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Lupi mannari e licantropia: tra leggende e realtà

I lupi mannari da sempre rappresentano una qualcosa di inquietante che al contempo attira la curiosità di molti; non è un caso che proprio a queste creature siano state ispirate non poche leggende metropolitane e qualche notevole opera dell’ingegno.
Si parla di romanzi e film sui lupi mannari, a partire da “Un lupo mannaro americano a Londra”, diretto nel 1981 da John Landis, e che affrontava il tema in maniera abbastanza ironica senza comunque rinunciare a scene in grado di far scorrere qualche brivido lungo la schiena dello spettatore.
Anche la letteratura ha evocato i lupi mannari: ad esempio in Cristo si è fermato a Eboli, il celebre romanzo di Carlo Levi ambientato in Lucania. In questi casi, tuttavia, siamo appunto nel campo della fantasia, mentre il licantropo è una figura assolutamente reale, anche se in fondo abbastanza lontana dalla narrazione popolare.

La licantropia nel campo psichiatrico

Nei tanti racconti che da tempo nutrono la leggenda del lupo mannaro lungo buona parte dello stivale, solitamente si possono distinguere una serie di costanti tra le quali: la trasformazione indotta dalla luna piena, la crescita di peli sul corpo della persona che ne viene colpita e la notevole pericolosità derivante da un aumento spropositato della sua aggressività.
In sostanza il licantropo nelle notti di plenilunio si trasformerebbe in un animale selvaggio, incapace di contenere i propri istinti anche nei confronti dei familiari. Sintomi che sono del resto ben noti agli psichiatri, che indicano nella licantropia una vera e propria ossessione, da parte di alcuni soggetti, di apparire come un animale selvaggio, per l’appunto un lupo, assumendone quindi i comportamenti tipici.

I lupi mannari nella storia

Se si pensa che la figura del lupo mannaro sia stata inventata in epoca moderna e veicolata in particolare dal cinema o dalla narrativa, si incorre in un notevole errore di prospettiva storica. Testimonianze di questa psicosi sono infatti antiche, essendo riconducibili addirittura agli scritti del Profeta ebraico Daniele, il quale l’attribuiva al re nell’epoca in cui il popolo ebreo era ridotto in stato di schiavitù a Babilonia.
Anche l’epoca del Basso Impero vede la presenza di lupi mannari, segnalati da Paulus Aegineta, un medico romano che descriveva tali sintomi all’interno dei suoi scritti. Da allora non mancano molte altre segnalazioni di casi analoghi, i quali però molto spesso vengono confusi con una vera e propria malattia, ovvero la rabbia, la stessa che può essere trasmessa all’uomo tramite il morso di un canide, dando vita ad una serie di sintomi i quali non di rado spingono a bollare il malcapitato alla stregua di un lupo mannaro.

Confondere malattia psichiatrica e licantropia

Altra problematica che può portare a confondere il malato con un licantropo è poi l’ipertricosi, ovvero la crescita incontrollata della peluria corporea in parti che ne sono di solito sprovviste, ad esempio lungo la fronte e nell’area contigua agli occhi.
Come si può facilmente capire da quanto detto sinora, quindi, se il lupo mannaro è un semplice parto della fantasia, la licantropia rappresenta invece una realtà conosciuta e studiata ormai da lungo tempo, proprio per far sì che una vera e propria psicosi non diventi una leggenda metropolitana fornendo le basi a credenze errate.

Pubblicato in Focus

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Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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