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Metodi di depurazione fai da te e pericoli
Lasciando la stretta attualità, ci sono altri quesiti di diversa entità che corrono sul web e non solo, che riguardano l’acqua potabile. Negli ultimi anni, si sono sviluppati sistemi di ‘depurazione’ casalinghi sull’onda di un’ottica ecologista o risparmiatrice. Associazioni dei consumatori, come Altroconsumo, o chimici ed esperti invitano a stare in guardia da questi metodi.
Filtri domestici, utilizzati in impianti di depurazione casalinghi, possono correggere il sapore di cloro o, con diversi sistemi, eliminare le eventuali tracce di alcuni inquinanti, ma questa proprietà si rivela inutile visto che già in partenza l’acqua di rete è pulita. Inoltre, se non si fa una manutenzione più che egregia, gli impianti di filtrazione possono essere un insidioso ricettacolo di batteri.
Gli sprechi degli impianti domestici di depurazione
Sul fronte economico, per ogni litro d’acqua filtrata con un impianto domestico se ne sprecano tre, non è solo un costo per le famiglie, ma anche per l’ambiente. Prima di spendere i soldi per acquistare un impianto, e non sono pochi, forse è meglio farsi analizzare l’acqua di casa.
Un altro metodo che sta prendendo piede è quello dell’utilizzo delle caraffe filtranti. Secondo un indagine di Altroconsumo, la qualità dell’acqua con l’uso di queste brocche, anziché migliorarla, rischiano di peggiorarla: si tengono a bada i solventi, ma il ristagno dell’acqua nella caraffa causa un generale peggioramento della carica batterica e l’aumento di nitriti. Oltre ad una pulizia ottimale per evitare situazioni spiacevoli è necessario conservare l’acqua in frigorifero e consumarla entro la giornata.
Come migliorare la qualità dell’acqua
In sostanza, soluzioni di questo tipo non sono ottimali: un vero aumento della qualità si può avere solo se si va a monte, ovvero controllare le condizioni degli acquedotti e delle reti idriche municipali. E in alcuni casi, le verifiche hanno portato a situazione ben oltre la norma: nell’ Ottobre scorso, la Commissione europea ha vietato l’uso alimentare dell’acqua in 127 comuni italiani perché c’è troppo arsenico.
Le regioni più colpite sono il Lazio e la Toscana: sul sito di Altroconsumo si può trovare l’elenco delle zone in cui le concentrazioni di arsenico sono alte. I cittadini di queste zone possono utilizzare gli impianti con filtri ad osmosi inversa efficaci nell’eliminazione di arsenico e boro. Anche se in realtà, gli acquedotti hanno l’obbligo di porre rimedio alle concentrazioni fuorilegge al più presto.
A parte situazioni limite, ci sono diversi modi, contattando associazioni ecologiste o quelle dei consumatori, per analizzare l’acqua del proprio rubinetto, in modo da poter bere l’acqua di casa evitando l’uso di bottiglie di plastica che oltre alla scomodità del trasporto, hanno un alto impatto ambientale.
Per non dimenticare poi il costo dell’acqua che così dall’essere un bene comune e gratuito diventa spesso etichetta dell’impoverimento di una parte della popolazione e dell’arricchimento di pochi gruppi finanziari.