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Eutanasia e terapia del dolore:
Nonostante la definizione di eutanasia sia molto semplice ed intuibile anche ad un lettore non esperto, ci sarebbero molte distinzioni da fare sulle varie modalità con cui un paziente giunge alla morte in seguito ad eutanasia.
Per quanto riguarda il nostro Paese, invece, la distinzione fondamentale ormai in voga in medicina è quella con l’espressione Terapia del dolore. A differenza dell’eutanasia, la terapia del dolore non prevede un trattamento che provoca la morte del paziente, ma una serie di cure a base di analgesici che limitano le sofferenze dello stesso ma possono condurlo ad una morte prematura.
Farmaci per alleviare il dolore:
In realtà, nonostante le distinzioni di carattere teorico, nella realtà dei fatti le cose spesso si avvicinano. L’utilizzo di morfina sui pazienti, ad esempio, rientra nella pratica dell’eutanasia attiva indiretta, ma è in molte forme simile alla definizione che ci viene data di terapia del dolore.
In entrambi i casi, infatti, vengono somministrati al paziente dei farmaci che alleviano il dolore, ma che lo avvicinano alla morte prematura. In Italia la questione eutanasia è stata sostanzialmente bloccata per anni più per la superstizione e per l’etica che per altro.
Essendo un paese storicamente cattolico, ovviamente, certi discorsi sono duri ad essere accettati; e il dolore può sempre essere visto, in fondo, come un’espiazione necessaria dell’essere umano. E questo ha limitato per tanti anni l’attuazione delle cure palliative.
La legge sulle cure palliative:
Grazie alla legge numero 38 del marzo 2010, le cose sono cambiate ed il paziente ha diritto a tutti gli effetti di ricevere le cure da una struttura specializzata e nelle modalità migliori per la cartella clinica del malato.
Difatti da qualche anno a questa parte si sono diffuse in Italia a macchia d’olio le strutture specializzate ed autorizzate ai trattamenti, ma gli esperti assicurano che il nostro Paese soffre ancora un gap con la maggior parte dei Paesi sviluppati, un gap più tecnico e conoscitivo che altro.
Le strutture italiane, infatti, non dispongono ancora di un primariato esperto di terapia del dolore, ovvero di un reparto specifico di questa materia che possa evitare al paziente le inutili sofferenze di una qualsiasi malattia.
A tal proposito, infatti, non è mai banale precisare che le terapie del dolore non riguardano solamente paziente terminali o oncologici, ma diversi malati che si sottopongono normalmente alle cure per la loro malattia ma non possono evitare le sofferenze che la accompagnano.
L’Algologo: il medico esperto di trattamento del dolore
Nonostante ciò, è inutile creare inutili allarmismi: la figura dell’algologo, ovvero il medico professionista nella cura del dolore, è in forte crescita anche in Italia e suscita la curiosità dei giovani appassionati alla medicina.
Al sapiente utilizzo della fisioterapia, l’algologo deve abbinare una conoscenza capillare dei farmaci e dei rimedi più efficaci contro il dolore ed il loro funzionamento a livello neurologico.
In conclusione, pur sapendo di essere solo agli inizi degli studi su questa materia, l’Italia deve essere conscia di aver fatto progressi importanti in merito alla terapia del dolore.
Anche la recente discussione sulla legalizzazione della cannabis riguarda in parte questa tematica, in quanto sono ormai noti gli effetti terapeutici degli oppioidi sul dolore.
Non resta, dunque, che attendere sviluppi che sicuramente arriveranno nel giro di pochi mesi.