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La bella addormentata nel bosco: oltre la fiaba, la storia vera

La bella addormentata nel bosco è una delle fiabe più conosciute in assoluto, in ogni parte del globo. La sua grande fama è dovuta in particolare all’ormai celebre lungometraggio della Disney, risalente al 1959. Pochi sanno, però, che della storia esistono svariate versioni, unificate da un filo conduttore: il sonno profondo in cui cade la principessa.
Un’interpretazione dietro alla quale in molti vedono significato altri, sostenendo che non si tratti soltanto di una favola, bensì di una storia realmente accaduta e dai contorni molto più forti di quelli poi trasposti nella fiaba.

Il Roman di Perceforest

La versione più antica in assoluto è considerata il “Roman di Perceforest”, risalente addirittura al 1340 e ambientato nell’epoca di Greci e Troiani. In questo caso la protagonista si chiama Zellandine, una principessa innamorata di Troylus.
Ed è proprio il padre di Zellandine a decidere di mettere alla prova quest’ultimo, facendola cadere in un sonno incantato, durante il quale viene rinchiusa in una torre. Completamente nuda e adagiata su un letto, la principessa viene abusata da Troylus, rimanendo incinta. Proprio nel corso del parto Zellandine si risveglia e la vicenda si conclude con un matrimonio. Il quale assume però l’amaro sapore della riparazione.

Sole Luna e Talia

Ancora meno magica è l’atmosfera che caratterizza la successiva versione della bella addormentata nel bosco. Ovvero “Sole, Luna e Talia”, fiaba che fa parte del Pentamerone di Giambattista Basile, considerato un vero e proprio capolavoro del barocco, risalente al 1634.
In questo caso, infatti, la principessa (Talia, per l’appunto) dopo essere caduta addormentata e lasciata all’interno del bosco dal padre, è esplicito oggetto di violenza carnale da parte di un nobile, a seguito della quale concepirà due figli, Sole e Luna, risvegliandosi anche lei nel corso del parto.
Il lieto fine è severamente bandito in questa versione della fiaba, tanto da trasformare la storia in una saga horror. La moglie del nobile, infatti, venuta a conoscenza dell’accaduto fa rapire i due bambini, facendoli cuocere vivi per servirli come pasto al marito.

Il legame con la vita reale

Nei secoli successivi arriveranno poi altri rifacimenti della storia, sino alla vera e propria fiaba, attribuita a Charles Perrault, contenuta ne “I racconti di Mamma Oca” e depurata dei dettagli più torbidi. I quali, però, costituiscono il vero aggancio con la vita reale e, in particolare con una condizione femminile sempre problematica.
Con la bella addormentata in balia degli eventi e dei capricci di uomini di pochi scrupoli e di potenti donne vendicative pronte a far valere la propria volontà di rivalsa anche sui soggetti più deboli, come i piccoli Sole e Luna. Una vera e propria metafora di una società diseguale e unificata nel corso del tempo soltanto da una violenza più o meno strisciante.

Pubblicato in Focus

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Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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