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Italia Fascista e l’ invasione dell’Albania
Pur non entrando nel merito della liceità di queste dichiarazioni, trattandosi di argomento molto delicato, nasce spontanea una riflessione dal sapore storico che a molti sarà venuta in mente dopo le parole sprezzanti di Zaia; l’atto volontario di sminuire il valore culturale del crollo di Pompei riporta alla memoria, per chi ricorda la storia (al riguardo non sappiamo se le parole di Zaia siano state casuali o un apposito riferimento a quell’accaduto), l’invasione dell’Italia fascista in Albania, datata Aprile 1939.
L’Italia allora, presa dall’impeto colonialista di Mussolini e dal desiderio di competizione con il proprio alleato, vale a dire la Germania nazista di Hitler, decise di invadere l’ Albania per espandere il proprio impero; l’operazione verrà gonfiata di un nazionalismo inutile e presentata come obiettivo da perseguire a tutti i costi nonché come una passeggiata, per sottolinearne la semplicità. In realtà le cose andarono in tutt’altro modo.
Una spedizione improvvisata con esiti nefasti
La spedizione fu totalmente improvvisata, organizzata in modo assolutamente approssimativo (si narra, al riguardo, che le navi per lo sbarco rimasero incagliate al loro arrivo perché non erano stati studiati nemmeno i fondali) con i soldati poco propensi e motivati.
Regista dell’operazione fu Galeazzo Ciano, che ne affidò il comando al generale Guzzoni; lo sbarco passò alla storia per il modo assolutamente disordinato ed improvvisato con cui era stato studiato, tanto che gli stessi generali italiani affermarono, nel commentare quella che era stata presentata come un’operazione semplice, che se gli albanesi fossero stati un minimo organizzati ci avrebbero messo poco a respingere gli invasori gettandoli nell’Adriatico.
Vittorio Emanuele III e i “quattro sassi…”
La scarsa resistenza della popolazione locale permise all’Italia di evitare un tracollo che sarebbe stato devastante, ed a Mussolini di consolidare il proprio impero aggiungendovi anche l’Albania; fu ad invasione finita che l’allora re d’Italia Vittorio Emanuele III, nel commentare quella nuova corona che gli era stata regalata dal duce e quell’operazione che poi sarebbe passata alla storia come una delle più sciagurate del regime, usò l’espressione:
“…per quattro sassi…” con evidente riferimento a quella che, per lui, era stata una conquista inutile di un territorio (l’ Albania) morfologicamente ricoperto per lo più da montagne. L’espressione “quattro sassi” è passata alla storia riferita a quell’episodio e sottolineando la componente prettamente dispregiativa che aveva assunto in quel frangente.
Zaia e i quattro sassi di Pompei
L’ultima dichiarazione del Governatore del Veneto, Zaia, certamente non aveva la pretesa di riferirsi ad eventi storici di quella portata nè tantomeno di ricordare quel lontano episodio dell’ invasione dell’ Albania; tuttavia non ha mancato di suscitare sdegno ed un pizzico di sorpresa per un intrinseco sapore offensivo e può esser letta come prova provata della poca attenzione rivolta dalla classe poltica attuale alla cultura.
Il tutto, naturalmente, facendo salve le effettive necessità di una regione (il Veneto) che in questo momento avrebbe bisogno di aiuti concreti e non dell’ennesimo slogan politico che, le dichiarazioni di Zaia, hanno tanto il sapore di essere.