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Più mutui a tasso variabile:
Entrando nel dettaglio dei mutui concessi, è importante notare come la maggior parte delle erogazioni vada a riguardare mutui a tasso variabile: quasi il 67% del totale. I mutui a tasso fisso rappresentano il restante 33%. Ricordiamo quella che è la differenza principale tra i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile:
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Tasso fisso: con questa tipologia di mutuo il tasso viene stabilito all’inizio. È consigliabile scegliere quindi in un momento in cui i tassi di interesse sono piuttosto bassi, come sta avvenendo ora. In questo modo avremo la certezza di avere un mutuo alla nostra portata che non subirà aumenti nel corso degli anni. Il tasso fisso è leggermente più alto di quello variabile, ma ci garantisce di non mutare nel tempo.
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Tasso variabile: con questa tipologia di mutuo il tasso va a seguire il valore dato da un indice di riferimento, quindi varia nel tempo. Rispetto al tasso fisso offre una rata più bassa ma che, con l’innalzamento del relativo indice di riferimento, può aumentare. Nel caso di discesa dell’indice tuttavia, possiamo anche vedere diminuire il valore della nostra rata.
A queste due principali tipologie di mutui si affianca poi il mutuo a tasso misto, che prevede nel corso della durata del mutuo un passaggio dal piano variabile a quello fisso e viceversa.
Tasso fisso e surroghe:
I dati diffusi dall’ Abi vanno a divergere leggermente con uno studio presentato da mutuionline.it ad aprile secondo il quale i mutui a tasso fisso erano tornati in vantaggio rispetto al variabile.
Dal rapporto si leggeva come nel primo trimestre del 2015 le erogazioni di mutui a tasso fisso erano state oltre il 50% del totale mentre quella a tasso variabile poco più del 43%. Il resto, poco più che briciole, erano mutui a tasso misto.
Secondo mutuionline.it il dato era da ricercarsi nella proliferazione delle cosiddette surroghe, ovvero spostamento del mutuo da una banca ad un’altra reso possibile dal decreto Bersani del 2007 per spuntare condizioni migliori.
Ebbene andando a vedere i dati, si evincerebbe come ad oggi la maggior parte dei mutui erogati siano proprio surroghe e soprattutto a tasso fisso.
Effetti futuri e differenza con i mutui all’estero:
Un primo segnale importante quindi che potrebbe segnare un svolta futura: lo stesso Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, aveva pochi mesi fa dato notizia di un aumento della compravendita di immobili tra privati negli ultimo mesi del 2014.
Il primo aumento dopo sette anni consecutivi di cali, fattore che, come detto, sarebbe legato a doppio filo proprio all’ incremento dell’erogazione di mutui. Segnali positivi per il futuro anche del settore immobiliare, in sostanza: dopo anni di buio totale, come il 2012 ritenuto da tutti l’anno nero per antonomasia in riferimento ai mutui che avevano raggiunto tassi da capogiro.
L’ iniezione di liquidità nelle banche promossa dalla Bce ha senz’altro influito: certo c’è ancora molto da migliorare perchè il nostro paese continua ad essere tra i meno convenienti per la richiesta di mutui.
Il costo medio dei mutui in Italia è ancora più alto ad esempio di quello che si riscontra in Germania o Francia, così come di quello medio a livello europeo. Accedere ad un mutuo in Italia inoltre è ancora operazione tutt’altro che semplice appannaggio di pochi eletti attentamente selezionati.
Si può quindi parlare di un primo segnale, pur importante, cui si deve necessariamente dare un seguito per riprendere la giusta rotta.