In questo articolo parliamo di:
Le accademie non riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti:
E proprio da qui partiamo; dalle accademie di giornalismo non riconosciute dall’Ordine, ovvero da quello che costituisce un percorso alternativo per il raggiungimento dei propri obiettivi, ovvero diventare giornalista.
Rispetto alle scuole di giornalismo ufficiali, che in Italia sono poche e limitate, hanno dei costi più contenuti ma questo non significa che siano esigui. I docenti del corso sono tutti giornalisti, più o meno noti e dall’eccelso curriculum vitae. Ovviamente frequentare tali corsi può essere utile peravere un’infarinatura iniziale e acquisire le nozioni di base per intraprendere la professione di giornalista.
Solitamente a fine corso viene proposto uno stage in qualche testata, il più delle volte online. Ovviamente senza alcuna retribuzione nè ottenimento dell’ambito tesserino da pubblicista per diventare giornalista. Se la cosa non attrae ci si può rivolgere ai corsi, costosissimi anche questi, che sul modello delle scuole di giornalismo prevedono una selezione di accesso e possono poi garantire stage grazie ai quali conseguire il tesserino da pubblicista.
Il rilascio del tesserino da freelance:
Ma c’è un però che va analizzato a fondo. Perchè ciò che promettono queste scuole ‘alternative’ è il rilascio di un presunto tesserino da freelance. Nella realtà dei fatti è bene sapere che non esiste alcun ordine dei freelance, che lo Stato riconosce legalmente l’Albo dei professionisti e quello dei pubblicisti.
L’iter per accedere a questi due albi sarà pure da rivedere e obsoleto dato che, come sostengono in molti, spesso ci si può iscrivere anche senza aver mai redatto un articolo, magari firmando soltanto pezzi scritti da altri. Ma ad oggi i due albi di cui sopra sono gli unici riconosciuti.
Esiste il noto registro dei giornalisti praticanti, per iscriversi al quale occorre documentare la pratica presso una testata giornalistica oppure frequentare una delle scuole di giornalismo riconosciute dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Ma tessere da giornalista freelance non possono essere rilasciate in alcun modo.In seno a questo spaccato sono nate tante associazioni private, di liberi professionisti freelance appunto. Esse hanno lo scopo di tutelare ogni iscritto che usufruisce di convenzioni, partecipa ad iniziative promosse dalla congregazione e via dicendo.
Come entrare a far parte di una associazione di freelance:
Anche qui ovviamente c’è da pagare: il tesseramento prevede una quota associativa annuale, come del resto accade nell’Ordine dei Giornalisti, pari circa a 70 euro. Quota accettabile e doverosa che però ci apre gli occhi sulla lobby infernale del giornalismo. Pubblicisti, professionisti e non, tutti possono far parte di un’associazione di freelance, a patto che abbiano determinati requisiti.
Collaborare con una redazione, aver redatto un numero di articoli adeguati e ottenere le referenze del responsabile del giornale per cui si scrive. In sostanza a tutti coloro che già collaborano con una testata, un corso di formazione teso al conseguimento della tessera servirebbe a poco.
La vera domanda è: nell’era dell’informazione su internet, dove il modo di divulgare le notizie è cambiato e tutti possono fare informazione, un’epoca in cui si passa più tempo davanti ad un computer che ‘a consumare la suola delle scarpe sul marciapiede’ come insegnavano i grandi nomi che hanno scritto la storia del giornalismo, serve davvero l’iscrizione ad un ordine professionale per considerarsi un giornalista?