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La ‘scommessa’ della legalizzazione dei giochi online

Era l’estate del 2011 quando si assistette alla prima grande legalizzazione del gioco online in Italia: il governo era allora presieduto da Silvio Berlusconi e l’esecutivo decise di legalizzare tutti i maggiori giochi da tavolo e le lotterie.
Siti di scommesse sportive e i casinò online divennero quindi assolutamente legali; a distanza di 1 anno e mezzo da qual provvedimento, il governo successivo, quello presieduto da Mario Monti, rese legali anche le slot online (le slot machine nei bar e nei locali lo erano già da tempo).
Negli ultimi anni quindi, il settore ha sperimentato una grande ondata di liberalizzazioni: oggi è legale giocare ai principali giochi da tavolo online, scommettere su eventi sportivi di varia natura e partecipare a lotterie. Sempre tramite internet.
Una rivoluzione accompagnata anche dalla contemporanea proliferazione di strumenti multimediali sempre più venduti; si vedano i vari smartphone, tablet ecc.. validi alleati per giocare online in qualsiasi momento della giornata e ovunque ci si trovi.
Ovviamente la liberalizzazione è stata anche dettata da contingenze materiali, quindi squisitamente economiche. Come sempre, d’altra parte.

Il settore dei giochi online:

Slot e video lottery; è questa la principale fetta di mercato del settore giochi online. Immediatamente dietro si piazzano i casinò online che, partiti in ritardo, stanno comunque guadagnando posizioni in modo costante.
Ciò che è interessante notare è che si sta assistendo ad una sorta di ricambio generazionale dei giocatori; per capire questa tendenze basti pensare a giochi quale ippica, lotto e lotterie varie che stanno man mano scomparendo.
La nuova generazione predilige i giochi online sopra elencati, possibilmente collegandosi con smartphone ed altri supporti recenti. Di pari passo si è sviluppata l’industria di questi giochi; d’altra parte le varie modifiche legislative di cui sopra approvate negli ultimi anni hanno radicalmente mutato il quadro di riferimento provvedendo a far nascere nuove realtà in questo campo.
Siti di casinò, portali di poker online, scommesse, lotterie varie e chi più ne ha più ne metta. Ormai se ne contano a migliaia. E non tutti operano in piena legalità. Perché, come ovvio, l’intero settore segue una sua regolamentazione; e lo Stato italiano ha voluto la propria fetta.

Anche lo Stato italiano entra in ‘gioco’:

Piatto ricco mi ci ficco. È questo un modo di dire che i giocatori di poker, quello tradizionale con le carte in mano, ben conoscono. Ebbene, anche per quanto riguarda il settore dei giochi online l’adagio può essere ripetuto.
La necessità di aumentare le entrate ha reso lo Stato alla stregua di uno scommettitore; un giocatore che resosi conto del grosso incremento del giro d’affari intorno al mondo dei giochi online ha voluto regolamentare la categoria richiedendo la propria parte.
Un po’, si dice spesso, come quanto è stato fatto nel settore dei tabacchi per le sigarette. Lo Stato italiano ha cercato un punto di incontro tra l’incombenza di tutelare l’utente / giocatore; e il garantirsi ulteriori entrate economiche.
Ecco allora che le licenze di giochi online vengono rilasciate direttamente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli; e in rete si è assistito alla nascita di molte realtà, come ad esempio Casino.com Italia, che hanno preso regolare licenza per poter operare nei paletti fissati dalla normativa.
Un passaggio storico, che ha diviso l’opinione pubblica spaccandola tra chi ha visto di buon occhio una regolamentazione a monte del settore; e chi ha trovato poco morale il fatto che lo Stato, anziché tentare di combattere il gioco d’azzardo, preferisca entrare a farne parte dettando le regole.

La questione della Ludopatia:

D’altra parte lo Stato è entrato in campo per tentare di porre rimedio ad un vuoto legislativo piuttosto consistente. Impossibile poi non tenere conto di alcune contingenze specifiche; siamo nell’epoca multimediale, internet la fa da padrone.
Impensabile arrivare a proibire di giocare online su siti italiani quando poi basterebbe, senza difficoltà alcuna, collegarsi a portali stranieri regolamentati nei loro paesi per poter giocare online. E quindi?
La verità probabilmente sta nel mezzo, come spesso accade; se da un lato era impensabile non arrivare ad una regolamentazione, non si può nemmeno nascondere la distonia evidente che porta lo Stato italiano a fare, da una parte, cassa tramite questo settore; per andare poi, dall’altra parte, a spendere una cifra consistente per curare la Ludopatia.
Si parla letteralmente di patologia legata alla dipendenza dal gioco d’azzardo; che lo Stato italiano ha riconosciuto come patologia da inserire nei Lea, livelli essenziali di assistenza, e quindi curabile a spese del Servizio Sanitario Nazionale.
In sostanza lo Stata va a incassare una notevole cifra tramite il monopolio del gioco d’azzardo; per poi spenderne un’altra, ovviamente minore, per curare a sue spese i giocatori che con il gioco d’azzardo si ammalano.

Pubblicato in Focus

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Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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