegazioni e mi ha detto che pur in possesso dell’esenzione, da poco erano cambiate le cose. Dalla finanziaria di Aprile, a causa dei buchi nelle casse della Sanità, l’Aifa e il governo, avevano deciso di abbassare i rimborsi. Allora ho chiamato la mia Asl di riferimento e anche loro mi hanno dato qualche breve spiegazione. La mia oncologa, le associazioni che ho contattato, la dottoressa che mi ha operato erano tutti ignari della situazione. La mia rabbia è salita. Così ho scritto una semplice lettera di indignazione ed ho iniziato ad inviarla a tutta Italia: associazioni, istituzioni, regione Lombardia, televisioni, testate giornalistiche e la cosa che mi ha stupito è che ho ricevuto da subito interesse e aiuto. In particolare dall’ Unione Nazionale Consumatori che il 28 novembre ha fatto anche uscire un comunicato stampa.”
All’inizio di questa battaglia, hai raccontato di aver trovato altre persone che, come te, sono costrette a pagare in parte questi farmaci, quali esperienze ti hanno raccontato?
“Mi sono iscritta nei gruppi di conversazione su facebook di lotta al cancro al seno e molte ragazze mi hanno confermato la sorpresa ricevuta. Molte mi hanno detto ‘sto talmente male per la chemio che non sono stata lì più di tanto a capire perché dovevo pagare’. Altre mi hanno, invece detto: ‘io posso permettermelo’, ma tutte concordavano con me che fare cassa su un farmaco salvavita è davvero l’ennesima ingiustizia! Alcune persone nella petizione mi hanno spiegato che con le difficoltà già evidenti di arrivare alla fine del mese, l’aggiunta della spesa dei farmaci inciderà negativamente sulle loro finanze. Una persona mi ha scritto che ha già deciso di smettere di curarsi. Tutto questo mi ha dato la forza di continuare anche perché la mia campagna non è una critica al Governo, ma vuole sensibilizzare la gente.
Oltre ai farmaci gratuiti, ci sono altre richieste che vorresti fare alla tua e altre Regioni che possano facilitarti ad avere altri tipi di assistenza?
“Chiedo l’introduzione farmaci di fascia B a compartecipazione, l’innalzamento della soglia del reddito da 8.236,36 ad almeno 15.000 euro annui (nucleo familiare monoparentale ovviamente). Chiedo che questo innalzamento della soglia valga anche per la possibilità di usufruire di riduzioni sulla retta delle scuole. Chiedo un innalzamento dei salari ed un welfare state più incisivo, in breve chiedo ai nostri governanti, che vivono con 20.000 euro al mese di permettere anche a noi singoli cittadini di vivere una vita dignitosa. Capisco che la situazione economica del nostro paese impone a tutti dei sacrifici, ma trovo ingiusto che alla fine a rimetterci siano sempre le fasce più deboli, in particolare i malati.”

Petizione contro pagamento dei farmaci salvavita fascia A:

Finora hai percorso molta strada in questa battaglia per dire no alla compartecipazione, venendo al presente a che punto sei del percorso, ci sono stati dei risultati raggiunti?
“La campagna ha portato ad una petizione che ad oggi supera le 1100 firme in 10 giorni. Non è molto, ma continuerò, anche grazie ai commenti che le persone mi lasciano. Il 13 sarò ad una Riunione con Europa Donna, una delle associazione di lotta al cancro più importanti d’Italia. Non voglio fare polemiche o pena, credo veramente nel principio che dobbiamo essere noi a cambiare le cose. Il nuovo Governo avrà un lavoro difficile da fare, ma ha il dovere di ascoltare i bisogni dei suoi cittadini.”
Parlando del futuro quali saranno i prossimi passi?
“Per il futuro, mi auguro che insieme ad un’associazione come Europa Donna o l’AIMAC, che segue passo la mia iniziativa, si organizzi un corteo. Spero che l’attuale Governo cerchi una soluzione razionale ed equa per sanare il debito pubblico.”

La petizione alla quale si riferisce Raffaella Malchiodi, ovvero la Campagna contro la compartecipazione al pagamento dei farmaci salvavita di fascia A, si può leggere e firmare sul sito http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2011N16966
L’articolo 32 della Costituzione recita alla fine: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. “In nessun caso”: neanche di fronte ad una crisi che spaventa tutti. “Il rispetto della persona umana”: va veicolato anche attraverso l’accesso gratuito alle cure che non deve essere solo un diritto dei poveri, ma un dovere di tutti.

Pubblicato in Inchieste

Scritto da

Giornalista professionista in radio e sul web. "E' un mestiere, ma non come tanti; è un atteggiamento verso la vita".

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