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Cosa si intende con Eutanasia:
Il termine eutanasia viene dal greco e letteralmente sta a significare ‘dolce morte’: con questa parola si intende il procurare intenzionalmente la morte di un paziente la cui vita è ormai definitivamente compromessa da una malattia per la quale non esiste cura alcuna.
Il tutto quindi, nell’interesse del paziente stesso che, per i fautori dell’eutanasia, porrebbe fine alle proprie sofferenze dato che per lui non ci sarebbe speranza di guarigione. Al riguardo avevamo raccontato la storia di una donna affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica mettendo in risalto la qualità della vita di chi è costretto a sopravvivere con una patologia che non prevede possibilità di cura.
Una scelta indubbiamente forte, anche per i parenti del malato, che si dovrebbero trovare nella scomoda situazione di decidere se lasciare il proprio caro in vita ma senza speranza, tra una sofferenza e l’altra; o se prendere la fatidica decisione di staccare la spina.
La legge in Italia:
Molti altri stati, europei e non solo, hanno affrontato e legiferato in tema di eutanasia: in Italia ancora non si è proceduto in tal senso. Ad oggi l’eutanasia è un reato, sia quella attiva che quella passiva:
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L’eutanasia attiva è espressione della diretta richiesta del paziente di farla finita. La morte è indotta tramite la somministrazione di farmaci. La legge italiana assimila questa procedura all’omicidio volontario (art. 575 codice penale). Pur se c’è il consenso del malato. Il suicidio assistito è anch’esso un reato regolamentato dall’art. 580 codice penale (istigazione o aiuto al suicidio).
- L’eutanasia passiva è la mancata somministrazione di cure necessarie per mantenere in vita un paziente. Anche in questo caso ovviamente per la legislazione italiana si parla di reato.
Eutanasia negli altri paesi:
In Europa sono diversi i paesi che hanno regolamentato l’eutanasia a vari livelli e in modi differenti. Vediamone alcuni:
- Olanda: qui nel 2002 è stata approvata una legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito. Possono accedere a questi trattamenti tutti i malati di determinate patologie senza alcun limite d’età;
- Belgio: anche qui nel 2002 si è proceduto all’approvazione di una legge che ha reso realtà l’eutanasia attiva e il testamento biologico, ovvero una dichiarazione anticipata di trattamento tramite la quale una persona, ancora in salute e nel pieno delle sue facoltà, lascia indicazioni precise in riferimento alle terapie che intende o non intende accettare nel caso di future malattie che lo renderebbero parzialmente o totalmente invalido.
- Svizzera: è forse il paese più noto per l’eutanasia. Almeno in Italia, data la vicinanza geografica che spinge ogni anno italiani orientati per il fine vita a recarsi nel paese elvetico. Qui sono legali l’eutanasia attiva indiretta, quella passiva e il suicidio assistito.
- Regno Unito: qui ci si è orientati per aperture consistenti in termini di eutanasia passiva. Resta invece perseguibile a norma di legge l’aiuto al suicidio.
- Germania: il suicidio assistito è del tutto legale. Sono fuori legge invece l’eutanasia attiva e quella passiva.
- Francia: per i pazienti in fase terminale sono concessi farmaci palliativi per ottenere una sedazione profonda e continua.
Gli italiani che vanno in Svizzera:
In riferimento a quanto detto sopra, la meta degli italiani che decidono di ricorrere alla dolce morte è la Svizzera. Sono circa 200 i nostri concittadini che ogni anno decidono di emigrare verso il territorio elvetico per ottenere il suicidio assistito.
A rendere noto il dato, l’associazione Exit Italia che dal 1996 lotta per vedere riconosciuto il diritto a una morte dignitosa e che avevamo avuto modo di intervistare nel 2013 sempre in riferimento al diritto all’eutanasia.
A fronte di questo, sempre secondo i dati Exit, da segnalare che ci sono circa 20mila casi di eutanasia cosiddetta clandestina negli ospedali; e circa 1.000 suicidi ogni anno tra i pazienti terminali che decidono di farla finita. Per quanto riguarda l’accesso all’eutanasia invece, circa il 40% di coloro che fanno richiesta finisce poi per ripensarci.