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Pandemia, creata dall’uomo: le origini del virus

Riguardo le origini del coronavirus molto è stato scritto e detto in questi mesi. La domanda che più di altre si rincorre sulla rete invoca dietrologie capaci di catturare l’attenzione di milioni di persone in buona fede: cosa si nasconde, davvero, dietro la pandemia? Molteplici teorie complottiste dilagano sul web, con la convinzione che il virus sia stato creato in laboratorio e diffuso appositamente nella popolazione.
Le motivazioni più avvalorate chiamano in causa una volontà occulta di imporre un nuovo ordine mondiale, nonché di sfoltire la popolazione terrestre sempre più numerosa. Si passa poi a interpretazioni antisociali di natura economica: il virus sarebbe stato creato in laboratorio dal Governo Italiano per risparmiare sugli anziani (i più colpiti) per avere così sconti dall’Europa, per poi approdare alla famosa questione del 5G (la rete di quinta generazione superveloce per i cellulari di ultima generazione).

Teorie complottiste su origini del Coronavirus

Quest’ultimo tema pare stia scatenando reazioni letteralmente folli in Gran Bretagna, con centraline e antenne prese d’assalto dalla popolazione poiché ritenute responsabili della propagazione di batteri (pazienza se il coronavirus sia, appunto, un virus) e di un indebolimento del sistema immunitario umano.
Nemmeno le rassicurazioni circa l’assoluta infondatezza di tali teorie da parte degli esponenti dei dipartimenti della pubblica sanità sono riuscite a calmare la psicosi cospirazionista. A poco o nulla valgono anche le ripetute smentite degli scienziati, che continuano a illustrare l’origine naturale del virus attraverso studi e pubblicazioni che rivelano l’analisi del genoma.

Per gli scienziati l’origine del Covid19 è naturale

Il delirio social, infine, inquadra la pandemia come lo strumento attraverso cui sette segrete terribilmente potenti puntino a rendere la razza umana alienata da una quarantena ciclica senza fine, per distruggerne qualsiasi tipo di libertà. Ma per quale ragione queste pindariche teorie anti-scientifiche trovano tanto consenso sulla rete? Perchè le bufale godono di così grande fortuna?
A rispondere è ancora una volta la scienza, che spiega come esista nelle masse un atteggiamento radicato per cui si tende a scartare convinzioni troppo faticose, che scuoterebbero le fondamenta delle conoscenze e sicurezze acquisite in modo profondo. Volendo trovare un paradossale punto di incontro (si fa per dire) tra teorie cospirazioniste ed evidenze scientifiche una cosa la possiamo affermare: la pandemia sembra davvero una creazione umana. Spieghiamo meglio.

Squilibri ambientali e pandemie: una correlazione evidente

Ecologisti, zoologi, esperti del settore si stanno prodigando senza sosta nel far capire ai potenti del mondo che il virus è sì una creazione umana, ma da intendersi come la diretta conseguenza di reiterate politiche scellerate ai danni del Pianeta.
Gli squilibri ambientali del nostro tempo, ormai è assodato, causano catastrofi. Nei giorni scorsi l’ecologista Angelo Bonelli, Federazione dei Verdi, dal suo blog ha illustrato perfettamente come l’attuale pandemia sia in larga parte figlia proprio degli squilibri ambientali, in grado di rivelare con potenza inaudita tutta la fragilità dei Paesi del mondo, compresi quelli più ricchi e avanzati tecnologicamente.

Motivi del salto di specie del virus dall’animale all’uomo

L’esperto sottolinea come urbanizzazione incontrollata, perdita di biodiversità, deforestazione selvaggia, allevamenti intensivi da cui dipende uno scorretto rapporto uomo-animale siano tutti elementi che hanno favorito lo spillover, ovvero il salto di specie del virus dall’animale all’uomo.
Alla fine degli anni ’90 –spiega Bonelli– le foreste pluviali dell’Indonesia bruciavano per far posto alle piantagioni di olio di palma, in questo Paese il 75% delle foreste sono state distrutte. Con questo processo di deforestazione massiccio molti alberi da frutto furono abbattuti e altri non produssero più frutti e questo costrinse le volpi volanti a spostarsi per cercare cibo verso aree prossime ai villaggi dove vi erano allevamenti di maiali”.

Malattie infettive più frequenti dove c’è deforestazione

Quei maiali dopo poco tempo si ammalarono, con tutta probabilità per aver mangiato i frutti caduti in terra morsi dalle volpi volanti. La stessa malattia colpì poi gli allevatori dei maiali e centinaia di persone svilupparono una grave infiammazione al cervello, che provocò numerosi decessi. “Era il primo episodio di contaminazione da virus Nipah sugli esseri umani –continua Bonelli- che da allora si è sviluppato a ondate cicliche nel sud-est asiatico”.
Esistono numerose evidenze scientifiche su come in aree soggette a intensa deforestazione corrisponda il diffondersi di malattie infettive nate dal salto di specie, ovvero trasmesse da animali selvatici all’uomo.
Il cambiamento climatico e l’innalzamento delle temperature -conclude l’eserto- favoriranno il trasferimento di patogeni anche letali, come ad esempio le zanzare da luoghi tropicali nelle aree di paesi più ricchi come Europa e Stati Uniti. Nessuno sarà immune”. Ma c’è anche un’altra pericolosa questione che sta passando sotto silenzio.

Mercati sudici e macellazioni all’aperto

Mercati sudici e macellazioni all’aperto: pandemie e virus nascono anche qui. Animal Equity è un’organizzazione internazionale che lavora con la società civile, i governi e le aziende per porre fine alla crudeltà sugli animali allevati a scopo alimentare.
L’organizzazione ha lanciato in questo periodo una campagna internazionale per chiedere la chiusura immediata in tutto il mondo dei cosiddetti wet market, letteralmente “mercati umidi” (per il sangue, le squame, le viscere e l’acqua che bagnano i pavimenti delle bancarelle).
In questi mercati, animali vivi vengono brutalmente uccisi ogni giorno per soddisfare il desiderio di carne fresca, appena macellata, dei clienti. L’organizzazione è riuscita a documentare come in Cina, Vietnam e India animali quali cervi, coccodrilli, procioni e cani vivano in gabbie sporche, disidratati, affamati e malati.

Il Covid19 nato in un mercato di animali?

Questi mercati rappresentano un’ enorme minaccia per la salute pubblica -spiega l’associazione- ed è proprio qui che in passato sono nate diverse epidemie, inclusa la SARS”. Diversi ricercatori ritengono che il Covid-19 abbia probabilmente avuto origine proprio in un wet market di Wuhan, noto per il commercio di animali selvatici.
Secondo quanto riporta un reportage del Daily Mail pubblicato qualche giorno fa (www.dailymail.co.uk/news/article-8163761/Chinese-markets-selling-bats.html), questi wet market in Cina sono stati riaperti al pubblico. L’organizzazione ha così lanciato una petizione internazionale per chiederne all’ONU l’immediata chiusura.

Dopo il virus servirà un cambiamento radicale

Chi studia i fenomeni legati ai cambiamenti climatici e alle conseguenze delle orribili politiche dei potenti del mondo sta incessantemente richiamando l’attenzione sul rischio che, passato il pericolo, tutto torni come prima. Viene invocata l’opinione pubblica, che deve far sentire il proprio peso e la propria voce chiedendo politiche energetiche 100% rinnovabili, allevamenti sempre meno intensivi, tutela della biodiversità e fine della deforestazione. Mettendo da parte inutili e dannose teorie complottiste. Serve un cambiamento radicale, perchè non c’è più tempo.

Fonti e Approfondimenti:

• Nature Medicine, The proximal origin of Sars-COV-2 https://www.nature.com/articles/s41591-020-0820-9
• Focus: Bufale e complotti, perchè in tanti ci credono  https://www.focus.it/comportamento/psicologia/bufale-e-complotti-perche-ce-chi-ci-crede
• Wired: cosa vuol dire creare un virus in laboratorio https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/04/06/creare-virus-laboratorio/
• Pandemia figlia degli squilibri ambientali, IL BLOG di Angelo Bonelli
• https://www.huffingtonpost.it/entry/pandemia-figlia-dello-squilibrio-ambientale_it_5e859d42c5b6f55ebf482ba3
• Wet Market, la petizione di Animal Equity  https://campaigns.animalequality.it/wet-market/

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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