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Nascita di Schengen: Italia tra i primi ad aderire
La creazione dello spazio Schengen risale al 1985 quando ancora non esisteva l’Unione Europea, ma alcuni paesi del vecchio continente, Germania, Francia, Belgio Olanda e Lussemburgo (Benelux) firmarono un trattato di libera circolazione nei loro confini nazionali.
L’Italia aderì nel 1990 come altri stati ed è evidente che questo fu un passo importante che portò a quella che è oggi l’Unione Europea, unita dalla stessa moneta dal 2002.
Nella realtà solo dal 1996 le frontiere degli stati che presero parte allo spazio Schengen furono effettivamente soppresse senza più alcun controllo. Lo spazio Schengen ha dato la possibilità ai cittadini europei di vivere l’Unione senza vincoli di spostamenti, esibizione di documenti come il passaporto e anche di scegliere di studiare, lavorare e vivere in altri stati.
Schengen oggi: stati aderenti e funzionamento
Oggi fanno parte di questo trattato 22 paesi membri dell’unione e 4 che non hanno aderito all’Ue quali Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera. Viceversa fanno parte dell’Ue ma non di Schengen la Bulgaria, la Romania, Cipro, e la Croazia mentre il Regno Unito e l’Irlanda hanno esercitato il diritto a non aderire.
Il trattato oggi nei fatti non sembra essere rispettato in quanto sono i ripresi si controlli alle frontiere di stati come Olanda, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Svezia, Danimarca e Ungheria, dove è stata anche costruita una recinzione per fermare l’avanzata dei migranti.
Anche l’Austria ha annunciato tramite il cancelliere Werner Faymann che procederà con la sospensione dello spazio di libera circolazione.
Sospendere Schengen: cosa comporterebbe?
Il 25 gennaio scorso alla luce di questi fatti si sono riuniti i ministri degli interni europei proprio per discutere di un’eventuale sospensione del trattato per la durata di due anni.
La sospensione è comunque prevista dalla stessa convenzione in una clausola che permette a uno o più paesi dell’UE di ripristinare i controlli alle frontiere, se la situazione è di estrema gravità e mette in pericolo i cittadini degli stati interessati.
La clausola della Commissione europea si applica anche nei casi in cui gli stati-frontiera dell’Europa non abbiano impiegato specifici mezzi per difendere e tutelare efficacemente lo stesso spazio Schengen.
Gli antieuropeisti probabilmente stanno esultando di fronte alla concreta possibilità che Schengen cessi di esistere, ma nella vita di ogni giorno le conseguenze per circa 500 milioni di cittadini europei potrebbero essere molto serie. Si teme infatti che possa creare una reazione a catena facendo crollare anche l’unione monetaria e commerciale.
La sospensione o abolizione dello spazio Schengen potrebbe insomma configurarsi come un precedente pesante che minerebbe le fondamenta stesse dell’Unione europea cosi come nel lontano 1985 rappresentò la “prima pietra”.
Conseguenze sui cittadini: dai voli aerei a turismo ed Erasmus
Per i cittadini europei e per i paesi terzi che aderiscono a questo spazio è ormai consuetudine circolare liberamente, senza preoccuparsi di esibire alcun documento, anche nel caso di un semplice week-end in una capitale europea.
Le stesse compagnie low cost nate a seguito del trattato e che hanno potuto sfruttare a pieno i suoi principi, si troverebbero in un mercato con nuovi ostacoli e incognite, dove le file di attesa al check-in tornerebbero a essere lunghissime a causa delle verifiche dei passeggeri, con conseguenze anche sul settore del turismo.
Sono tanti i cittadini che hanno scelto di andare a studiare, vivere e lavorare in un paese europeo e questo comporterebbe non pochi problemi. Le università hanno destinato dei fondi per permettere agli studenti di trascorrere un periodo di studio in un paese europeo con il programma Erasmus, che di fronte al ritorno delle frontiere scoraggiare chiunque a causa del lungo iter burocratico e delle nuove difficoltà a spostarsi.
Lo stesso vale per i lavoratori che hanno investito sul proprio futuro fuori dal paese di origine e che si ritroverebbero ad essere improvvisamente “extracomunitari”, esattamente come accade a chi non è cittadino europeo o dei paesi terzi.
Un contraccolpo per l’economa:
Anche l’economia potrebbe subire un contraccolpo la cui gravità non è prevedibile ma, con gli stessi ostacoli alla circolazione delle merci con il ritorno delle dogane come quelle tra Italia e Francia, ci potrebbe essere una vanificazione di trattati commerciali importanti.
Per quanto riguarda invece il controllo dei flussi migratori il Trattato di Schengen prevede e impone che ci sia una cooperazione tra le forze di polizia di tutti gli stati in caso di emergenza o di concreta minaccia sociale a uno dei paesi membri, tanto che permette anche sconfinare nel caso della ricerca di criminali.
Se Schengen venisse a mancare crollerebbe anche questo sistema di mutuo aiuto tra gli stati, che ripiomberebbero in una solitudine che si allontana pericolosamente dai principi su cui si fonda ed esiste oggi la comunità europea.
Nuovi muri all’orizzonte?
Nuovi muri, anche se invisibili, si stanno alzando e fanno presagire il ritorno di freddi nazionalismi, di politiche restrittive e di strenua difesa dei propri confini dettata dalla paura, a scapito di un mondo che è ormai proiettato alla globalizzazione e all’inevitabile spostamento di masse di persone, alla ricerca di una vita migliore, che è comunque un diritto inalienabile di ogni uomo.