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Perché i farmaci acquistati di notte costano di più
Chi si è trovato nella situazione di dover acquistare un farmaco di notte, si sarà certamente accorto che il prezzo del medicinale è superiore rispetto a quando lo si acquista nell’orario canonico. Il sovrapprezzo che si paga non è altro che il diritto addizionale, o diritto di chiamata, importo scaricato sul cliente dalle farmacie che fanno il turno notturno attraverso una maggiorazione del costo di qualsiasi prodotto acquistato, dai farmaci da banco ai prodotti per la prima infanzia.
L’argomento è di grande attualità, visto che il supplemento applicato ai farmaci ha recentemente subito un aumento. La novità è prevista dal decreto del Ministero della Salute del 22 settembre scorso che porta la firma del ministro Lorenzin. Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta e entrato in vigore il 9 novembre 2017, è frutto di un tavolo di lavoro al quale hanno partecipato, tra gli altri, Fofi, Asfi e Federfarma.
Che cos’è il diritto addizionale notturno
La voce “diritto addizionale” presente sullo scontrino fiscale rappresenta il compenso spettante ai farmacisti per il servizio offerto nelle ore notturne. Le farmacie sono infatti tenute a garantire l’approvvigionamento di medicinali anche di notte attraverso un equo sistema di turnazioni con le farmacie dello stesso comune o dei comuni limitrofi. I costi per la remunerazione della prestazione professionale resa dal farmacista nel corso del turno notturno non sono a carico dello Stato ma dei cittadini.
Quindi, il diritto di chiamata è il prezzo addebitato al cittadino quando si rivolge ad una farmacia che lavora a battenti chiusi, con il farmacista che pernotta all’interno dell’esercizio, interagendo con il cliente tramite uno sportello.
Va chiarito che esso non si applica per la dispensazione di farmaci prescritti in regime di SSN dalla Guardia Medica oppure dal medico qualora abbia precisato il carattere di urgenza. In questi casi, l’addizionale non grava sui cittadini, ma sul SSN. Inoltre, non si applica neppure se la farmacia svolge il servizio notturno a battenti aperti, cioè con la saracinesca alzata.
Aumento del diritto addizionale
Il diritto addizionale notturno è entrato in vigore nel 1993 e per 24 anni è stato fermo a 3,87 euro (4,91 euro per le farmacie rurali sussidiate). Il decreto del Ministero della Salute entrato in vigore lo scorso 9 novembre ha, però, sancito degli aumenti, ritenendo che l’addizionale non fosse più sufficiente a coprire i costi.
Così, ora il supplemento di chiamata notturna è di 7,50 euro per le farmacie di città e per quelle rurali non sussidiate, e di 10 euro per le rurali sussidiate in comuni con meno di 3 mila abitanti. Sempre nelle farmacie rurali sussidiate, per i farmaci acquistati durante l’orario di chiusura diurna è previsto un supplemento pari a 4 euro, il doppio rispetto a prima.
Il decreto prevede l’aumento tariffario anche per le preparazioni galeniche, cioè per quei farmaci preparati direttamente dal farmacista in base alle esigenze specifiche del paziente. La vecchia tariffa era considerata ormai insufficiente a “remunerare l’atto professionale del farmacista”.
Le polemiche sull’aumento del diritto di chiamata
La rivalutazione del diritto addizionale ha suscitato non poche polemiche. Il Codacons ha parlato di una “ignobile speculazione sullo stato di necessità dei cittadini”, ricordando che chi è costretto ad uscire di notte per acquistare farmaci “non lo fa per divertimento, ma per un evidente stato di necessità”, e non dovrebbe essere penalizzato.
Federfarma ha subito replicato che il raddoppio è comprensibile, giacché il decreto ministeriale del ’93 che riconosce il diritto di chiamata notturna stabiliva che il supplemento venisse aggiornato ogni 2 anni; in questo modo, l’aumento sarebbe stato lento e dilazionato nel tempo e il cittadino non se ne sarebbe nemmeno accorto.
È innegabile che sia eccessivo pagare un’addizionale che spesso arriva a costare più del farmaco stesso, e vi è anche poca chiarezza sul carattere obbligatorio o facoltativo del diritto di chiamata, visto che alcune farmacie, come specificato sul loro sito, hanno rinunciato a questo introito quando operano a battenti chiusi di notte.
Casi in cui il supplemento non viene applicato
È probabile che il supplemento raddoppiato sia volutamente caro per scoraggiare il ricorso alle farmacie notturne anche in casi non urgenti, come l’acquisto di assorbenti o di ciucci: in sostanza tutti quei prodotti che di giorno possono essere acquistati anche presse le parafarmacie.
La sola casistica nella quale il farmacista non può addebitare tale importo è quando il cittadino presenti una ricetta redatta dalla guardia medica o dal pronto soccorso. Qui sarà lo Stato, tramite la azienda sanitaria competente nella regione di riferimento, a rimborsare il costo.
Da ricordare poi che il servizio notturno delle farmacie è regolato da leggi regionali, quindi non vi è un quadro unico di riferimento salvo la cornice normativa che è la medesima e che va a indicare il cosiddetto obbligo di intervento. Questo sia ha nei casi in cui:
- Venga presentata una ricetta medica urgente, secondo indicazioni del medico prescrittore;
- Sia lo stesso farmacista a riconoscere una situazione di emergenza tale da riscontrare l’obbligo di intervento.
In generale è comunque bene precisare che non è facoltà del farmacista stabilire se applicare o meno il supplemento notturno: questa voce è obbligatoria e deve essere sempre inserita nello scontrino.