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Il Roman di Perceforest
La versione più antica in assoluto è considerata il “Roman di Perceforest”, risalente addirittura al 1340 e ambientato nell’epoca di Greci e Troiani. In questo caso la protagonista si chiama Zellandine, una principessa innamorata di Troylus.
Ed è proprio il padre di Zellandine a decidere di mettere alla prova quest’ultimo, facendola cadere in un sonno incantato, durante il quale viene rinchiusa in una torre. Completamente nuda e adagiata su un letto, la principessa viene abusata da Troylus, rimanendo incinta. Proprio nel corso del parto Zellandine si risveglia e la vicenda si conclude con un matrimonio. Il quale assume però l’amaro sapore della riparazione.
Sole Luna e Talia
Ancora meno magica è l’atmosfera che caratterizza la successiva versione della bella addormentata nel bosco. Ovvero “Sole, Luna e Talia”, fiaba che fa parte del Pentamerone di Giambattista Basile, considerato un vero e proprio capolavoro del barocco, risalente al 1634.
In questo caso, infatti, la principessa (Talia, per l’appunto) dopo essere caduta addormentata e lasciata all’interno del bosco dal padre, è esplicito oggetto di violenza carnale da parte di un nobile, a seguito della quale concepirà due figli, Sole e Luna, risvegliandosi anche lei nel corso del parto.
Il lieto fine è severamente bandito in questa versione della fiaba, tanto da trasformare la storia in una saga horror. La moglie del nobile, infatti, venuta a conoscenza dell’accaduto fa rapire i due bambini, facendoli cuocere vivi per servirli come pasto al marito.
Il legame con la vita reale
Nei secoli successivi arriveranno poi altri rifacimenti della storia, sino alla vera e propria fiaba, attribuita a Charles Perrault, contenuta ne “I racconti di Mamma Oca” e depurata dei dettagli più torbidi. I quali, però, costituiscono il vero aggancio con la vita reale e, in particolare con una condizione femminile sempre problematica.
Con la bella addormentata in balia degli eventi e dei capricci di uomini di pochi scrupoli e di potenti donne vendicative pronte a far valere la propria volontà di rivalsa anche sui soggetti più deboli, come i piccoli Sole e Luna. Una vera e propria metafora di una società diseguale e unificata nel corso del tempo soltanto da una violenza più o meno strisciante.