Disuguaglianza nell’accesso ai beni alimentari:
Una rapina giustificata nel percorso dei secoli con i più vari appigli culturali: la subordinazione dello schiavo, del lavoratore (agricolo o industriale), della diversa etnia (ebrei, palestinesi), dell’inferiorità culturale, ecc.
Tutte argomentazioni che sanciscono il diritto del più forte a prevalere sull’altro, all’inizio “essere custodi di un segreto, o capaci di svelare un mistero, poneva l’uomo al riparo da sforzi fisici per acquisire il cibo e la tranquillità. Poneva lo stregone al di sopra degli altri componenti della tribù, oggetto di stima e regalie. Gli conferiva un ‘potere’ […] Oltre agli scienziati, ai filosofi ed ai sacerdoti nacque anche la casta dei ‘politici’ che si arrogarono il diritto di amministrare i gruppi sociali” (Lineamenti di sociologia dell’emigrazione, istituto bibliografico Napoleone Roma 1987).
La cosiddetta divisione del lavoro! Il progresso sociale, che ha fatto seguito a quello culturale e tecnico-scientifico, ha mitigato la mediazione del potere politico e del sapere estendendo la partecipazione del popolo al governo delle cose e della vita ma in fatto di economia siamo ancora lontani.
L’intermediazione degli altri o delle istituzioni, ho sostenuto in Lineamenti di sociologia dell’emigrazione, è “inutile e a volte dannosa” facendoci prendere “sempre più coscienza che la delega ha portato l’umanità sull’orlo di catastrofi nucleari o ecologiche”.
L’intermediazione delle istituzioni è spesso negativa:
Tra le forme di intermediazione più negative ma anche tra le più silenziose c’è quella che lega i prodotti della terra all’equa ripartizione delle risorse alimentari. Sino agli inizi dello scorso secolo i rapporti tra la terra ed il coltivatore erano regolati, in modo leonino, dal proprietario del terreno (secondo una tradizione risalente al Medioevo).
In Italia i moti socialisti che portarono alla costituzione delle prime cooperative agricole (inizi del ‘900), l’opera mussoliniana della terra data in uso in cambio di una determinata produzione e la riforma della mezzadria (nel dopoguerra con il governo De Gasperi-Togliatti) hanno modificato i rapporti tra proprietario e lavoratore giungendo persino a cedere il terreno alle famiglie dei contadini ma il virus dell’intermediazione – al giorno d’oggi – ha scalzato il proprietario sostituendolo con il grossista o addirittura con propaggini di multinazionali o dell’ogm che regolano la semina ed il mercato a danno dei proprietari, dei lavoratori e dei consumatori.
In questo modo si è ricreata una strozzatura che acuisce la disuguaglianza nell’accesso e distribuzione delle risorse alimentari, quale maledizione del batterio conseguente al perduto Eden. Il conferimento della mediazione tra due o più soggetti serve solo a conferire il potere ad un terzo soggetto avente le stesse capacità degli altri due, in tutti i campi della vita umana!