In questo articolo parliamo di:
Perché votare No al referendum?
Quali sono i punti che tocca la riforma?
“I punti oggetto di revisione sono molti e disomogenei, riguardano quasi tutta la seconda parte della Costituzione vigente. Molti riguardano le modifiche alla forma di governo parlamentare cioè ai rapporti tra organi costituzionali di indirizzo (Parlamento e Governo) e di garanzia (Presidente della Repubblica). Varie sono le modifiche alla forma di stato territoriale (regionalismo) e alla legislazione. Mancano nella riforma elementi che sarebbero stati necessari a qualificare il regionalismo in senso cooperativo, mentre sul rapporto Parlamento-Governo il primo viene schiacciato sul secondo anche in forza dell’operare della legge elettorale Italicum, che è una legge materialmente costituzionale (pur se formalmente ordinaria).”
Perché i cittadini dovrebbero votare no al referendum?
“I punti di riforma del regionalismo (Titolo V) sono confusi e incidono negativamente sul decentramento politico e sulla democrazia territoriale (previste nell’art. 5 Cost.), mentre sulla forma di governo parlamentare le scelte sono pericolose in quanto rendono eccessivo il peso del partito politico (e del suo leader) che vince le elezioni e così controlla tutti gli apparati istituzionali. Organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale (ma anche il CSM) entrano nell’orbita della maggioranza politica e perdono le caratteristiche di imparzialità e di neutralità che sono necessarie a una democrazia costituzionale improntata all’equilibrio e al bilanciamento dei poteri secondo il principio liberale che vige nei Paesi europei a democrazia matura.”
Comportamento dei media in campagna elettorale:
Qual è l’aspetto più critico che riscontrate qualora dovesse vincere il Si?
“I meccanismi istituzionali sarebbero affidati eccessivamente alle dinamiche politiche e in particolare alla momentanea superiorità del partito di maggioranza che potrebbe impiantare un governo della minoranza artificialmente rafforzata dal premio di maggioranza istituito dalla legge Italicum che è iper-maggioritaria e non garantisce le condizioni della effettiva rappresentanza politica. In simile contesto sono a rischio i diritti politici (voto uguale e libero), ma anche i diritti sociali e civili (i diritti di cittadinanza uguale, con gli istituti garantistici che derivano dalla riserva di legge parlamentare). In generale la cosa più grave della riforma Boschi-Renzi è che tende a esaltare le ragioni della governabilità e della stabilità, comprimendo eccessivamente le ragioni della rappresentanza e del pluralismo politico.”
Dal punto di vista della campagna per questo referendum, c’è stata una comunicazione equa? O i media hanno spinto per una parte piuttosto che per un’altra?
“Questa campagna è partita tardi e male in quanto già la fissazione della data ha seguito le valutazioni di convenienza delle forze politiche governative. Inoltre il sistema radiotelevisivo pubblico e privato non ha garantito condizioni di parità informativa se non negli ultimi giorni (sul totale dei sette mesi di attesa tra la approvazione definitiva parlamentare e la fata di svolgimento della consultazione referendaria). I grandi gruppi dell’informazione (stampa, giornali locali e nazionali e tv nazionali e locali) sono stati poco disponibili alla corretta ed equa informazione ai cittadini, non essendo per nulla controllati dalle autorità di vigilanza e controllo del settore informativo (Agcom, CoReCom, Commissione bicamerale per la Rai). Le istituzioni universitarie e di alta formazione non hanno poi fornito adeguati servizi alla collettività in ordine alla informazione sul merito dei contenuti della revisione sottoposta a Referendum oppositivo ex art. 138.”
Cosa succederà se vince il Si e cosa se vince il No?
Che cosa succederà se vincerà il Sì e cosa se vincerà il No?
“Se vince il Sì, sotto il profilo tecnico, la fase attuativa della revisione costituzionale sarà abbastanza lunga e si porrà il problema del controllo della legge elettorale parlamentare per la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica ad opera della Corte costituzionale. Saranno necessari poi numerosi atti di implementazioni per i principali istituti di ‘nuovo conio’, come ad esempio lo ‘statuto delle minoranze parlamentari’, i referendum di indirizzo e quelli consultivi, le modifiche ai Regolamenti parlamentari, gli Statuti regionali ‘speciali’, e altri ancora.”
E se dovesse vincere il No?
“Se vince il No, il Presidente Renzi potrebbe rimettere o meno la decisone sullo sviluppo della legislatura al Presidente Mattarella che dovrebbe procedere alle consultazioni per la formazione di un nuovo Governo della Repubblica. In questo caso i gruppi parlamentari dovrebbero decidere, secondo valutazioni di natura politica, quali siano le condizioni per portare il Paese a nuove riforme istituzionali, ovvero le condizioni per portare corpo elettorale alle urne (previa riscrittura dei sistemi elettorali per Camera e Senato). In entrambi i casi la fase politica e costituzionale sarebbe molto diversa da quella che la ha preceduta, e molte sarebbero le incognite e le situazioni di stress istituzionale. In entrambi i casi le forze politiche dovrebbero dimostrare maturità e senso delle istituzioni, imprimendo alla nuova fase un valore repubblicano ispirato alla coesione nazionale e sociale.”