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Trattamenti palliativi: di cosa si parla
I trattamenti palliativi sono previsti dalle nostre leggi e dai protocolli sanitari: la norma di riferimento è del 2010, la legge n.38, e prevede “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.
Una legge innovativa che va a garantire, per la prima volta, accesso a cure palliative e alla terapia del dolore per pazienti con la finalità di garantire dignità alla persona umana. Il tutto nell’ambito dei Lea, i livelli essenziali di assistenza a carico quindi del Servizio Sanitario.
Una norma che semplifica anche l’iter per accedere a farmaci impiegati nella terapia del dolore andando a modificare il Testo unico della legge in materia di stupefacenti. La prescrizione di oppiacei è quindi facilitata anche se poi, nel concreto, l’Italia spende molto poco per questa voce (http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/01/news/terapia-del-dolore-diritto-sconosciuto-in-italia-1.296367) .
Alla terapia del dolore ed ai trattamenti palliativi possono accedere pazienti per i quali non esistano terapie efficaci e speranze di cura. Quindi gli stati patologici per i quali ormai non vi sia nulla da fare.
La sedazione profonda
E veniamo ora alla sedazione profonda, salita alla ribalta della cronaca dopo la morte di Marina Ripa di Meana la quale ha voluto evidenziare proprio di essersi affidata questa strada anche a lei sconosciuta.
“Non sapevo, non conoscevo questa via. Ora so che non devo andare in Svizzera. Vorrei dirlo a quanti pensano che per liberarsi per sempre dal male si sia costretti ad andare in Svizzera, come io credevo di dover fare. È con Maria Antonietta Farina Coscioni che voglio lanciare questo messaggio, questo mio ultimo tratto: per dire che anche a casa propria, o in un ospedale, con un tumore, una persona deve sapere che può scegliere di tornare alla terra senza ulteriori e inutili sofferenze.”
Questo il ‘testamento morale’ di Marina Ripa di Meana diffuso anche in un video. E la sedazione profonda in effetti è una realtà praticabile in Italia. Rientra nella medicina palliativa e prevede la somministrazione intenzionale di farmaci per ridurre, fino ad annullarla, la coscienza del paziente.
Scopo finale, quello di alleviare sintomi fisici o psichici intollerabili e che siano ormai diventati refrattari a qualsiasi tentativo di approccio terapeutico.
Si parla quindi di condizioni di morte imminente con prognosi di poche ore o pochi giorni e causata da malattia inguaribile, in stato avanzato e per la quale no vi siano più speranze. È obbligatorio in questo caso il consenso informato.
Differenza con l’eutanasia: i casi Dj Fabo e Marina Ripa di Meana
L’eutanasia è altresì una azione tesa a procurare la morte con la finalità di eliminare ogni dolore. In sostanza mentre l’intervento palliativo è teso a liberare il malato dalle sofferenze che sta provando, con l’eutanasia si va a porre fine alla vita tramite un farmaco su sua esplicita richiesta.
Il secondo esempio è quanto accaduto a Dj Fabo, che è dovuto andare in Svizzera a morire poiché l’eutanasia non è legale in Italia; viceversa la sedazione profonda è una cura palliativa cui ha fatto ricorso Marina Ripa di Meana per porre fine al dolore.
Queste le principali differenze tra i due casi. Con la cura palliativa al malato vengono somministrati farmaci in grado di sedarlo completamente andando ad annullare in toto la sua consapevolezza. Si va quindi a interrompere la percezione della sofferenza quando si è arrivati ad un punto in cui per il malato non ci siano più speranze e manchi poco al sopraggiungere della morte.
Con l’eutanasia teoricamente si può andare a interrompere un percorso di cure per alcune malattie che non prevedono cura né rimedi; ma per le quali la morte sia ancora lontana. Proprio il caso di Dj Fabo, inchiodato da anni nel proprio letto e per il quale non era possibile prevedere una fine esatta delle sue sofferenze. Motivi che l’hanno spinto a recarsi in Svizzera volontariamente per morire; dato che in Italia questo percorso è ancora fuori legge.