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Alimentare il flusso informativo
Il sostegno e l’assistenza, l’informazione e la cooperazione internazionale, sono fondamentali nella gestione di questo fenomeno, che vede protagoniste persone che hanno a che fare con un impatto territoriale differente da numerosi punti di vista. L’accoglienza e la gestione di queste persone sono legate indissolubilmente all’articolo 18-20 (quinta parte) testo unico sull’immigrazione; Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n.286: disposizioni sull’ingresso, il soggiorno e l’allontanamento dal territorio dello Stato.
Le disposizioni di carattere umanitario prevedono all’Articolo 18 – Soggiorno per motivi di protezione sociale, all’Articolo 19 – Divieti di espulsione e di respingimento e all’Articolo 20 – Misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali. Il criterio legislativo si può ricondurre a questi articoli, parte integrante della Gazzetta ufficiale, ma su un fronte investigativo è necessario ricostruire attraverso testimonianze dirette.
Monitoraggio dei viaggi aerei
Il primo aspetto sul quale si è effettuato un maggiore controllo in termini di sicurezza è stato quello sui viaggi aerei, strutturati e organizzati su rotte diversificate, poco battute e rotte ‘civetta’ che distogliessero l’attenzione dalle rotte principali della tratta.
Si tratta di viaggi spesso lunghi ed estenuanti, fatti anche di lunghi percorsi a piedi o in mare e transiti di mesi interi per poi finire in Italia al servizio dei clan, spesso in condizioni di vita e lavoro non all’altezza delle aspettative e spesso del tutto inconsapevolmente.
Le azioni di ‘disturbo’ al fenomeno devono essere condotte in maniera congiunta nel corso di operazioni di polizia, in sede di procedure penali e nel corso di interventi assistenziali dei servizi sociali. Come accennato ripetutamente, l’esigenza è quella di alimentare costantemente il flusso informativo, come hanno sottolineato giustamente il Prefetto Rodolfo Ronconi (Direttore Centrale Immigrazione e Polizia di Frontiere) e l’Ammiraglio Ispettore Capo Pierluigi Cacioppo, Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.
Contrastare l’immigrazione irregolare
Prosegue, quindi, in piena attività il Centro Nazionale di Coordinamento per l’Immigrazione Roberto Iavarone (agente ausiliario caduto nell’adempimento del dovere il 18 settembre 1984 nel corso di un’operazione di servizio, quando venne accoltellato da un cittadino di origine slava che minacciava i passeggeri in transito all’aeroporto) fortemente voluto dall’Unione Europea proprio perché «Contrastare il fenomeno dell’immigrazione – affermò il Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri – è un dovere di civiltà» che non va assolutamente preso alla leggera.
Una struttura nata a fine 2006 su ‘invito’ del Consiglio europeo e del Consiglio di giustizia e affari interni del 2010 dove si auspicava sorveglianza delle frontiere marittime meridionali.
Integrazione degli immigrati regolari
Contrastare l’immigrazione irregolare, ovviamente, deve andare di pari passo con l’integrazione degli immigrati regolari; diceva il Che: «Non è importante dove si nasce o si muore, ma dove si lotta», specialmente in un concetto di mondo sempre più globalizzato. Al di là dei soliti proclami, quindi, ma cercando di portare avanti un protocollo che vada nella direzione di un impegno concreto e di un cambiamento che non si faccia attendere ulteriormente.
Ormai i confini del mondo sono sempre più relativi ed è per questo motivo che è importante comprendere, interpretare e agire nella giusta direzione. In conclusione, un famoso detto giapponese che recita più o meno così: «Un uomo è colui che è nella stanza in cui si trova».
Questo dovrebbe far riflettere ancora di più: garantire la vita e la speranza alle persone dev’essere il motto e la spinta per un mondo migliore, dove ognuno possa essere se stesso nel luogo in cui si trova.